"Diritti, giustizia e bisogni nelle carceri libanesi"

Beirut, Libano, 17 novembre 2022


 
 
Giovedì 17 Novembre, come evento conclusivo del progetto DROIT, si è tenuto presso la Beit Beirut l’incontro “Rights, Justice and Basic Needs in Lebanese Prisons”, un’importante occasione per presentare e discutere i risultati raggiunti attraverso il progetto DROIT e analizzare le necessità sempre più urgenti del sistema penitenziario in Libano.
 
Durante l’evento sono intervenuti la Direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo di Beirut, la direttrice di ARCS, rappresentanti del Ministero della Giustizia e dell’ISF, delle due ong partner di progetto Mouvement Social e AJEM, del coordinatore della Task Force, e l’ex ministro dell’Interno libanese Ziyad Baroud.
 
ll progetto DROIT, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è stato gestito da ARCS in partenariato con le ong libanesi Mouvement Social e AJEM e i partner italiani di ARCI Toscana, il Garante dei Diritti dei Detenuti delle Regione Toscana, Antigone e Non C’è Pace Senza Giustizia.
 
Contesto
In Libano la popolazione carceraria conta piú di 8.000 detenuti (tra carceri e altre strutture detentive), di cui quasi l’80% in attesa di giudizio.
Nella sola prigione di Roumieh, la più grande del Paese, il numero di detenuti supera di tre volte la capacità prevista, e la proporzione non differisce molto nelle altre carceri, come a Tripoli, nel Nord, e a Zahle, nella Valle della Bekaa.
A livello operativo, sono le Forze di Sicurezza Interna libanesi (ISF), quindi il Ministero dell’Interno, a essere responsabili della gestione, nonostante spesso manchino conoscenze e formazione specifiche per lavorare come guardie carcerarie.
Dal 2019, il Libano sta vivendo una crisi economica senza precedenti. Il PIL pro capite è sceso del 40%, la valuta locale ha visto perdere il 95% del proprio valore, a fronte di un’inflazione crescente e che, secondo dati recenti, ha portato circa l’80% della popolazione sotto la soglia di povertà. La Banca Mondiale sostiene  che il Libano stia vivendo uno dei tre peggiori crolli economici globali dal 1850.
Se la crisi socio-economica del Paese è drammatica in generale, le conseguenze si fanno ancora piú gravi all’interno delle strutture carcerarie. I casi di evasione dalle strutture detentive, la piú recente della quali di é verificata dal carcere sotterraneo di Adlieh, a Beirut, ne riflettono la situazione di insostenibilitá. La qualità e la quantità dei pasti distribuiti dall’amministrazione carceraria sono diminuite. L’inflazione sta riducendo i mezzi finanziari dei detenuti e rende difficile l’approvvigionamento di cibo. Le visite dei familiari sono sempre meno frequenti, anche a causa dell’elevato costo del carburante (un pieno di benzina, dopo la rimozione dei sussidi statali, è arrivato a costare quanto uno stipendio medio statale), così come la fornitura di beni di prima necessità.
 
Attività svolte
In questo contesto, le organizzazioni della società civile sono spesso chiamate a fornire molti  dei servizi che per legge dovrebbero essere garantiti dallo Stato: assistenza legale, formazione del personale, supporto psicologico o medico. ll progetto DROIT, in partenariato con le ong libanesi Mouvement Social e AJEM, attivo dal 2018, ha contribuito a potenziare i servizi di recupero, il reinserimento sociale, l’assistenza rivolta a detenuti/e, alle persone a rischio e alle loro famiglie e alla formazione degli operatori del settore. L’intervento, in particolare, ha supportato il potenziamento dei servizi offerti in due penitenziari libanesi (Roumieh e BEK), per migliorare le condizioni generali di detenzione, e presso il centro di riabilitazione di Rabieh, per sostenere i processi di riabilitazione e di reintegrazione sociale delle persone detenute.
Inoltre, ha previsto l’incontro e lo scambio di pratiche sulla tematica carceraria grazie alla collaborazione con i partner italiani di ARCI Toscana, il Garante dei Diritti dei Detenuti delle Regione Toscana, Antigone e Non C’è Pace Senza Giustizia. Oltre a una serie di tavole rotonde organizzate in presenza e online tra il 2019 e il 2022, a giugno di quest’anno una delegazione libanese, composta da rappresentanti delle ong, del Ministero della Giustizia e del Ministero dell’Interno libanesi, ha svolto una visita presso diversi centri penitenziari italiani, in Toscana e a Roma, durante la quale è stato possibile confrontare i due sistemi e le tradizioni legislative alla base della gestione carceraria, mettendo sul tavolo anche le difficoltá e le sfide comuni affrontate, a partire dalla questione del sovraffollamento.