MGF/Bonino: a Bamako la partecipazione di olte 1.200 donne da tutta la regione va oltre ogni aspettativa

Roma-Bamako, 21 febbraio 2006

Comunicato in francese
 
Emma Bonino, deputata europea della Rosa nel Pugno, ha aperto oggi a Bamako, insieme alla First Lady del Mali, Touré Lobbo Traoré, la conferenza sub-regionale su “Le mutilazioni genitali femminili e l’attuazione del Protocollo di Maputo”, organizzata dal governo del Mali e dall’associazione radicale ‘Non c’è Pace senza Giustizia’, con il sostegno finanziario della Cooperazione italiana e dell’Unicef. Alla conferenza era prevista la partecipazione di circa 200 persone tra rappresentanti governativi, di parlamenti, delle agenzie internazionali e delle associazioni, in particolare femminili, dei paesi dell’area (oltre al Malì, Mauritania, Senegal, Guinea Conakry, Burkina-Faso, Niger, Benin, Togo). All’apertura si sono registrate oltre 1200 presenze, “un segnale fortissimo”, ha detto Emma Bonino, “di una vera alleanza transnazionale che sta prendendo forma sulla base delle migliori strategie da attuare per sconfiggere le mutilazioni genitali femminili.”

Le precedenti conferenze, organizzate nell’ambito della campagna internazionale StopFGM! condotta da ‘Non c’è Pace senza Giustizia’, si sono tenute al Cairo (2003), Nairobi (2004) e Djibouti (2005). La conferenza di Bamako si focalizza, nel corso dei lavori di oggi e domani, sull’attuazione delle disposizione del Protocollo di Maputo, prima vera e propria ‘Carta dei diritti’ delle donne africane. Il Protocollo, adottato da 53 paesi dell’Unione Africana, è entrato in vigore nel novembre 2005 grazie al raggiungimento delle 15 ratifiche necessarie. All’articolo 5 proibisce esplicitamente, sia civilmente che penalmente, la pratica delle MGF in quanto violazione dei diritti fondamentali della persona umana.

“Oggi possiamo affermare”, ha proseguito Emma Bonino, ”che le cose stanno evolvendo rapidamente. Ma il fatto di aver percorso tanta strada, in così poco tempo, non deve farci smarrire la destinazione finale. Sarebbe un errore pensare che la partita sia vinta. Gli studi più recenti sono sufficienti per misurare l’immensa distanza ancora da percorrere”. Solo nel Mali, e nonostante una lotta avviata da molto tempo, le mutilazioni riguardano ancora più di 90% delle donne.

Per Emma Bonino “a quelli che vogliono ancora attribuire le MGF ad un fattore religioso, rispondiamo che c’è un consenso negli ambienti religiosi che respinge queste pratiche che rimontano alla notte dei tempi, precedendo il Cristianesimo e l’Islam; a quelli che ci parlano di tradizioni, rispondiamo che, grazie al Protocollo di Maputo, le MGF sono oramai considerate una violazione dei più elementari diritti della persona, come quella dell’integrità fisica”.

“Mi auguro”, ha concluso Emma Bonino, “che, in futuro, le mutilazioni genitali si coniugheranno esclusivamente al passato”.