La giornata di riflessione per dire stop alla tortura delle MGF

La giornata di riflessione per dire stop alla tortura delle MGF
di Giada Gramanzini, La Voce di New York, 07 Feb 2017


Il 6 febbraio ė la Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), istituita dalle Nazioni Unite nel 2003, in seguito al discorso tenuto dalla First Lady della Repubblica Federale di Nigeria Stella Obasanjo, durante la conferenza del Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali che inficiano la salute di donne e bambine.
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A livello globale, almeno 200 milioni di donne e bambine hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale in 30 paesi, con una particolare concentrazione in Africa e in alcune comunità di Asia, America Latina ed Emirati Arabi. Nella maggior parte di questi territori, le ragazze vengono mutilate prima del loro quinto compleanno.
L’abolizione delle mutilazioni genitali femminili è stata richiesta da numerose organizzazioni intergovernative, tra cui l’Unione Africana, l’Unione Europea e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, così come in tre risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il programma congiunto UNFPA-UNICEF sulle mutilazioni genitali femminili si concentra sulla tutela di donne e bambine da pratiche di questo tipo e sulle cure di quelle sopravvissute, utilizzando un approccio partecipativo e culturalmente sensibile, fondato sui diritti umani. Fin dalla sua istituzione nel 2008, tale programma ha sostenuto nella lotta contro tali pratiche ben 17 paesi, 13 dei quali sono riusciti a creare politiche, disposizioni di legge e dotazioni di bilancio necessarie ad annientare questo male. Nel 2016, inoltre, grazie alla collaborazione con i governi, la società civile e le comunità, il programma congiunto UNFPA-UNICEF ha raggiunto importanti traguardi: le dichiarazioni pubbliche di abbandono delle MGF sono state effettuate all’interno di 2.906 comunità in ben 15 paesi e 10.080 famiglie in Egitto, per un totale di circa 8,5 milioni di persone; più di 730.000 donne hanno ricevuto protezione e servizi di assistenza tramite diversi interventi multisettoriali; i responsabili sono stati assicurati alla giustizia, vedendo l’esecuzione di 71 arresti, con 252 casi di MGF provati in tribunale e 72 condanne.
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Sia sul piano politico che su quello della cooperazione allo sviluppo, il governo italiano è sempre stato attivamente impegnato su questo fronte, distinguendosi nella campagna internazionale e conquistando il ruolo di interlocutore privilegiato con i Paesi africani. L’Italia ha sostenuto, infatti, diverse azioni di contrasto al fenomeno: prima fra tutte, la campagna lanciata negli anni novanta dall’allora Commissario europeo Emma Bonino al fianco dell’organizzazione Non C’è Pace Senza Giustizia, (rilanciata nel 2010 insieme ai Radicali Italiani). Grazie a Mara Carfagna, tramite il Dipartimento per le pari opportunità, un’altra campagna per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle mutilazioni genitali femminili è stata realizzata nel 2008. Il nostro paese ha inoltre supportato la campagna europea END FGM, lanciata da Amnesty International nel settembre 2009, che appoggiava a sua volta la forte richiesta fatta dal Parlamento europeo per porre fine a questo terribile fenomeno, attraverso una risoluzione congiunta adottata il 14 giugno 2012.

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