Bahrein: Lettera aperta congiunta per esortare il Ministro degli Esteri Inglese ad invocare la liberazione di Nabeel Rajab

3 febbraio 2017

NPSG assieme ad altre 20 ONG inviano una lettera aperta al Ministro degli Esteri Britannico Boris Johnson per esortarlo ad invocare la liberazione di Nabeel Rajab, imprigionato per la sua difesa dei diritti umani.
 

 
Boris Johnson
Secretary of State for Foreign and Commonwealth Affairs
King Charles Street
London
SW1A 2AH
 
Caro Signor Johnson,
 
Sulla scorta dei recenti sviluppi in Bahrain, le scriviamo per convogliare la nostra profonda preoccupazione riguardo ai processi inquisitori ai danni del noto difensore dei diritti umani Nabeel Rajab, che è implicate in tre diverse indagini per aver esercitato la sua libertà di espressione. Come Ministro degli Esteri lei ha rinnovato l’impegno della sua carica nel contrasto all’erosione dello spazio della società civile e nella promozione del lavoro in difesa dei diritti umani. Per questa ragione la esortiamo a tenere fede a questo impegno facendo appello alla liberazione di Nabeel Rajab.
 
Nabeel Rajab è il presidente del Centro per i Diritti Umani del Bahrain, un membro del comitato di consulenza per la Divisione per il Medio Oriente di Human Rights Watch e il direttore e fondatore per il Centro per i Diritti Umani nel Golfo. È minacciato dalla prospettiva di 17 anni di prigione tutti in ragione del suo esercizio della libertà di parola.
 
Nabeel Rajab, che è già stato imprigionato, e in isolamento per la maggior parte del tempo da quando è stato arrestato il 13 giugno 2016, si trova dover tenere testa 2 processi separati riguardanti il suo diritto di espressione. Nel primo è accusato di “allarmismo in tempo di guerra”, “oltraggio ad uno stato confinante” (l’Arabia Saudita) e “oltraggio alle istituzioni”. Le prime due accuse fanno riferimento a dei tweet che Nabeel Rajab ha pubblicato nel marzo 2015 in cui asseriva la pratica di torture nella prigione di Jaw e in cui criticava l’uccisione di civili in Yemen nel conflitto a cui prende parte la coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Il verdetto è stato posticipato varie volte, il che fa sorgere il sospetto che ciò sia parte di una strategia atta a vessare Rajab. La sua prossima udienza in questo caso è prevista per il 21 febbraio.
 
Il 28 dicembre, durante un’udienza sul caso twitter, l’alta corte penale ha autorizzato il rilascio su cauzione di Nabeel Rajab, il quale è stato subito ri-arrestato con l’accusa di “diffondere notizie false in interviste ai media”. Secondo l’accusa, Nabeel Rajab si è macchiato di questa colpa per aver dichiarato ai media che giornalisti stranieri e personale delle ONG non possono entrare in Bahrein e che la detenzione degli oppositori è un gesto di portata politica oltre che illegale. Ciononostante, a diverse ONG internazionali, tra cui Human Rights First e Reporter Senza Frontiere, come anche ad accademici e giornalisti è stato proibito l’accesso sin dal 2012. Anche ad Amnesty International è stato proibito l’accesso in Bahrein a partire dal 2015. Nel frattempo, la detenzione illegale per ragioni politiche è comune in Bahrain: il Bahrain era infatti l’oggetto di sei decisioni del Gruppo di Lavoro dell’ONU sulla Detenzione Arbitraria nel 2014. Amnesty International ha anche documentato molti casi di detenzione per reato di opinione in Bahrain. La prossima udienza per Nabeel Rajab  su questo caso sarà il 7 febbraio.
 
In aggiunta a queste, Nabeel Rajab è sotto processo per una terza accusa, quella di “diffusione di notizie false” per un editoriale a suo nome pubblicato sul New York Times nel settembre 2016. 
 
Riportiamo le dichiarazioni che il governo britannico ha rilasciato negli ultimi anni riguardo Nabeel Rajab. Per esempio nel 2014, presso il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, il Regno Unito insieme a 46 altri Stati ha esortato il Bahrain “ a liberare tutte le persone imprigionate in ragione dell’esercizio dei diritti che spettano loro in quanto umani, compresi i difensori dei diritti umani, alcuni dei quali sono stati identificati come detenuti arbitrariamente secondo il Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria”. Inoltre, dalla sua nomina a Ministro degli Esteri, il Governo, attraverso il Parlamento e il Consiglio dell’ONU per i Diritti Umani, ha espresso la sua preoccupazione per il ri-arresto di Nabeel Rajab e ha confermato che i funzionari britannici continueranno a sollevare il suo caso presso il governo del Bahrain e presenziare a ciascuna delle sue udienze. Quantunque questi sforzi siano apprezzati, sembra che il governo britannico non abbia ancora fatto appello per il suo rilascio.
 
Dal momento della sua nomina, la situazione dei diritti umani in Bahrain è ulteriormente peggiorata. La recente ripresa di esecuzioni e l’uso eccessivo della forza contro dimostranti contraddicono la retorica delle autorità del Bahrain che millanta i progressi fatti.

A seguito della visita, sua e del Primo Ministro, in Bahrain in dicembre e in modo particolare ora che il Regno Unito ha riguadagnato il suo posto al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, crediamo fermamente che il Regno Unito dovrebbe rivedere la sua posizione sulla situazione dei diritti umani in Bahrein, condannarne pubblicamente le pratiche regressive e fare appello per il rilascio di Nabeel Rajab e di altri detenuti solo per aver esercitato pacificamente la loro libertà di parola, come Sheick Ali Salman, il Segretario Generale di Al-Wefaq Società Nazionale Islamica.
 
I significativi legami storici, politici economici e di sicurezza che il Regno Unito condivide con il Bahrain interpellano la responsabilità di riconoscere e criticare sviluppi negativi nell’ambito dei diritti umani all’interno del paese. La voce del Regno Unito troverà udienza in Bahrain e vi esortiamo ad agire pubblicamente e tempestivamente in sostegno del lavoro di Nabeel Rajab per I diritti umani e quindi di invocare il suo rilascio.
 
Vorremmo richiedere ugualmente una riunione con l’FCO per discutere le nostre preoccupazioni in merito ai diritti umani in Bahrein e al caso di Nabeel Rajab oltre che poter sentire il punto di vista dell’FCO su questo caso e su come può reagire il governo britannico per tener fede al suo impegno di contrastare l’erosione dello spazio della società civile in Bahrain.
 
Con viva cordialità,
 
Firmatari:

  • Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB)
  • Amnesty International UK
  • ARTICLE 19
  • Bahrain Center for Human Rights (BCHR)
  • Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD)
  • Bahrain Youth Society for Human Rights
  • Canadian Journalists for Free Expression (CJFE)
  • English PEN
  • European Centre For Democracy and Human Rights (ECDHR)
  • FIDH, under the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders
  • Gulf Centre for Human Rights (GCHR)
  • Index on Censorship
  • Lawyer's Rights Watch Canada (LRWC)
  • Non c'è Pace Senza Giustizia / No Peace Without Justice
  • PEN International
  • Rafto Foundation
  • The Bahrain Press Association
  • World Organisation Against Torture (OMCT), under the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders

 
Individui

  • Clive Stafford Smith (OBE), director of Reprieve
  • Professor Damian McCormack​