Gli alleati del Bahrein devono agire per liberare i difensori dei diritti umani

28 Ottobre 2014

 
Bahrein. In una dichiarazione congiunta della società civile pubblicata oggi, 40 organizzazioni (incluse Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito) fanno appello alla comunità internazionale affinché condanni publicamente la costante repressione nei confronti dei difensori dei diritti umani, vittime di molestie, detenzioni ed esilio forzato per il solo fatto di esprimere in maniera pacifica il loro diritto, riconosciuto a livello internazionale, di libera espressione e assemblea. Con l’avvicinarsi delle elezioni parlamentari, fissate per il 22 novembre, la comunità internazionale deve ribadire al governo del Bahrein l’importanza di rilasciare i difensori dei diritti umani, che prepari la strada a elezioni libere e trasparenti.
 
Ultimamente, gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e della libera espressione da parte del governo bahreinita non solo sono aumentati in frequenza e intensità, ma hanno anche incontrato l’approvazione dell’elite al potere. Il 3 settembre 2014 il re Hamad bin Isa Al-Khalifa aveva dichiarato di avere l’intenzione di combattere l’ “uso erroneo” dei social media, attraverso mezzi legali. Aveva affermato che “ci sono quelli che tentano di sfruttare le reti dei social media per pubblicare pensieri negativi e provocare disordini nella società, sotto il pretesto della libertà di espressione o dei diritti umani”. In precedenza, il Primo Ministro aveva anche dichiarato che gli utenti dei social media sarebbero stati presi di mira.

 

 
Nel 2014, il Centro per i Diritti Umani del Bahrein (BCHR) ha documentato 16 casi di carcerazione per dichiarazioni postate sui social media, in particolare su Twitter e Instagram. Soltanto a ottobre alcuni dei più importanti difensori dei diritti umani del Bahrein, come Nabeel Rajab, Zainab Al-Khawaja e Ghada Jamsheer, sono stati vittime di condanne relative alla libertà di espressione.

 
Nabeel Rajab, Presidente del BCHR, Direttore del Centro per i Diritti Umani del Golfo (GCHR) e Segretario Generale della Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), è stato accusato di aver insultato il Ministro dell’Interno e le forze di difesa bahreinite su Twitter e per questo arrestato il primo ottobre 2014. Rajab è stato arrestato il giorno dopo essere tornato da un viaggio in Europa dedicato ad attività di advocacy, nel corso delle quali aveva parlato degli abusi dei diritti umani in Bahrein anche al Consiglio ONU dei Diritti Umani di Ginevra, partecipato a una seduta del Parlamento Europeo a Bruxelles e fatto visita a ministri degli esteri di vari paesi europei.

 
Il 19 ottobre un Tribunale di primo grado ha rinviato la decisione sul caso di Rajab al 29 ottobre, rifiutando di rilasciarlo dietro pagamento di cauzione; alla famiglia di Rajab è stato impedito di assistere al procedimento. Rajab rischia fino a tre anni di prigione, secondo l’articolo 216 del codice penale del Bahrein. Siamo convinti che le accuse e la detenzione di cui è vittima Rajab siano conseguenze dirette della sua attività di advocacy internazionale e che le autorità del Bahrein stiano abusando del loro potere. Più di cento organizzazioni della società civile hanno lanciato un appello per la scarcerazione immediata e senza condizioni di Rajab, mentre le Nazioni Unite hanno definito la sua detenzione “agghiacciante”, dichiarando che trasmette un “messaggio allarmante”. Gli Stati Uniti e la Norvegia hanno chiesto al Governo di ritirare le accuse contro Rajab e la Francia ha esortato il Bahrein affinché rispetti la libertà di espressione e faciliti il confronto pubblico.

 
Zainab Al-Khawaja, incinta di più di otto mesi, è in carcere dal 14 ottobre con l’accusa di aver insultato il Re. Quest’accusa si riferisce a due avvenimenti, uno accaduto nel 2012 e uno nel corso di una sua apparizione in tribunale all’inizio di questo mese, durante la quale aveva strappato una foto del Sovrano. Il 21 ottobre il tribunale aveva aggiornato la seduta al 30 ottobre, prolungando la sua carcerazione.

 
Zainab Al-Khawaja è la figlia del noto difensore dei diritti umani Abdulhadi Al-Khawaja, che al momento sta scontando un ergastolo in seguito a un processo controverso per aver chiesto riforme politiche in Bahrein. Zainab Al-Khawaja è stata vittima di continui maltrattamenti giudiziari, imprigionata per quasi tutto l’anno scorso e perseguita in numerose occasioni. Quando, nell’agosto 2014, aveva provato a visitare il padre in sciopero della fame nella prigione di Jaw, tre false accuse erano state mosse contro di lei; le accuse consistevano nell’essere entrata in un’ “area protetta”, nel “non obbedire agli ordini della polizia” e nell’ “aggressione verbale”.

 
Recentemente la sorella di Zainab, Maryam Al-Khawaja, è stata anche lei vittima del governo del Bahrein. Il co-direttore del GCHR apparirà in tribunale il 5 novembre 2014 pe rispondere alla presunta accusa di “assalto a un ufficiale di polizia”. Mentre l’unica conseguenza dell’aggressione nell’ufficiale è stata un dito graffiato, Maryam Al-Khawaja ha riportato una slogatura alla spalla in seguito ai maltrattamenti della polizia. A settembre, tornata in Bahrein per visitare il padre, ha trascorso più di due settimane in prigione. Più di 150 organizzazioni della società civile e singoli hanno chiesto a gran voce che Maryam Al-Khawaja venga liberata, così come hanno fatto i relatori speciali dell’ONU e la Danimarca.

 
Un altro difensore dei diritti umani imprigionata di recente è Ghada Jamsheer, femminista in prigione da settembre di quest’anno per presunti commenti fatti su Twitter sull’Ospedale dell’Università di Hamad. Jamsheer è apparsa di fronte al Tribunale di primo grado il 22 ottobre 2014, rispondendo alle accuse di “insulto e diffamazione per mezzo dei social media” e il verdetto verrà reso noto il 29 ottobre.

 
Mentre il governo del Bahrein continua a pubblicizzare tentativi riformatori, i fatti dicono il contrario. I difensori dei diritti umani rimangono i bersagli dell’oppressione governativa e libertà di espressione e di assemblea sono sempre più in pericolo. Le riforme non diventeranno realtà in Bahrein se prima non verranno liberati i difensori dei diritti umani e i prigionieri politici attualmente detenuti.

Esortiamo la comunità internazionale, in particolar modo gli alleati del Bahrein, a fare pressioni sul governo affinché metta fine ai maltrattamenti giudiziari nei confronti dei difensori dei diritti umani. Il governo del Bahrein deve immediatamente ritirare qualunque accusa e assicurare il rilascio dei difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici, inclusi Nabeel Rajab, Abdulhadi Al-Khawaja, Zainab Al-Khawaja, Ghada Jamsheer, Naji Fateel, Abduljalil Al-Singace, Nader Abdul Emam e tutti coloro che sono in prigione per aver pacificamente esercitato il loro diritto di opinione e di assemblea.

 
 

Firmatari: 

  1. Activist Organization for Development and Human Rights, Yemen
  2. African Life Center
  3. Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB)
  4. Arabic Network for Human Rights Information (ANHRI)
  5. Avocats Sans Frontières Network
  6. Bahrain Center for Human Rights (BCHR)
  7. Bahrain Human Rights Observatory (BHRO)
  8. Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD)
  9. Bahrain Salam for Human Rights
  10. Bahrain Youth Society for Human Rights (BYSHR)
  11. Canadian Journalists for Free Expression (CJFE)
  12. CIVICUS: World Alliance for Citizen Participation
  13. English PEN
  14. European-Bahraini Organisation for Human Rights (EBOHR)
  15. Freedom House
  16. Gulf Center for Human Rights (GCHR)
  17. Index on Censorship
  18. International Centre for Supporting Rights and Freedom, Egypt
  19. International Independent Commission for Human Rights, Palestine
  20. International Awareness Youth Club, Egypt
  21. Kuwait Institute for Human Rights
  22. Kuwait Human Rights Society
  23. Lawyer's Rights Watch Canada (LWRC)
  24. Maharat Foundation
  25. Nidal Altaghyeer, Yemen
  26. No Peace Without Justice (NPWJ - Italy)
  27. Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty (NRPTT - Italy)
  28. PEN International
  29. Redress
  30. Reporters Without Borders
  31. Reprieve
  32. Réseau des avocats algérien pour défendre les droits de l'homme, Algeria
  33. Solidaritas Perempuan (SP-Women's Solidarity for Human Rights), Indonesia
  34. Strategic Initiative for Women in the Horn of Africa (SIHA)
  35. Syrian Non-Violent Movement
  36. The Voice of Women
  37. Think Young Women
  38. Women Living Under Muslim laws, UK
  39. Youth for Humanity, Egypt