Se in Siria non si persegue la via della giustizia non ci sarà più pace né ricostruzione

Se in Siria non si persegue la via della giustizia non ci sarà più pace né ricostruzione
Marco Perduca e Gianluca Eramo, Huffington Post, 06 Apr 2017


 
 
L'attacco chimico che il 4 aprile ha colpito la cittadina siriana di Khan Sheikun, provocando la morte di decine di siriani tra cui 20 bambini, è solo l'ultimo episodio di un conflitto crudele che negli ultimi sei anni ha prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di rifugiati. In vista di importanti decisioni della Comunità Internazionale con Gianluca Eramo, direttore del Progamma Democrazia nella regione MENA di "Non c'è Pace Senza Giustizia", riteniamo che occorra porre con forza l'attenzione delle istituzioni su alcuni elementi imprescindibili per una soluzione del conflitto.
Mentre il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si riunisce d'urgenza per deliberare su una proposta di risoluzione presentata da Francia, Stati Uniti e Regno Unito - che condanna l'uso di armi chimiche in Siria e richiede una chiara individuazione delle responsabilità per questa ennesima violazione del diritto internazionale - i leader mondiali si riuniscono a Bruxelles per discutere possibili strategie per il futuro della Siria e della regione lungo tre linee guida generali: valutare il mantenimento degli impegni presi alla conferenza di Londra del febbraio 2016; ribadire gli impegni presi e incoraggiare un sostegno aggiuntivo per le persone in situazione di bisogno in Siria e nei paesi limitrofi insieme alle rispettive comunità ospitanti; evidenziare gli sforzi da parte della comunità internazionale per favorire un buon esito dei colloqui che coinvolgono membri di fazioni siriane sotto l'egida delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo è previsto che la conferenza di Bruxelles cominci a considerare eventuali forme di "assistenza post-accordo", cioè investimenti necessari per la ricostruzione di un paese devastato da anni di violento e prolungato conflitto, che dovrebbero seguire il raggiungimento di un documento finale.
La ricostruzione sarà chiaramente necessaria: la popolazione siriana è stata decimata e le sue infrastrutture devastate. Città intere sono in rovina, scuole distrutte, ospedali incapaci di funzionare, e tutti i servizi pubblici necessari a sostenere la vita quotidiana danneggiati in maniera gravissima. Questa distruzione rappresenta, naturalmente, anche una grave violazione delle leggi internazionali per la protezione dei diritti umani. Includere quanto sopra nell'agenda dei colloqui finalizzati a ottenere sostegno per le necessità di tipo umanitario e il negoziato tra siriani potrebbe equivalere a porre il carro di fronte ai buoi. Prima di tutto si anteporrebbe la ricostruzione al recupero, quasi a pensare prima ai mattoni che agli esseri umani - il popolo siriano non può più permettersi di accontentarsi di un posto in seconda fila mentre i suoi diritti e i suoi bisogni vengono discussi, sia ciò a causa degli interessi geopolitici o per la ricostruzione. Seconda di poi, si rischia che gli sforzi per la ricostruzione subiscano la stessa sorte dell'aiuto umanitario – al momento sotto attacco e negato in quanto mezzo per controllare la popolazione e costringere la gente a spostarsi e alimentare la guerra.

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