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aprile 2013
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Sostieni Non c'è Pace Senza Giustizia. Dona il 5 per mille
 

Anche quest'anno, ogni contribuente italiano ha la possibilità di destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito (IRPEF) a sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni. Non si tratta di una tassa aggiuntiva, né di un sostituto dell'8 per mille, ma di un modo per scegliere a chi destinare parte delle proprie tasse, che sono comunque già state pagate allo Stato.
È possibile scegliere di destinare il 5 per mille dell’IRPEF a Non c’è Pace Pace Senza Giustizia scrivendo il codice fiscale di Non c’è Pace Pace Senza Giustizia 97107730588 nell’apposito riquadro destinato a “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” della propria dichiarazione dei redditi (730, CUD, Unico), e apponendovi la propria firma.
 
Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa sostenere il nostro lavoro per la tutela e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale in tutto il mondo.
 
Significa supportare il nostro impegno, a livello nazionale ed internazionale, per ripristinare lo stato di diritto, lottare contro l'impunità e garantire giustizia alle vittime dei crimini sulla base del diritto penale internazionale, sia attraverso la Corte Penale Internazionale che tribunali specifici, con processi condotti in tribunali nazionali o altre istanze competenti per accertare le responsabilità. Significa garantire che, a prescindere da quale soluzione venga adottata, questa sia strutturata ed attuata per il ripristino dello stato di diritto, e che risponda alle richieste delle parti in causa e rispetti gli standard più alti di tutela dei diritti umani.
 
Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa contribuire, attraverso un bando universale, a porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili, praticate ogni giorno su migliaia di giovani donne e bambine. Significa definire in modo chiaro questa abominevole ed assurda pratica quale violazione del fondamentale diritto all’integrità psico-fisica, sgombrando definitivamente il campo da inaccettabili giustificazioni a sfondo culturale o religioso. Significa aiutare milioni di donne e bambine in tutto il mondo a difendersi da questa violenza, attraverso un messaggio chiaro, forte e indiscutibile.
 
Donare a Non c'è Pace Senza Giustizia significa, infine, promuovere valori democratici, istituzioni liberali e la trasparenza di governo nella regione del medio Oriente e nord Africa, attraverso la creazione di meccanismi politici di consultazione che riconoscano gli attori non-governativi, le ONG e la società civile come interlocutori legittimi e necessari delle istituzioni sui problemi delle riforme democratiche.
 
Ogni contributo puo’ fare la differenza e aiutarci nelle nostre battaglie, contro l’impunità per gravi violazioni del diritto umanitario e l’affermazione della giustizia penale internazionale, per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, e per sostenere il ruolo degli attivisti dei diritti umani e della democrazia nel Medio Oriente e Nord Africa.
 
Donare il 5 per mille a Non c'è Pace Senza Giustizia non ti costerà nulla, ma ci permetterà di portare avanti tutte queste battaglie e di vincerle: decidi tu che segno lasciare.

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  • Per ricevere ulteriori informazioni, vi preghiamo di contattarci a donate@npwj.org

Il Ciad dovrebbe difendere la giustizia invece di garantire l’impunità al Ministro della Difesa del Sudan
 

Il Ministro della Difesa Nazionale del Sudan, Abdel-Rahim Mohammed Hussein, secondo quanto riportato, dovrebbe arrivare oggi nella Repubblica del Ciad per prendere parte ad una conferenza di due giorni, che si terrà nella capitale N’Djamena. Il Ministro Hussein è soggetto ad un mandato di arresto da parte della Corte Penale Internazionale(CPI) per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione civile in Darfur. Il Ciad è uno Stato Parte dello Statuto di Roma della CPI e, come tale, ha l'obbligo di arrestare chiunque sia soggetto ad un mandato di arresto emesso dalla Corte.
In violazione dei suoi obblighi internazionali, il Ciad ha, in precedenza, consentito al Presidente sudanese Omar al-Bashir, che è anch’egli soggetto ad un mandato di arresto da parte della CPI per crimini commessi in Darfur, di visitare il paese varie volte, garantendogli la totale impunità. Il Ciad deve coscientemente ed immediatamente interrompere la sua ospitalità verso i fuggitivi dalla Corte e ripristinare la credibilità del suo impegno per la giustizia e l’attribuzione delle responsabilità. Ospitare il Ministro Hussein e nascondere nuovamente sotto il tappeto un mandato di arresto emesso dalla CPI, è un ulteriore insulto per le vittime dei crimini per i quali è ritenuto, insieme al Presidente al-Bashir, uno dei maggiori responsabili.
La popolazione civile del Darfur continua ad essere presa di mira dalle forze governative, con violenze sessuali e di genere diffuse, crimini contro i difensori dei diritti umani, membri della società civile e leader di comunità. Il popolo del Sudan e del Darfur meritano la possibilità di una pace duratura che, in cambio, richiede con forza giustizia imparziale ed efficace. Esortiamo il Ciad a prendere posizione a favore delle vittime in Darfur, e non a favore dei maggiori responsabili di queste atrocità.

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Cuba - “Damas de Blanco”: NPSG si congratula con il vincitore del premio Sakharov 2005 che finalmente ha potuto ritirarlo
 

Il 23 aprile 2013, dopo otto anni dal conseguimento del premio Sakharov per la libertà di pensiero, le Dame in Bianco (“Damas de Blanco”) hanno finalmente ricevuto l’autorizzazione per viaggiare verso Bruxelles per ricevere di persona il premio da parte del Presidente del Parlamento Europeo. Non c’è Pace Senza giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) si congratulano con le “Damas de Blanco” che con il loro coraggio e le loro qualità ci ricordano che la società civile e l’opposizione democratica stanno ancora lottando per combattere un regime dittatoriale, che utilizza svariate risorse per farli tacere attraverso la censura, la legislazione repressiva, gli arresti e le detenzioni arbitrari, l'intimidazione e la violenza. 
Con l'assegnazione del premio Sakharov a questo movimento cubano, nonché ad altri difensori dei diritti umani di questo paese come Oswaldo Payà e Guillermo Farinas, il Parlamento Europeo ha assunto una posizione chiara di denuncia verso le negazioni delle libertà e al fine di rafforzare la voce democratica a Cuba. Esortiamo ulteriormente la comunità internazionale affinché chieda al governo cubano di abolire le leggi che criminalizzano e puniscono il dissenso politico, nonchè di procedere alla liberazione immediata e incondizionata di tutti quelli arrestati e detenuti solamente per avere esercitato la loro libertà di espressione e altri diritti umani fondamentali.

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NPSG estende il suo pieno sostegno al nuovo capo della Cancelleria della CPI in attesa della sua leadership nella lotta per la giustizia penale internazionale
 

“Non c’è Pace Senza giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) si congratulano con il signor Herman von Hebel per il solenne impegno intrapreso come nuovo Capo della Cancelleria ed auspicano che il suo mandato possa essere segnato da ulteriori miglioramenti istituzionali e progressi. Cogliamo inoltre l'occasione per riconoscere gli sforzi importanti condotti dal Capo della Cancelleria uscente, la Sig.ra Silvana Arbia, finalizzati a soddisfare il bisogno primario di costituire una CPI più reattiva e più nota alle persone colpite da quei crimini che la Corte indaga e persegue.
Oggi, mentre la CPI sta entrando nel suo secondo decennio di esistenza, con otto casi pendenti di fronte ad essa, la Corte ha più che mai bisogno di avere una visione di se stessa come ente al servizio delle persone colpite dal conflitto e dai crimini di sua competenza. Il coinvolgimento delle vittime e delle popolazioni colpite nonchè una forte presenza sul campo nei paesi interessati sono cruciali per rafforzare l'impatto e l'efficienza della Corte, nonché per assicurare che lasci un'eredità positiva per la pace, la giustizia e lo stato di diritto. Estendiamo il nostro pieno sostegno al nuovo Capo della Cancelleria che coglie queste sfide, con la massima fiducia che costui darà la priorità a quegli sforzi necessari per rendere la sopra citata visione tangibile e reale e per permettere alla Corte una maggiore sensibilità nei confronti dei bisogni e delle aspettative di milioni di persone che sono alla ricerca di giustizia”.

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ONU: NPSG si congratula per l’adozione del trattato sul commercio delle armi
 

Il 3 aprile 2013, i governi alle Nazioni Unite hanno adottato con una maggioranza plebiscitaria il trattato sul commercio delle armi che regolerà la circolazione e l’esportazione delle armi convenzionali e aiuterà a prevenire la proliferazione in paesi dove la violenza armata provoca danni massicci e indiscriminati verso la popolazione civile, in particolare gruppi vulnerabili come donne e bambini.
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) si congratulano per l’adozione, dopo sette lunghi anni di negoziati, di questo fondamentale strumento che può arginare il flusso di armi verso paesi che potrebbero utilizzarle per commettere e favorire gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani, come crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio.
Dopo l’entrata in vigore del bando universale sulla produzione e l’uso delle munizioni a grappolo nel 2010, il trattato adottato oggi rafforza l’impegno internazionale per regolare il commercio delle armi con controlli obbligatori in linea con gli impegni internazionali in materia di diritti umani, diritto umanitario e diritto penale internazionale. Esortiamo tutti gli Stati a firmare, ratificare ed attuare il Trattato nel più breve tempo possibile, al fine di realizzare il suo pieno potenziale come strumento per proteggere i civili e per prevenire la sofferenza umana in futuro.
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 Eventi

Tunisia: KADEM e NPSG promuovono la partecipazione di avvocati e giovani per supportare gli sforzi nella lotta contro l'impunità
 

Il 28 marzo 2013, Al Kawakibi Centro per la Democrazia di Transizione (KADEM) e Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) in collaborazione con l’ordine degli avvocati di Tunisi, hanno concluso in Sfax, sud-est della Tunisia, una consultazione, con più di 40 avvocati, sulla giustizia di transizione e il disegno di legge che è attualmente in discussione presso l’Assemblea Costituente Nazionale. Quest’attività è stata seguita da un corso di formazione di due giorni, al quale prese parte un ristretto gruppo composto da 20 avvocati. Il corso si è focalizzato su vari aspetti della giustizia di transizione con particolare riguardo alle commissioni sulla verità. Gli avvocati sono soggetti chiave, poiché il supporto che possono offrire al processo di giustizia di transizione è fondamentale, tanto per garantire la sua legittimità che per favorire un’effettiva partecipazione di altri attori, come le vittime e i presunti colpevoli.
In aggiunta, sabato 30 marzo, KADEM e NPSG in collaborazione con l’iniziativa ‘One Hand Against Violence’ hanno tenuto una consultazione con un gruppo di circa 50 giovani a Tozeur, sud-ovest della Tunisia. Quest’attività prende spunto dal corso di formazione per giovani organizzato in Bizerte da KADEM e NPSG lo scorso febbraio. L’evento mirava a favorire il coinvolgimento dei giovani nello sviluppo dei meccanismi di giustizia di transizione, oltre che raccogliere le loro opinioni e aspettative sul tema. La loro partecipazione nel processo di giustizia di transizione è cruciale al fine di promuovere una nuova cultura basata sullo stato di diritto in un paese, come la Tunisia, che ha sofferto, per decadi, la  repressione da parte di un regime dittatoriale. Tutte queste attività sono state condotte sotto la guida dell’Accademia della Giustizia di Transizione.

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  • Ulteriori informazioni sul Progetto "Sostenere la transizione democratica in Tunisia attraverso la giustizia di transizione".