Il bando universale delle mutilazioni genitali femminili è un obiettivo a portata di mano

di Niccolo’ Figa-Talamanca, Khady Koïta, Demba Traoré*, 8 marzo 2012


 
 

 
Oggi il mondo celebra la Giornata Internazionale della Donna, ricordando le conquiste che le donne hanno raggiunto nel corso della storia ed in tutto il mondo. Questo giorno è anche una buona occasione per ricordare le troppe differenze che, a volte in maniera crudele e violenta, ostacolano il processo verso il pieno riconoscimento e protezione dei diritti della donna in quanto diritti umani universali.
 
In tutto il mondo, milioni di donne e ragazze convivono ancora con la minaccia o le conseguenze di dannose pratiche tradizionali che violano il loro fondamentale diritto all'integrità psicofisica. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono tra le più diffuse e sistematiche di queste violazioni, e troppo spesso restano impunite sulla base del presunto rispetto di norme culturali. Si stima che ogni anno oltre 3 milioni di donne e ragazze siano sottoposte a questa pratica, mentre altre 92 milioni sono già state presumibilmente vittime.
 
Nel corso dell'ultimo decennio sono stati fatti significativi ed incoraggianti progressi, grazie al continuo sforzo dei sostenitori dei diritti delle donne e all'accresciuto impegno politico dimostrato dagli Stati interessati da tale pratica. Ad oggi, venti Paesi africani hanno adottato leggi nazionali che vietano e penalizzano le MGF; l'Unione Africana stessa ha preso chiara posizione condannando apertamente tale pratica nel suo Protocollo sui Diritti delle Donne in Africa, che vieta le MGF in quanto violazione dei diritti umani; diversi governi stanno altresì attuando piani nazionali di azione che, congiuntamente a leggi specifiche, forniscono informazioni e promuovono campagne di sensibilizzazione, specialmente in aree rurali e remote dove la prassi è maggiormente diffusa.
 
Tuttavia, diverse sfide concorrono ad ostacolare uno sforzo coordinato in grado di liberare il mondo da questa diffusa ed evidente violazione dei diritti umani, che richiede di essere affrontata da parte di una forte leadership globale se davvero vogliamo relegarla, una volta per tutte, ai meri libri di storia, ai quali solo appartiene. Per rispondere a questa sfida, una coalizione in constante espansione composta da Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), il Comitato Interafricano contro le Pratiche Tradizionali nefaste per la salute di donne e bambini (CIAF), la rete Euronet-FGM, nonché le ONG La Palabre e Manifesto99, hanno fatto convergere i loro sforzi in una campagna internazionale volta a promuovere l'adozione, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), di una Risoluzione che vieti le MGF a livello universale ed in maniera esplicita.
 
Una risoluzione dell’UNGA potrebbe essere uno strumento cruciale per stimolare una più intensa e coesa mobilitazione politica tra attivisti, parlamentari e governi in tutto il mondo. Un divieto posto dall'Assemblea Generale sarebbe in grado di esprimere seriamente una volontà politica di altissimo livello per il riconoscimento delle MGF quale violazione dei diritti umani a danno di milioni di donne e ragazze in tutto il mondo, ed altresì per assicurare l'adozione di tutte le misure necessarie a porvi fine. Si tratta di un cambiamento a cui i sostenitori dei diritti delle donne hanno lavorato con tenacia nel corso degli ultimi vent'anni. Oltre a riaffermare l'importanza di precedenti documenti ONU rivolti alla protezione dei diritti della donna, comprese le più significative Risoluzioni sul tema emanate dalla Conferenza sulla Condizione delle Donne (CSW), la condanna di questa dannosa pratica da parte della comunità internazionale nel suo insieme servirebbe anche a potenziare le leggi già in vigore che vietano le MGF e a dare nuovo slancio a quegli Stati che ancora non contengono leggi di questo genere nei loro codici.
 
Nel luglio 2011, alla conferenza dell'Unione Africana a Malabo, in Guinea Equatoriale, i Capi di Stato africani hanno adottato una Decisione ufficiale di supporto ad una Risoluzione della 66ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questo momento storico ha dato concreto e significativo impeto alla campagna internazionale, che sta continuando ad espandersi dalla prima Conferenza di Alto Livello tenutasi a Ouagadougou nel dicembre 2009 con il patrocinio di Chantal Compaoré, moglie del presidente del Burkina Faso e Coordinatrice della Campagna Internazionale per la Messa al Bando delle MGF in tutto il mondo.
 
Sin dalla storica Decisione dei Capi di Stato, le discussioni in seno all'Unione Africana si sono intensificate, stimolando altrettanti dibattiti in seno alle Nazioni Unite, dove il Gruppo Africano ha acquisito un ruolo sempre più significativo nel fornire sostegno alla Risoluzione. Il Burkina Faso, uno dei paesi leader nel sostenere gli sforzi per porre fine alle MGF, e che ha guidato il processo che ha condotto alla Decisione dell'Unione Africana, ha raddoppiato il suo impegno. Il 27 febbraio, alla 56esima sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne dell’ONU (CSW), un Evento Parallelo di Alto Livello, organizzato dalla Coalizione per la Messa al Bando delle MGF, ha fornito ulteriore conferma del già elevato impegno mostrato dagli Stati africani nel supportare il processo tuttora in corso. L'evento, apertosi col discorso del Direttore Esecutivo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i diritti delle donne (UN Women), Michelle Bachelet, ha visto tra i suoi principali oratori Chantal Compaoré, ed interventi da parte di sette diversi Ministri (Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Italia, Niger, Togo, Tunisia). È stato inviato un messaggio molto chiaro: le Nazioni Unite ed i suoi membri devo finalmente assumersi la responsabilità e dare ascolto alle richieste degli innumerevoli gruppi in difesa dei diritti umani, associazioni femminili e sostenitori della causa che combattono una battaglia giornaliera contro questa dannosa pratica e lavorano per la sua eliminazione. La cantante e vincitrice di un Grammy award, Angelique Kidjo, Ambasciatrice di buona volontà dell'Unicef, ha colto il messaggio. Durante il suo concerto in supporto alla battaglia per porre fine alle MGF, che si è tenuto il 28 febbraio in una Sala per le riunioni in plenaria dell'Assemblea Generale piena all'inverosimile, la cantante ha sottolineato l'urgenza che l'Assemblea Generale adotti al più presto una Risoluzione. È giunto il momento per tutti gli Stati di dimostrare il loro serio impegno per promuovere i diritti umani, ed in particolare quelli delle donne, prendendo finalmente una posizione condivisa ed inequivocabile in favore dell'adozione entro quest'anno, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di una risoluzione che metta al bando le MGF in tutto il mondo.
 
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Niccolo’ Figa-Talamanca è Segretario Generale di Non c'è Pace Senza Giustizia (www.npwj.org/it)
 

Khady Koïta è Presidente della ONG senegalese “La Palabre” (www.la-palabre.org)
 

Demba Traoré è Avvocato ed ex-Parlamentare del Mali, nonché neo-eletto Segretario Generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (www.radicalparty.org)