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febbraio 2013
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Siria: la violenza non può essere riconosciuta come una via legittima al potere
 

Tra alcune settimane il mondo commemorerà un tragico e triste anniversario. Da dicembre 2010, la Primavera araba che ha preso vita in Tunisia si è diffusa nel Medio Oriente ed in Nord Africa, rovesciando dittatori e regimi corrotti che resistevano da decenni. A seguito di ciò, nel marzo 2011, la popolazione siriana ha tentato pacificamente e attraverso manifestazioni non violente e raduni di riconquistare i diritti fondamentali, civili e politici e la propria libertà. La repressione che ha fatto seguito, scatenata sulla popolazione della Siria da un regime tirannico, è senza precedenti e ha raggiunto un livello di violenza che raramente è stato registrato nella regione.
Il fallimento della comunità internazionale nel porre fine al conflitto dimostra l'urgente necessità di mettere a fuoco la sua strategia in materia di giustizia e di responsabilità e di sostenere la società civile all'interno della Siria nei suoi sforzi per affrontare le sfide di un post-Assad di transizione sulla base del rispetto dei diritti umani, dei valori democratici e dello Stato di diritto. La violenza non può essere riconosciuta come una via legittima per raggiungere  potere e influenza politica. Il circolo di impunità che sta devastando la Siria deve essere interrotto.
A questo proposito, un importante sviluppo è rappresentato dalla lettera consegnata al Consiglio di sicurezza dell'ONU il 14 gennaio 2013 dalla Svizzera in rappresentanza di altri 57 paesi, tra cui 5 attuali membri, permanenti o a rotazione, del Consiglio di Sicurezza - Australia, Francia, Lussemburgo, Repubblica di Corea e Regno Unito - che richiede il deferimento della situazione siriana alla Corte Penale Internazionale (CPI).

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Alison Smith è Consigliere Legale e Direttore del programma di Giustizia Penale Internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia; Gianluca Eramo è Coordinatore del programma MENA di Non c’è Pace Senza Giustizia; Greta Barbone è Coordinatrice del Progetto Tunisia, distaccata a Al-Kawakibi Democracy Transition Centre (KADEM)

 

NPSG esorta il Ciad a dimostrare il proprio impegno per la giustizia, non garantendo impunità al Presidente al-Bashir
 

Il 15 febbraio, il Presidente del Sudan Omar al-Bashir si è recato nella Repubblica del Ciad per partecipare al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Africa Centrale dedicato al tema della sicurezza nel Sahel, a seguito dell’invito ufficiale del Capo di Stato, Idriss Deby Itno. È la terza volta che il Presidente sudanese visita il Ciad mentre è soggetto ad un mandato di arresto internazionale. Il Ciad dovrebbe astenersi dall’offrire ospitalità a fuggitivi dalla Corte stessa, in spregio agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, ed invece ristabilire credibilità dei propri impegni a favore di giustizia e lotta contro l’impunità. Ospitando il Presidente al-Bashir e garantendogli una volta ancora l'impunità costituisce un ulteriore insulto per le vittime dei crimini per i quali è ritenuto uno dei maggiori responsabili.
Esortiamo, inoltre, la Corte e tutti gli Stati parte a pronunciarsi fermamente contro l’atteggiamento del Ciad di accogliere il Presidente del Sudan. L’attuazione delle decisioni della CPI dipende dalla cooperazione degli Stati Parte. La Corte dovrebbe quindi mostrare, in assenza di questo supporto da parte degli Stati, una pronta risposta, usando tutti i mezzi a disposizione. La Corte e gli Stati membri, nonchè il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dato che proprio quest’ultimo ha deferito la situazione alla CPI, dovrebbero essere pronti ad adottare tutti i provvedimenti appropriati.

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Libia: NPSG sostiene la dichiarazione congiunta di ONG locali per una transizione pacifica in occasione dell'anniversario della rivoluzione
 

In una dichiarazione diffusa e sostenuta da NPSG, 20 organizzazioni della società civile libica hanno richiamiato tutti gli attori della società civile ad una commemorazione pacifica e non violenta in occasione del secondo anniversario della rivoluzione. Infatti, durante gli ultimi mesi sono accaduti molti fatti, che hanno generato un senso di insicurezza in tutto il paese, rendendo più difficoltoso il periodo di transizione in corso.
Le organizzazioni provenienti da diverse città del paese (Bengasi, Misurata, Sebha, Tripoli e Zawia) hanno sottolineato l'importanza storica della sfida che la Libia si trova ad affrontare in materia di giustizia di transizione, e hanno espresso la loro determinazione a sostenere questo processo al fine di raggiungere una pace duratura e la riconciliazione nel paese.
Nel quadro del programma “Sostenere la transizione democratica della Libia attraverso giustizia ed accountability”, NPSG ha tenuto una serie di incontri e atelier di formazione con i rappresentanti della società civile a Bengasi, Misurata, Tripoli e Saba per generare discussioni sulle necessità e le percezioni del processo di giustizia di transizione nel paese. NPSG è al fianco dei partner libici nelle loro dichiarazioni richiamando a manifestazioni pacifiche, e si impegna a fornire supporto al processo di giustizia di transizione in Libia e alla sua democrazia emergente.

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Tunisia: il governo deve accertare le responsabilità dei colpevoli della recrudescenza dello scontro politico
 

Il 9 febbriaio, Chokri Belaid, una delle personalità politiche più in vista dell'opposizione in Tunisia e leader della Coalizione del Fronte Popolare, è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco questa mattina di fronte alla sua casa a Tunisi. Non c'è Pace Senza Giustizia ed il Partito Radicale condannano fermamente questo episodio tragico che costituisce solo la punta dell'iceberg di una situazione politica in continuo deterioramento.
Negli ultimi mesi, la scena politica tunisina è stata caratterizzata da un crescente livello di violenza ed intimidazione nei confronti dell'opposizione politica e dei difensori per i diritti umani, ed il Governo non è stato sempre chiaro sulla necessità di giustizia nei confronti dei sospetti criminali. Questo messaggio ambiguo ha solamente esacerbato il clima generale, rendendo gli individui più violenti ed aggressivi poiché si sentono protetti dalla cultura dell'impunità.
Esortiamo il Governo a portare di fronte alla giustizia i responsabili di tutti gli atti criminali commessi in Tunisia e ad effettuare indagini complete ed imparziali sull'omicidio di Chokri Belaid. Solo la giustizia ed il rispetto per lo stato di diritto possono fermare l'attuale spirale di violenza che si sta creando nel paese. Al contrario, l'impunità non farebbe altro che gettare ulteriore benzina sul fuoco.

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 Eventi

Tunisia: NPSG incoraggia la partecipazione giovanile alla giustizia di transizione
 

Il 7-8 febbraio 2013 si è tenuto a Bizerte, Tunisia, un corso di formazione per giovani, organizzato dall’associazione “Bus Citoyenne”, il Kawakibi Democracy Transition Center (KADEM), Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) e l’UNDP (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo). Il corso è stato organizzato nell’ambito dell'Accademia per la Giustizia di Transizione ed ha coinvolto un gruppo di giovani tra i 20 e i 30 anni, provenienti da diversi governatorati e città di tutto il paese, compresi Ben Arous, Gafsa, Hidra, Jendouba, Monastir, Nabeul, Seliana, Sfax, Sidi Bouzid, Sousse e Tunisi.
Questo incontro di formazione è stato disegnato per rafforzare la loro conoscenza sulla giustizia di transizione e le possibilità di partecipazione ai relativi meccanismi, nonchè per spiegare la relativa proposta di legge che è stata sottoposta all'approvazione dell'Assemblea Nazionale Costituente. Nonostante i giovani costituiscano un settore fondamentale della società e in loro risiedano le più grandi speranze per la creazione di una società più giusta e democratica, sono troppo spesso poco coinvolti nei processi di giustizia di transizione. Il loro coinvolgimento in tali meccanismi è cruciale per fare in modo che una nuova cultura basata sullo stato di diritto fiorisca in un paese che ha vissuto decenni di regime dittatoriale.

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Riunione ad alto livello su MGF/Roma: dichiarazione finale esorta a tradurre in atto la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili adottata dall’ONU
 

Il 5 febbraio si è chiusa la conferenza internazionale « Ban FGM - Si' al diritto, no all'impunità » con l’adozione per consenso di una dichiarazione finale richiedendo a tutti gli Stati del mondo ad impegnarsi politicamente per dare concrettezza alla risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu sulla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (A/RES/67/146), adottata il il 20 dicembre 2012.
La riunione è stata organizzata a Roma dall’associazione radicale Non c'è Pace Senza Giustizia e dal Partito Radicale, con il sostegno del Ministero degli Esteri e dell'ENI.
Alla riunione ad alto livello, ospitata dal Senato della Repubblica per la sessione inaugurale e dalla Farnesina per le conclusioni, hanno preso parte, oltre a rappresentanti di governo italiani di primo piano come il Primo Ministro Mario Monti, il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata ed il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, anche le First Ladies del Burkina Faso e della Guinea, nonché ministri, parlamentari ed esponenti della società civile provenienti da 18 paesi africani.

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