Detenuto torturato, la Corte Europea condanna l’Italia

Detenuto torturato, la Corte Europea condanna l’Italia
Il Tempo, 02 Jul 2014

La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per aver sottoposto a trattamento inumano e degradante Valentino Saba, uno dei detenuti che aveva denunciato le violenze avvenute nel carcere di San Sebastiano di Sassari nell’aprile del 2000. Secondo la condanna di Strasburgo l’Italia ha avuto tempi troppo lunghi per il processo, molti colpevoli sono stati prosciolti per prescrizione dei reati commessi e chi è stato condannato ha ricevuto pene troppo leggere in rapporto ai fatti per cui era stato incriminato. Tra le misure contestate, la multa di 100 euro inflitta a uno degli agenti che non ha denunciato le violenze commesse dai suoi colleghi e la sospensione della condanna al carcere per altri agenti. Per la Corte, quindi, lo Stato dovrà versare 15mila euro. «Non è più rinviabile la convocazione di un tavolo politico che dia risposte ferme su alcuni temi per i quali la discussione non è più rinviabile: l’inserimento del reato di tortura nel codice penale; l’impunità per chi commette atti di violenze verso persone che si hanno in custodia; meccanismi di educazione e formazione adeguati per il personale delle forze dell’ordine». È il commento di Patrizio Gonnella, presidente nazionale di Antigone, a seguito della nuova condanna della Corte all’Italia. «Finalmente, dopo 14 anni giustizia viene fatta ma, ancora una volta, per arrivarci è stato necessario l’intervento della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Riteniamo indegne per un per un paese civile come l’Italia, che dovrebbe riconoscere a tutti un trattamento rispettoso e degno della persona umana, queste continue condanne - denuncia Antigone - Ed è altresì grave che, quando violazioni dell’articolo 3 avvengono, il nostro sistema giudiziario non riesca a ripristinare situazioni di giustizia. Questo anche perché in Italia non esiste il delitto di tortura. Se ci fosse stato i tempi di prescrizione non sarebbero stati così brevi». «Ci sono voluti 14 anni, tanta forza d’animo e dispendio di importanti risorse economiche perché Valentino Saba potesse vedersi riconosciuti, in Europa, i diritti umani di base che l’Italia gli ha negato» spiegano Niccolò Figà-Talamanca e Antonella Casu, segretario generale e tesoriera di «Non c'è Pace Senza Giustizia». Che denuncia anche come «la maggior parte dei procedimenti penali a carico degli agenti coinvolti si è conclusa in un nulla di fatto a causa degli effetti anti-legalitari che la prescrizione produce nel nostro sistema giudiziario».

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