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Workshop sulla legislazione delle MGF e il Protocollo dell’Unione Africana sui diritti delle donne in Africa
Non c'è Pace Senza Giustizia, in collaborazione con l’ Entishar Charity Society, ha organizzato un Workshop sulle MGF dal nome “ Legislazione e il Protocollo sui diritti delle donne in Africa”, tenutosi a Kahrtoum, il 15-17 dicembre 2007. Il workshop è stato organizzato con il sostegno del governo italiano, dell’International IDEA, e con la collaborazione dell’ l'UNICEF, che lavorano sotto l'egida del National Center for Child Welfare e il Ministero della salute sociale, della donna e degli affari del Bambino.
Il seminario ha costituito parte integrante di un progetto dell'UNICEF destinato a sviluppare un contesto giuridico, politico e sociale per promuovere e proteggere i diritti umani di donne e bambine nell’eliminazione delle MGF.
L'obiettivo generale del laboratorio è stato quello di contribuire a tale processo e di fare in modo che le iniziative proposte dalle istituzioni possano diventare sempre più sostanziali e inclusive. Sostenere gli sforzi della società civile, nell’ avere una voce all’interno dello sviluppo legislativo in materia di MGF, rafforza la sua capacità di influenzare la politica in materia di diritti umani, di democrazia e dello Stato del diritto. Ciò porterà ad un miglioramento della legislazione sulle mutilazioni genitali femminili e sui diritti umani della donna, in generale.
Il workshop si è svolto in cinque sessioni, si è concentrata sulla legislazione delle MGF in Sudan creando un ambiente politico positivo per l'adozione di leggi efficaci e per la ratifica del protocollo dell’Unione Africana sui diritti delle donne in Africa.
MGF in Sudan
In Sudan la pratica delle MGF è stata istituzionalizzata come un’abitudine e consuetudine diventando parte integrante del sistema sociale. E’ quindi, ancora oggi, profondamente radicata all’interno della cultura.
La prevalenza delle MGF, in Sudan, ha una stima di circa il 90% e vengono, in genere, effettuate su bambine in età compresa tra 5 e 9 anni.
Il Sudan ha ratificato vari strumenti internazionali sui diritti umani che considerano le mutilazioni genitali femminili una violazione, tra questi abbiamo: la Convenzione del diritto Civile, Politico, la Convenzione del diritto economico, sociale e culturale, la Convenzione del diritto del bambino; non ha ratificato la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di Discriminazione contro le Donne (CEDAW).
Per quanto riguarda gli strumenti regionali, il Sudan ha ratificato la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (Banjul Carta); non ha ratificato “la Carta africana sui diritti e il benessere del bambino”, il “Protocollo della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei diritti del Popolo delle donne in Africa”. Il presente protocollo è uno strumento fondamentale, in quanto rappresenta l'unico documento internazionale in cui si fa riferimento alle Mutilazioni Genitali Femminili. L'articolo 5, riferendosi all'eliminazione delle pratiche tradizionali danno ed è stato ratificato da 15 Stati. Da ottobre 2007, 21 Stati hanno ratificato il protocollo, 22 hanno firmato ma non ancora ratificato.
Per quanto riguarda la legislazione nazionale, ci sono diversi elementi di diritto interno che possono essere utilizzate per perseguire coloro che praticano le MGF. Inoltre, la costituzione sudanese garantisce la parità tra uomini e donne di fronte alla legge, così come il diritto alla vita e all'integrità fisica.
Il Ministero della salute ha un programma per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili e il Ministero del Welfare si è dichiarato contro tale pratica. Il Consiglio medico sudanese, che supervisiona il codice etico di tutti i medici, ha specificato che le MGF sono proibite.
Un progetto di legge che vieta espressamente le MGF è attualmente sotto esame dal Parlamento sudanese. Con la nuova legge, chi esegue le MGF sarebbe soggetto a pena detentiva, anche fino a 10 anni se la vittima muore; i recidivi potrebbero essere soggetti al carcere, a vita.