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aprile 2012
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Sostieni Non c'è Pace Senza Giustizia. Dona il 5 per mille
 

Anche quest'anno, ogni contribuente italiano ha la possibilità di destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito (IRPEF) a sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni. Non si tratta di una tassa aggiuntiva, né di un sostituto dell'8 per mille, ma di un modo per scegliere a chi destinare parte delle proprie tasse, che sono comunque già state pagate allo Stato.

È possibile scegliere di destinare il 5 per mille dell’IRPEF a Non c’è Pace Pace Senza Giustizia scrivendo il codice fiscale di Non c’è Pace Pace Senza Giustizia 97107730588 nell’apposito riquadro destinato a “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” della propria dichiarazione dei redditi (730, CUD, Unico), e apponendovi la propria firma.

Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa sostenere il nostro lavoro per la tutela e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale in tutto il mondo.

Significa supportare il nostro impegno, a livello nazionale ed internazionale, per ripristinare lo stato di diritto, accertare le responsabilità e a garantire giustizia alle vittime dei crimini sulla base del diritto penale internazionale, sia attraverso la Corte Penale Internazionale che tribunali specifici, con processi condotti in tribunali nazionali o altre istanze competenti per accertare le responsabilità. Significa garantire che, a prescindere da quale soluzione venga adottata, questa sia strutturata ed attuata per il ripristino dello stato di diritto, e che risponda alle richieste delle parti in causa e rispetti gli standard più alti di tutela dei diritti umani.

Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa contribuire, attraverso un bando universale, a porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili, praticate ogni giorno su migliaia di giovani donne e bambine. Significa definire in modo chiaro questa abominevole ed assurda pratica quale violazione del fondamentale diritto all’integrità psico-fisica, sgombrando definitivamente il campo da inaccettabili giustificazioni a sfondo culturale o religioso. Significa aiutare milioni di donne e bambine in tutto il mondo a difendersi da questa violenza, attraverso un messaggio chiaro, forte e indiscutibile.

Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa, infine, promuovere valori democratici, istituzioni liberali e la trasparenza di governo nella regione del medio Oriente e nord Africa, attraverso la creazione di meccanismi politici di consultazione che riconoscano gli attori non-governativi, le ONG e la società civile come interlocutori legittimi e necessari delle istituzioni sui problemi delle riforme democratiche.

Ogni contributo puo’ fare la differenza e aiutarci nelle nostre battaglie, contro l’impunità per gravi violazioni del diritto umanitario e l’affermazione della giustizia penale internazionale, per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, e per sostenere il ruolo degli attivisti dei diritti umani e della democrazia nel Medio Oriente e Nord Africa.

Donare il 5 per mille a Non c'è Pace Senza Giustizia non ti costerà nulla, ma ci permetterà di portare avanti tutte queste battaglie e di vincerle: decidi tu che segno lasciare.

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Per ricevere ulteriori informazioni, vi preghiamo di contattarci a donate@npwj.org

Giustizia ed accountability sono l'unica via possibile per la sicurezza e una pace duratura, in Siria e nell’intera regione
 

Finché i principi della Primavera Araba non saranno protetti e difesi in Siria, il sogno di una nuova era in Medio Oriente non potrà realizzarsi, e le speranze di democratici e difensori della libertà siriani, tunisini ed egiziani non potranno essere coronate.

Il regime di Assad ha infranto tutte le leggi nazionali ed internazionali, e per mesi ha promesso al suo popolo ed alla comunità internazionale che avrebbe accolto la richiesta di riforme democratiche e dialogo politico, e questo mentre continuava a bombardare in maniera indiscriminata obiettivi civili ed espandere la sua rete di prigioni e camere di tortura, uccidendo oltre 10mila persone e terrorizzandone a milioni. Le azioni messe in atto dal regime, inoltre, suggeriscono che esso non ha intenzione di negoziare altro che non sia la resa dell'opposizione.

La speranza è che le risoluzioni 2042 e 2043 rappresentino un primo, anche se timido, passo verso un'azione più incisiva volta a porre fine all'impunità, e preparare la persecuzione di coloro che portano la responsabilità per crimini di guerra, contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani perpetrate a danno della popolazione civile in Siria. A questo fine, alla missione degli osservatori ONU dovrebbero essere fornite tutte le competenze e le risorse necessarie per un monitoraggio effettivo di tutte i punti del piano, in particolare quelli relativi al passaggio di poteri ed all’insediamento di istituzioni democratiche e pluraliste.

In definitiva, è fondamentale che la comunità internazionale ribadisca il suo impegno per la piena protezione dei diritti umani e dei valori democratici e si adoperi per far rispettare la giustizia quando questi diritti sono negati. Il tessuto sociale e politico di una nazione deve necessariamente basarsi sulla volontà della popolazione di essere governata dalle persone che effettivamente sono al potere, e che questo obiettivo può essere raggiunto soltanto attraverso sistemi politici pluralisti all'interno dei quali i cittadini godono di pari diritti, indipendentemente dalle loro affiliazioni, appartenenze etniche, genere o credo religioso.

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* Gianluca Eramo è il Coordinatore del Programma per la democrazia nella regione MENA e capo dell'ufficio di New York di NPSG

L' Iraq inaugura una nuova era nella protezione dei diritti. Con uno storico voto, istituita l'Alta Commissione per i Diritti Umani
 

Il 9 aprile 2012, con una storica decisione, i membri del parlamento iracheno hanno votato a Baghdad per istituire la prima Commissione per Diritti Umani del Paese. Composta da undici membri e tre di riserva, la Commissione segna un passo fondamentale nella transizione dell'Iraq alla democrazia, e nella costruzione di una cultura del rispetto dei diritti umani. I membri della nuova Commissione saranno in carica per un mandato di quattro anni. La Commissione è un organismo indipendente e con un mandato Costituzionale incaricato di proteggere i diritti garantiti dalla Costituzione irachena e dai trattati internazionali.

Il processo per selezionare i membri della Commissione, composta de esperti di diversa provenienza scelti tra più di tremila candidati, è stato segnato da controversie e ritardi.

Nella lista finale dei candidati presentata lunedì ai legislatori, in ogni caso, vi erano anche quattro donne rappresentanti delle comunità Yezidi, Assira e Turkmena.

La formazione della Commissione costituisce un passo incredibilmente positivo ed un esempio per il resto della regione. Per le minoranze irachene ed altre comunità, la Commissione rappresenta un nuovo mezzo per difendere diritti e libertà a lungo soppressi da anni di autoritarismo e violenza. In capo alla nuova indipendente istituzione nazionale vi è la sfida di promuovere e proteggere i diritti di tutti i cittadini iracheni, indipendentemente dalle loro differenze etniche, religiose, di genere o di altro tipo.

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Concorso di Scrittura su diritti LGBTI nella regione MENA e Primavera Araba
 

Considerando l’esperienza che Non c’è Pace Senza Giustizia ha maturato da tempo, grazie al suo lavoro nell’ambito della democrazia in Medio Oriente e Nord Africa, e tenendo conto dei profondi cambiamenti avvenuti a seguito delle rivolte nel mondo arabo, quello attuale appare come il momento opportuno per analizzare in che modo i diritti delle persone LGBTI siano stati influenzati dai cambiamenti in atto nella quasi totalità dei paesi coinvolti dagli eventi della Primavera Araba/Rivoluzione di Jasmine. Il tema dei diritti LGBTI nei paesi “arabi” è un argomento particolarmente scottante e delicato, nonché spesso ignorato dai principali media, sia per motivi politici, sia per questioni legate a tabù socio-culturali, e per tali motivi la documentazione disponibile a riguardo è alquanto scarsa. In base alle informazioni preliminari che sono state trovate e fornite, ma considerando anche le difficoltà, riscontrate durante la fase di ricerca, nel trovare fonti dirette ed attendibili su questa tematica, NPSG ha deciso di concentrarsi su questo argomento, dando direttamente voce alle persone profondamente interessate al tema del possibile legame tra la “Rivoluzione di Jasmine” e i diritti LGBTI.

In tal contesto, Non c’è Pace Senza Giustizia sta lanciando, in collaborazione con l’associazione radicale Certi Diritti e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, un concorso letterario su diritti LGBTI e Primavera Araba/Rivoluzione di Jasmine nella Regione MENAdal titolo “The people demand the end of discrimination”.

Il concorso è aperto ad attivisti, individui od associazioni provenienti dalla Regione MENA, con un interesse nel campo dei diritti LGBTI. Ai partecipanti viene richiesto di scrivere un saggio o un articolo su se e come la Primavera Araba/Rivoluzione di Jasmine abbia influenzato i diritti LGBTI e/o in che modo gli attivisti dei diritti LGBTI abbiano contribuito al movimento democratico. In particolare, essi dovrebbero sottolineare, da un lato, il contributo che i gruppi in difesa dei diritti LGBTI hanno fornito alla Primavera Araba e, dall’altro, se la Primavera Araba abbia apportato degli sviluppi positivi o negativi, in merito ai diritti LGBTI all’interno del loro paese.

I partecipanti al concorso dovranno registrarsi entro il 30 Aprile 2012 (mandando una email all’indirizzo lgbti@npwj.org) indicando una breve descrizione (tra le 200 e le 350 parole) della tematica del loro saggio, il loro nome e cognome (individuo o organizzazione), età, indirizzo email, città e paese. Solo i partecipanti registrati entro il 30 Aprile 2012 potranno prendere parte al concorso.

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 Eventi

Campagna Ban FGM: il Senato belga ospita il lancio di un Appello per una Risoluzione da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012
 

La Coalizione Internazionale di ONG per una messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (MGF) sta conducendo sin dal 2010 una campagna, affinché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione che bandisca tale pratica. Tale risoluzione potrebbe rappresentare il più alto livello di espressione di volontà politica e costituire inoltre un passo fondamentale per porre fine a questa violazione dei diritti umani.

In seguito alla Decisione della 56ma sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne delle Nazioni Unite del marzo 2012, in cui richiedeva all'Assemblea Generale di considerare la questione delle mutilazioni genitali femminili in occasione della sua 67ma sessione, ovvero entro la fine di quest’anno, il Gruppo Africano presso le Nazioni Unite è alla guida degli sforzi volti ad elaborare una risoluzione.

A sostegno dello sforzo del Gruppo Africano per garantire l'efficacia della Risoluzione, vista come uno strumento per governi ed attivisti che lavorano per porre fine a questa violazione dei diritti umani, la Coalizione Ban FGM sta per lanciare un appello alle Nazioni Unite per una risoluzione che vieti in modo esplicito le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo, invitando inoltre tutti gli Stati ad attuare una normativa che vieti le mutilazioni genitali femminili, adottando tutte le misure legislative, politiche ed operative necessarie, per porre fine a tale pratica.

L'appello sarà lanciato in occasione di un evento che si terrà a Bruxelles giovedì 3 maggio, ospitato dal Senato belga, e presieduto da S.E. Chantal Compaoré, moglie del Presidente del Burkina Faso, Ambasciatrice di Buona Volontà del Comitato Inter-Africano sulle Pratiche Tradizionali e coordinatrice della Campagna Internazionale Ban FGM. Tra i relatori dell’evento si annoverano inoltre Sabine de Bethune, Presidente del Senato belga, Emma Bonino, Vice-Presidente del Senato italiano , Mariam Lamizana, Presidente del Comitato Inter-Africano sulle Pratiche Tradizionali ed altre personalità di spicco che sono state coinvolte negli sforzi per porre fine alle MGF, sia in Belgio sia a livello internazionale.

Questo lancio segue una serie di eventi organizzati dalla Coalizione Ban FGM in diverse capitali africane, nonché presso la sede delle Nazioni Unite a New York, e mira a coinvolgere attori politici belgi ed europei a sostegno dell'iniziativa africana per una Risoluzione. In tale giornata verrà anche presentato in anteprima un video sui punti salienti della Campagna.

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Evento nazionale in Gibuti per sostenere la Campagna BanFGM
 

L'Unione Nazionale delle Donne di Gibuti (UNFD) ed il Ministro del Gibuti per le Questioni Femminili, in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia e la Coalizione Ban FGM, hanno organizzato un evento nazionale a sostegno della campagna internazionale per la messa al bando universale della pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), che si è tenuto in Gibuti il 15 aprile 2012.

L'incontro ha radunato rappresentanti dei principali ministeri del Governo di Gibuti, membri del Parlamento, attivisti della società civile e rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali e regionali. La Conferenza ha inoltre fornito un'utile opportunità per consolidare il pieno ed attivo coinvolgimento delle autorità politiche del Gibuti nel sostenere l'adozione da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di una Risoluzione che metta al bando in maniera chiara ed esplicita la pratica delle MGF quale violazione dei diritti umani a danno di donne e bambine.

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