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dicembre 2012
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite mette universalmente al bando le Mutilazioni Genitali Femminili
 

Giovedì 20 dicembre 2012, durante la sua 67ma Sessione Ordinaria, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità (consensus) la risoluzione “Intensificare gli sforzi globali per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili”. La sua adozione riflette l’universale concordanza nel definire le mutilazioni genitali femminili (MGF) una violazione dei diritti umani, che tutti i paesi del mondo devono combattere attraverso “tutte le misure necessarie, incluse la promulgazioni e l’applicazione di leggi che proibiscano le MGF, che proteggano donne e bambine da questa violenza e pongano fine all’impunità di chi le pratica”.

L’adozione della Risoluzione rappresenta un cambiamento di grandissima portata del paradigma, assicurando la volontà politica di eliminare la pratica. Per più di due anni la Coalizione BanFGM ha lavorato affinchè le MGF siano riconosciute come una violazione dei diritti umani, la quale deve essere combattuta attraverso la promulgazione ed il rafforzamento di una legislazione che le bandisca. Durante questa perorazione, abbiamo ricevuto la collaborazione ed il supporto da parte di attivisti dei diritti umani, organizzazioni femminili, membri di parlamenti, rappresentanti di governi e privati cittadini provenienti da Africa, Europa e da tutto il mondo.

E così, mentre tutto il mondo celebra questo tanto atteso evento, desideriamo congratularci con te, perché questa è anche una tua vittoria, ottenuta grazie al tuo supporto alla Campagna ed alla tua firma all’Appello Internazionale per un Bando Universale delle MGF. Ci teniamo quindi a ringraziarti ancora una volta per il supporto conferito alla nostra Campagna e per aver contribuito a spingere il mondo sempre più vicino al giorno in cui le mutilazioni genitali femminili saranno una volta e per sempre eliminate.

L’adozione della risoluzione non rappresenta però la fine della nostra battaglia, bensì l’inizio di un nuovo capitolo nella lotta contro le MGF. È dunque compito degli stati e di noi tutti di lavorare insieme così che le donne di domani siano libere dalle mutilazioni genitali femminili.

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Guarda la Rassegna Stampa dedicata all'evento

L'orgoglio di aver difeso le donne
 

Ci sono voluti dodici anni di campagna e la straordinaria generosità d’impegno di molte persone, alcune attiviste altre con responsabilità istituzionali, perché il mondo riconoscesse che le mutilazioni genitali femminili, proprio perché lesive dell’integrità fisica e psichica della donna, con le note conseguenze sul piano sanitario e della vita sessuale, costituiscono una violazione dei diritti umani da prevenire e sanzionare penalmente.

Costruire il consenso politico e diplomatico attorno a questo risultato non è stato facile; non solo per la consueta reticenza di alcuni paesi sulle questioni che riguardano la garanzia dei diritti umani, ma anche per l'atteggiamento lassista di chi, in Occidente, confonde il rispetto delle tradizioni altrui con la compiacenza verso pratiche criminali dannose per la vita delle persone. Da Radicale sostengo da tempo che l'unico modo che abbiamo oggi, in una società sempre più interdipendente a livello globale, di creare i presupposti della pacifica e democratica convivenza dei popoli, non sia di chiudersi in un dato identitario, ma saper fare tesoro della ricchezza che culture diverse dalla nostra possono portare al vissuto di ciascuno. In altre parole, penso che nel XXI secolo dobbiamo imparare a vivere insieme nella diversità. Questo però non significa chiudere gli occhi dinanzi a comportamenti violenti che non hanno alcuna attinenza con la cultura, poiché impediscono il pieno sviluppo della persona privandola del controllo del proprio corpo, o rimanere sordi alle richieste di aiuto di chi non ha strumenti per difendersi perché non ha diritti di cui pretendere il rispetto.

Il voto di oggi alle Nazioni Unite, segna la vittoria del coraggio e della tenacia ed è un risultato di cui essere orgogliosi, in particolare noi italiani, cittadini ed istituzioni, che abbiamo contribuito più di chiunque altro a questa conquista di civiltà.

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Emma Bonino è Vice-Presidente del Senato della Repubblica e fondatrice di Non c'è Pace Senza Giustizia.

Mutilazioni genitali: Finalmente la condanna dell’Onu
 

“La lotta contro questa grave violazione dei diritti umani è stata senz’altro molto lunga e dura. Quello che all’inizio ci sembrava una cosa scontata, ovvero che le MGF fosse da riconoscere come una violazione dei diritti umani fondamentali, in primo luogo quello dell’integrità personale, si è invece rivelato essere una campagna molto difficile, ma forse, proprio per questo, ancora piu’ importante. È chiaro che nessuno qui all’Onu sostiene di essere a favore delle mutilazioni ma far passare il concetto che il problema non è soltanto una questione di salute pubblica o di igiene né solo di educazione culturale ma prima di tutto quello di schierare le Nazioni Unite in primo luogo, ma anche gli Stati e le istituzioni nella messa al bando delle mutilazioni è un passo essenziale e necessario per la loro eliminazione”.

“Ci sono stati senza dubbio negli anni precedenti Paesi che temevano che creando un nuovo ‘diritto’ che per noi è un diritto che già c’era (cioè non essere mutilate) avrebbero messo in difficoltà il proprio paese negli ambiti internazionali quando chiamati a rispondere della permanenza della pratica, ma le difficoltà sono state sopratutto di superare la barriera concettuale che vedeva le vittime delle mutilazioni come vittime di una disgrazia o malattia sostanzialmente inevitabile se non attraverso il convincimento interiore ed individuale di ognuna delle mutilatrici ma attraverso le leggi dello Stato che per quanto difficili da applicare in molti paesi comunque costituiscono una fonte di autorità normativa alternativa rispetto a quella della tradizione. Il paradosso è che le mutilazioni non avvengono perchè i genitori vogliono fare del male alle proprie figlie ma perché sono convinti che questo le offra un vantaggio sociale all’interno della loro comunità, per potersi sposare ‘meglio’ o per essere comunque accettate. Il cambio culturale passa necessariamente anche attraverso un cambio normativo dove la legge dello stato è norma che controbilancia le aspettative tradizionali”.

 

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Niccolò Figà-Talamanca è Segretario Generale di Non c'è Pace Senza Giustizia

 Eventi

Messa al bando universale delle Mutilazioni Genitali Femminili: dalla Decisione dell'Unione Africana alla Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
 

Nel luglio del 2011, in occasione del vertice dell'Unione Africana che si è tenuto a Malabo, Guinea Equatoriale, i capi di Stato africani hanno adottato una Decisione che chiedeva all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di mettere all'ordine del giorno una Risoluzione di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (MGF). La Decisione è stata un segno tangibile dell'impegno da parte dei governi che sono stati in prima linea nella lotta alle MGF in Africa.

Questo storico momento ha dato un impulso significativo alla Campagna Internazionale per una Risoluzione di messa la bando delle MGF da parte dell'Assemblea Generale, dopo l'importante tappa costituita dalla Conferenza di Ouagadougou del dicembre 2009, che si è tenuta con il patrocinio della First Lady del Burkina Faso, S.E. Chantal Compaoré. Da quel momento, a seguito anche di un rinnovato impegno degli Stati, manifestato in occasione della Conferenza Inter-Parlamentare di Dakar dell'aprile 2010, un gruppo ancora più ampio di attiviste ha duramente lavorato affinché la questione fosse portata in sede di Assemblea Generale, raccogliendo anche il sostegno di attivisti per i diritti umani, organizzazioni femminili, parlamentari e rappresentanti di governi africani ed europei.

In risposta alla Decisione adottata dall'Unione Africana a Malabo, il Gruppo dei Paesi Africani all'ONU si è mobilitato per dare attuazione alla volontà politica dei capi di Stato, premendo affinché la Commissione sullo Status delle Donne (CSW), riunitasi nel marzo 2012, adottasse una Decisione con cui raccomandava che la questione delle MGF, fino ad allora discussa solo in seno alla CSW stessa, venisse formalmente affrontata dall'Assemblea Generale sotto il capitolo "Promozione delle Donne". Nel luglio 2012, il Consiglio Economico e Sociale dell'ONU (ECOSOC) ha adottato la raccomandazione della CSW, chiedendo l'inserimento della questione delle mutilazioni genitali femminili nell'agenda della 67ª Assemblea Generale. Il 26 novembre 2012, il Comitato per gli Affari Sociali, Culturali e Umanitari (comunemente definito 3° Comitato) dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una bozza di Risoluzione dal titolo "Intensificare gli sforzi per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili", spianando la strada alla sua formale adozione da parte della 67ª Assemblea Generale.

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Scarica la brochure della Campagna BanFGM