Bahrain: NPSG condanna in maniera ferma la continua repressione contro le voci dissidenti prima dell’UPR

Bruxelsle, 24 aprile 2017


 
Il 23 aprile 2017 una trentina tra i più importanti attivitisti per i diritti umani del Bahrein sono stati convocati per un’interrogazione da parte della Pubblica Procura. Questo è avvenuto poco prima della convocazione a maggio della Universal Periodic Review del Bahrein presso il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU a Ginevra. Tra gli attivisti figurano il Segretario Generale di Waad Ibrahim Sharif, sua moglie Fareeda Ghulam, Sayed Hadi Almosawi, capo della divisione per i diritti umani di Al Wefaq, insieme a molte altre personalità di spicco. In seguito queste persone sono state accusate di assembramento illegale in relazione alle proteste attualmente in corso a Diraz, insieme alla notifica del divieto di lasciare il paese rilasciato verso di loro. 
 
Dichiarazione di Niccolò Figa-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
 
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) esprime ferma condanna contro l’allarmante decisione da parte delle autorità del Bahrein di colpire i più prominenti attivisti per i diritti umani proprio prima dell’imminente sessione del Consiglio per i Diritti Umani in un tentativo di intimidirli e impedirgli di viaggiare fino a Ginevra per cercare appoggio a livello internazionale. Noi invitiamo caldamente la comunità internazionale e l’Unione Europea (UE) in particolare a reagire in maniera decisa e urgente a questo ultimo colpo inferto alla libertà d’espressione in Bahrein con la serietà che merita.
 
“La decisione di ieri è ancora un altro esempio della chiara determinazione da parte delle autorità bahreinite di voler criminalizzare il diritto di parola e sopprimere qualunque tentativo non violento di ottenere significative riforme democratiche, il rispetto della legge e dei diritti umani nel paese. Sin a partire dal movimento a favore della democrazia del 2011 e nonostante il regime sostenga di star facendo delle riforme, la repressione contro qualunque opposizione pacifica e voce di dissenso nel paese ha continuato a peggiorare.
 
“Leader di spicco dell’opposizione politica, attivisti della società civile e difensori dei diritti umani sono ancora abitualmente sottoposti ad aggressioni, arresti arbitrari, maltrattamenti e processi politicamente motivati non equi che portano a dure sentenze per aver partecipato in dimostrazioni pacifiche o per aver criticato ufficiali governativi. Nel gennaio del 2017 il Bahrein ha eseguito la condanna a morte di tre sciiti giudicati colpevoli di aver ucciso dei poliziotti nonostante prove credibili che le loro confessioni erano state ottenute attraverso tortura. Queste sono state le prime esecuzioni avvenute nel paese a partire dal 2010.
 
“In aggiunta all’ingiusta revoca arbitraria della nazionalità, nuove leggi contro crimini digitali e per il contro-terrorismo stanno venendo utilizzate come mezzo per applicare pressione politica e punire in modo da smantellare lo spazio politico indipendente del paese. In seguito all’allarmante decisione dell’anno scorso da parte delle autorità del Bahrein di sospendere e sciogliere il più grande partito d’opposizione, Al-Wefaq (il cui leader Sheikh Ali Salman è in prigione), il Ministero della Giustizia e degli Affari Islamici ha fatto richiesta il 6 marzo 2017 per lo scioglimento della laica Società Nazionale per l’Azione Democratica, o Waad, adducendo motivazioni infondate come “incitamento alla violenza, sostegno ad attività terroristiche, criminali e contro la legge”. Il 3 aprile 2017, la ratifica di una modifica costituzione ha aperto inoltre alla possibilità di processi militari contro civili.
 
“La comunità internazionale non può restare in silenzio di fronte a quello che sta rapidamente diventando la realizzazione del peggior scenario possibile per il Bahrein: la creazione di uno stato di tirannia e repression dove I diritti civili e politici della maggioranza dei cittadini Bahreiniti sono negati. Noi chiediamo che la comunità internazionale, l’Unione Europea (EU) e i suoi membri stati in particolare facciano pressione sul regime del Bahrein affinchè rispetti i propri impegni verso le leggi internazionali per la difesa dei diritti umani, sia a livello bilaterale che attraverso piattaforme multilaterali come l’imminente Universal Periodic Review del Bahrein che avrà luogo a Maggio al Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra”