Tavola Rotonda con Nader Nadery per discutere il futuro dell'Afghanistan

Bruxelles, 7 agosto 2012

 
Il 7 agosto 2012 Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) ha organizzato un incontro con Nader Nadery, ex membro della Commissione Indipendente Afghana per i Diritti Umani (Afghan Independent Human Rights Commission -AIHRC) per discutere della situazione dei diritti umani, dello stato di diritto, della pace e della sicurezza in Afghanistan.
 
L’incontro, ospitato dal Segretario Generale di NPSG, Niccolò Figà Talmanca, nell'ufficio di Bruxelles, ha visto la partecipazione dei rappresentanti di alcune organizzazioni come FIDH (Federation Internationale des Droits de l’Homme-Federazione Internazionale per i Diritti Umani), Amnsety International, Transparency Intenrational e UNPO (Unrepresented People Organisation- Organizazione per le popolazioni scarsamente rappresentate).
 
La discussione ha fornito un’opportunità per evidenziare le sfide che l'Afghanistan si trova ad affrontare nel continuo processo verso la costruzione di istituzioni democratiche, e allo stesso tempo è stata un’occasione per porre l'accento sui risultati raggiunti in termine di diritti civili e politici. Risultati che sono in parte contradditori: un aumento della libera partecipazione delle donne alla vita politica convive ad esempio, con un aumento dei casi di violenza a danno di vittime femminili (stupri, rapimenti da parte delle forze di sicurezza e delle unità militari) specialmente nelle aree dove le truppe internazionali stanno lasciando il paese; una recente legge che promuove la libertà di espressione ha visto anche la parallela istituzione di una commissione non indipendente che ha dato vita ad una nuova autorità posta a  controllo dei media; un aumento del numero dei feriti tra i civili nel corso di operazioni militari internazionali e nuovi attacchi da parte dei talebani ed gruppi altri ribelli; intimidazioni e limitazioni della libertà di assemblea.
 
Soprattutto, l'accresciuto livello di forza mostrato dai Talebani in molte aree del paese aumenta il timore che i risultati raggiunti negli ultimi anni possano dissolversi rapidamente. La parte meridionale del paese è quella più vulnerabile in questo senso e molte delle sue province rischiano di essere riconquistate dai Talebani. La parte settentrionale- correntemente polarizzata dal punto di vista etnico- presenta anch'essa dei problemi in termini di stabilità e sicurezza. A ciò si aggiunge un forte senso di impunità, soprattutto tra i signori della guerra, sia per crimini comuni che per i reati di corruzione, che spesso si trasformano in violazione dei diritti umani.
 
Un altro tema importante è connesso al processo di riconoscimento delle responsabilità per la violazione di diritti umani e la commissione di crimini di guerra registrati in Afghanistan tra il 1978 ed il 2001. Il report che sintetizza una mappatura del conflitto avvenuto nel paese, preparato dalla Commissione Indipendente Afghana per i Diritti Umani * e da un gruppo di 40 ricercatori afghani ed internazionali dopo sei anni di lavoro sul terreno, sta ancora aspettando di essere pubblicato. La sua pubblicazione era prevista mesi fa, ma il presidente Karzai ne ha posticipato l’uscita temendo la reazione violenta di coloro i cui nomi compaiono nel rapporto e che adesso occupano posizioni rilevanti all'interno del governo o hanno forte appoggio politico alle spalle. Questo rapporto lungamente atteso, che è stato commssionato nel quadro del Accordo per la pace e la riconciliazione adottato dal governo afghano nel 2005, potrebbe giocare un ruolo centrale nel porre il paese davanti al suo passato, evitando che rimanga impigliato nel circolo vizioso di traumi e violenze.
 
*Nel 2005 NPSG ha ricevuto mandato dalla Commissione Indipendente Afghana per i Diritti Umani (AIHRC) di fornire assistenza tecnica al suo programma per documentare le violazioni dei diritti umani e del diritto di guerra. Come parte del suo mandato NPSG ha condotto dal 2005 al 2009 diverse sessioni formative a Kabul per lo staff della corte lavorando su tale tematica e su come organizzare e raccogliere le informazioni necessarie a creare una mappa dei conflitti e, con estensione ridotta, come analizzare queste informazioni ponendo particolare attenzione ad indentificare coloro che ricoprono le maggiori responsabilità per i crimini commessi nell'intero paese.