Storia del Programma

Storia del Programma Mutilazioni Genitali Femminili di NPSG

 
L'impegno di NPSG contro la pratica delle MGF risale al 2000, quando su iniziativa di Emma Bonino, allora Eurodeputata, é stata adottata una risoluzione contro le MGF, portando poi all'organizzazione della Conferenza della “Giornata Internazionale contro le MGF” al Parlamento Europeo nel Novembre dello stesso anno.
 
Iniziative 2002-2004
 
Il primo incontro gestito da NPSG per il lancio di uno specifico progetto incentrato sulle MGF, é avvenuto in collaborazione con AIDOS (Italian Association for Women in Development) e altre sette ONG dall'Africa e dal Medio Oriente. Il progetto “Stop FGM: an International Campaign to Eradicate Female Genital Mutilation”, é stato realizzato per sensibilizzare l'opinione pubblica, formare gli esperti per l'abbandono della pratica e rafforzare le legislazioni anti-FGM già esistenti in Africa. Nell'ambito di questa campagna, il 10 Dicembre 2002, in occasione dell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, NPSG ha organizzato una conferenza internazionale presso il Parlamento Europeo di Bruxelles, per chiedere ai leader mondiali e a diversi premi Nobel, di impegnarsi in prima persona nella campagna contro le MGF.
Tale evento ha lanciato lo “StopFGM Appeal to the International Community for the elimination of FGM”, che in seguito é stato pubblicato in diversi giornali nazionali e internazionali, ottenendo le firme di oltre 20.000 persone da tutto il mondo.
Dal 21 al 23 Giugno, NPSG ha organizzato, insieme con AIDOS e il Consiglio Nazionale per l'Infanzia e la Maternità egiziano, la Conferenza internazionale sugli “Strumenti legislativi per la prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili”, patrocinata dalla First Lady Suzanne Mubarak, adottando la Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle MGF. Alla conferenza hanno partecipato parlamentari, rappresentanti ed esperti MGF dei governi e della società civile di 27 paesi. La dichiarazione finale, adottata da tutti i partecipanti, condannava all'unanimità tale pratica nefasta, chiedendo ai governi, alle organizzazioni nazionali e internazionali, agli attori della società civile e ai leader religiosi di reiterare il loro impegno nella promozione di strumenti legali come strumento chiave nella lotta e nella prevenzione a tale pratica. In essa si enfatizzava l'importanza strategica della comunicazione, dell'educazione e dell'impegno politico nell'accrescere la consapevolezza e sensibilità sulle gravi conseguenze che le MGF hanno sulla salute delle donne, insistendo sul fatto che esse rappresentano una violazione della dignità della donna e una negazione dei suoi diritti umani fondamentali, tutelati dai trattati internazionali.
Durante questa prima fase, la campagna é stata co-finanziata dall'Unione Europea, da Open Society Institute, UNIFEM, UNFPA, dal contributo personale della sig.ra Elsa Peretti e altri donatori.
 
Iniziative 2004-2006
 
Tre settimene dopo l'adozione della “Dichiarazione del Cairo sull'eliminazione delle MGF”, il secondo summit dell'Unione Africana in Mozambico, ha adottato un protocollo aggiuntivo alla Carta Africana sui Diritti umani e dei Popoli: il Protocollo sui diritti delle Donne in Africa.
Il Protocollo é uno strumento regionale di tutela dei diritti umani, che sottolinea le specifiche misure da adottare per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, tutelando un ampio ventaglio di diritti delle donne, tra cui il diritto alla dignità, alla vita, all'integrità e alla sicurezza della persona, all'eliminazione delle pratiche tradizionali, alla protezione delle donne durante i conflitti armati, l'educazione e la formazione, il benessere ecnomico e sociale, la salute e i diritti riproduttivi.
Grazie al lavoro di advocacy svolto dagli attivisti sulle MGF, il Protocollo include, all'Articolo 5, che condanna esplicitamente le MGF come una violazione dei diritti umani per la quale occorrono specifici strumenti legislativi, che tutti gli stati sono invitati a produrre.
Nel 2004, NPSG ha lanciato un nuovo programma all'interno della Campagna “Stop FGM” in supporto all'entrata in vigore del Protogollo sui Diritti delle Donne in Africa, come parte dello sviluppo di un clima politico, legale e sociale favorevole all'abbandono delle MGF. La campagna é stata condotta in collaborazione sia con i Governi, i Parlamentari e la società civile in Africa, in particolare l' Association of Media Women In Kenya (AMWIK), il Djibouti National Women’s Union, the Association Malienne pour le Suivi et l’Orientation des Pratiques Traditionnelles (AMSOPT), theEuropean Network against Harmful Traditional Practices, e in collaborazione con RAINBO, AIDOS, TOSTAN and UNICEF.
Dal 16 al 18 Settembre 2004, NPSG e AMWIK hanno organizzato, in partnership con il Governo del Kenya una conferenza internazionale a Nairobi, intitolata “Female Genital Mutilation: Developing a Political, Legal and Social Environment to Implement the Maputo Protocol”.
La conferenza conclusasi con la firma che ufficializzava l'impegno del Governo del Kenya (ai più alti livelli) nella ratifica e implementazione del Protocollo sui diritti delle Donne in Africa.
La partecipazione delle delegazioni di governi e della società civile aventi adottato la Dichiarazione di Nairobi, la quale affermava la loro determinazione nel prendere tutte le misure necessarie per l'adozione di una legislazione nazionale che implementasse le raccomandazioni del Protocollo.
Il 2-3 febbraio 2005, NPSG e il Gibuti National Women's Union hanno organizzato, in collaborazione con il governo di Gibuti di una conferenza sub-regionale dal titolo "Verso un consenso politico e religioso contro le MGF". La Conferenza, cui hanno partecipato rappresentanti governativi, parlamentari, esponenti della società civile nonché dalle massime autorità religiose islamiche da Gibuti e paesi della subregione, concluso con l'adozione unanime della Dichiarazione di Gibuti, la quale videnziava come, dopo un ampio scambio di vedute tra i dignitari religiosi presenti, sia da ritenere indubbia l'inesistenza di basi religiose nel Corano come nei testi di riferimento delle altre religioni rivelate, a giustificazione della pratica.
Alla conclusione della conferenza, il Primo Ministro di Gibuti anche consegnato lo strumento di ratifica del Protocollo al rappresentante dell'Unione Africana.
Il 29 novembre 2005, in seguito al deposito della quindicesima ratifica, il Protocollo è finalmente entrato in vigore. Da allora NPSG ha incentrato la sua campagna per ampliare il numero di paesi firmatari, sempre lavorando verso l'adozione di legislazioni nazionali contro le MGF.
Il 21 e 22 febbraio 2006, NPSG e AMSOPT hanno organizzato, in collaborazione con il governo del Mali, attraverso il Ministero per la Promozione della Donna, dell'Infanzia e della Famiglia, a Bamako, la "Conferenza Sub-Regionale sulle Mutilazioni Genitali Femminili e l'attuazione del Protocollo di Maputo". La Conferenza, cui hanno partecipato rappresentanti di governi, parlamentari ed esponenti società civile del Mali, nonché i paesi del Regione (tra cui Benin, Burkina-Faso, Guinea, Mauritania, Niger, Senegal e Togo), ha fornito l'occasione per evidenziare l'esistenza di un ampio consenso all'interno della Sub-Regione, per la ratifica del Protocollo e circa la discussione della sua effettiva applicazione, con l'adozione a livello nazionale delle misure legislative volte a porre fine alla MGF. Questa fase della campagna è stata co-finanziata dal governo italiano, attraverso l'UNICEF, così come dai governi di Austria, Canada, Francia, Germania (GTZ), Norvegia, Paesi Bassi e la Svezia, così come CARE, PIANO, UNDP, UNFPA, UNICEF, UNIFEM, l'USAID, l'OMS, il Banca Mondiale, la Commissione europea e il Sigrid Rausing Trust.
 
Iniziative 2006-2008
 
Vista l'entrata in vigore il Protocollo di Maputo, NPSG ha concentrato i propri sforzi nel garantire che nei paesi africani colpiti dalla pratica adeguassero le loro leggi a questo trattato internazionale. Ci si é concetrati sull'informazione dell'opinione pubblica e sulle campagne di sensibilizzazione mirate a rafforzare la capacità di pianificazione strategica dei sostenitori anti-MGF, soprattutto nei confronti dei loro governi. A tal fine sono state condotte diverse discussioni ed un Workshop sulle Legislazioni FGM e sull' African Union Protocol on Women's Rights in Africa, tenutosi a Khartoum, in Sudan, nel dicembre 2007. Oltre a questo, é stata realizzata una Conferenza regionale per l'eliminazione delle MGF ad Asmara, nel marzo 2008 e il Workshop parlamentare sulle legislazioni MGF tenutosi a Gibuti, nel mese di ottobre 2008.
Inoltre il 14 e 15 dicembre 2008 é stato realizzato un incontro di alto livello al Cairo, su iniziativa della First Lady dell'Egitto e di Emma Bonino. La conferenza è stata l'occasione per fare il punto, tra rappresentanti del governo e attivisti della società civile sui risultati ottenuti gli anni precedenti e sull'andamento delle campagne nazionali contro le mutilazioni genitali femminili. Per mantenere lo slancio positivo, i partecipanti hanno auspicato la realizzazione di una conferenza di follow-up, da organizzarsi entro un anno, in modo da continuare a favorire un clima politico più attento alle MGF, nonché come occasione di valutazione rispetto all'attuazione delle raccomandazioni formulate al Cairo con la Dichiarazione del Cairo + 5 . La First Lady del Burkina Faso, Chantal Compaoré, che aveva partecipato alla riunione ad alto livello, si é dunque offerta di ospitare la conferenza di follow-up a Ouagadougou.
 
Verso una Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite 2009-2010
 
Nel corso del 2009, le attività hanno continuato a concentrarsi sullo sviluppo di un contesto giuridico, politico e sociale favorevole alla eliminazione delle MGF, come forma di violenza e come violazione dei diritti delle donne. L'attenzione è stata incentrata principalmente sui paesi africani dove la pratica è più diffusa e dove giò esiste la volontà politica di affrontare la questione, facendo dialogare i Membri del Parlamento con i rappresentanti della magistratura, società civile e ministeri competenti per mobilitare la volontà politica e parlamentare verso la creazione di una normativa nazionale che broibisca le MGF. NPSG in collaborazione con il Gambia Committee on Traditional Practices Affecting the Health of Women and Children (GAMCOTRAP), ha organizzato un Workshop parlamentare "Coinvolgere il Parlamento verso la messa a bando delle MGF”, a Banjul, Gambia, su 29 settembre 2009.
 
La riunione ad alto livello "Dal Cairo a Ouagadougou: verso una messa a bando globale delle Mutilazioni genitali Femminili", si è svolta a Ouagadougou il 9 e 10 novembre 2009. La riunione è stata organizzata insieme al governo del Burkina Faso, attraverso il Ministero dell'Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale, con il sostegno della Cooperazione Italiana e in collaborazione con l'UNOPS. Essa si è svolta con il patrocinio della First Lady del Burkina Faso, Chantal Compaoré, con la partecipazione di ministri, parlamentari e rappresentanti della società civile provenienti da 13 paesi dell'Africa occidentale interessati dalla pratica. L'incontro ha rappresentato una nuova opportunità per valutare i progressi compiuti e confrontarsi sulle sfide riscontrati durante le campagne anti-MGF. Esso ha anche permesso di rafforzare e accelerare il movimento verso una messa a bando globale delle MGF in quanto violazione dei diritti umani.
Insieme con il Comitato della Mauritania sulle pratiche tradizionali che colpiscono la salute di donne e bambini (AMPSFE - IAC Mauritania) e i parlamentari mauritani della rete Popolazione e Sviluppo, é stato organizzato un Workshop parlamentare intitolato "Le mutilazioni genitali femminili e la legge". Esso si è tenuto il 3 e 4 febbraio 2010 presso l'Assemblea nazionale della Repubblica islamica di Mauritania.
 
La Conferenza interparlamentare "Armonizzare gli strumenti legali contro le Mutilazioni Genitali Femminili: Consolidarne i risultati – Condividerne i successi – Perseguirne i progressi! Per il divieto della pratica alle Nazione Unite ", tenutasi il 3 e 4 maggio 2010 presso la sede del Conseil Economique et Social, a Dakar, è stata organizzata da NPSG in collaborazione con il Ministero per la Famiglia, Sicurezza Alimentare, imprenditoria femminile , micro-finanza e per l'infanzia del Senegal e l'organizzazione senegalese La palabre, e con il sostegno finanziario di: Cooperazione italiana, UNOPS, UNFPA, UNICEF, e Comune di Roma. La Conferenza Interparlamentare di Dakar si é conclusa con l'adozione di una Dichiarazione finale nella quale si é sottolineata la necessità di lavorare per una messa a bando universale delle MGF, le quali, in quanto violazione palese e su larga scala dei diritti umani delle donne e delle bambine, rappresenta una sfida per la comunità internazionale. Tra le principali raccomandazioni, la Dichiarazione finale richiedeva l'adozione di una risoluzione nel corso della 65a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che vieti esplicitamente le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo come una violazione dei diritti umani di donne e ragazze.
La Conferenza interparlamentare ha permesso di consolidare la volontà di parlamentari, governi e rappresentanti della società civile, dando più forza alla mobilitazione pubblica e contribuendo all'adozione di misure concrete da parte dei governi e dei parlamenti africani, in via del sostegno politico all'adozione di una risoluzione delle Nazioni Unite che bandisca le MGF.
In questo senso, l'8 Giugno 2010, il Parlamento ugandese ha approvato all'unanimità una mozione nella quale si richiedeva formalmente al Capo dello Stato, alla Comunità dell'Africa orientale e all'Unione africana, di appoggiare una risoluzione per la messa a bando delle mutilazioni genitali femminili, nel corso della 65a generale delle Nazioni Unite, nel Settembre 2010. Ricordando la Dichiarazione finale della Conferenza Inter-parlamentare di Dakar, la mozione parlamentare ugandese affermava che le mutilazioni genitali femminili, rappresentano una violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze, nonché l'obbligo per la comunità internazionale nel suo insieme, di affrontare la questione presso le Nazioni Unite. Questo anche al fine di consolidare le leggi e i piani di azione già adottati dai singoli paesi e di stimolare quegli Stati che ancora non posseggono una legislazione in merito.