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giugno 2017
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Non c'è Pace Senza Giustizia saluta con gratitudine Simone Veil
 

Oggi viene a mancare una donna la cui vita ha incarnato campagne d'importanza capitale per l'affermazione del diritto e la conquista di spazi di libertà e di responsabilità individuali.
 
Simone Veil, che ha vissuto sulla propria pelle il dramma della Shoah, è stata una grande sostenitrice della lotta all'impunità e dell'istituzione della Corte Penale Internazionale, accettando nel 2008 di assumere la presidenza del fondo istituito dalla Corte e destinato alle vittime in contesti di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. 
 
Da ministro della Sanità ha dato vita alla riforma che ha condotto all'introduzione in Francia di una legge che depenalizzasse l'interruzione volontaria di gravidanza. Tutti ricordano con emozione le parole sulla drammaticità della scelta per una donna di ricorrere all'aborto, pronunciate il 26 novembre 1974 davanti a una Assemblea Nazionale costituita per la quasi totalità di uomini.
 
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Iraq: leader europei per il supporto ai processi di transizione post-ISIS
 

La conferenza “Ninive dopo l'ISIS: la risposta europea”, organizata il 6 giugno al Parlamento europeo per discutere la situazione post-ISIS in Iraq è terminata con un generale consenso su un ampio apparato di misure e azioni per far tornare gli sfollati nelle loro case e iniziare la ricostruzione. Tenendo presente che l’imminente caduta di Mosul non significa “Game Over” per le Istituzioni Europee e gli stati membri, la conferenza ha sviluppato sette priorità principali per l’Europa e le autorità irachene per la fase “post-ISIS” del conflitto in Iraq. 
 
La conferenza è stata ospitata dai Membri del Parlamento Europeo Ana Gomes e Elmar Brok e organizzata in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), l’Institute for International Law and Human Rights (ILHIR), la Konrad-Adenauer-Stiftung, l’Organizzazione dei Popoli e delle Nazioni non Rappresentati (UNPO) e Minority Rights Group International (MRG).
 

La conferenza ha riunito alti rappresentanti del Governo Iracheno, della regione autonoma del Kurdistan iracheno, delle Nazioni Unite, delle Istituzioni Europee, parlamentari europei e iracheni, e rappresentanti della società civile irachena.

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 Eventi

Conferenza “Tortura: mettere a tacere gli attivisti anti-schiavitù di IRA Mauritania”
 

Il 29 giugno 2017, IRA Mauritania ha organizzato un dibattito al centro Rosocha a Bruxelles dal titolo “Tortura: mettere a tacere gli attivisiti anti-schiavitù di IRA Mauritania”.  All’evento, hanno partecipato diversi rappresentanti di IRA Mauritania, tra cui Biram Dah Abeid, Presidente di IRA-Mauritania, Hamady Lehbous, portavoce di IRA-Mauritania, Khatri Rahel Mbareck, coordinatore del comitato per la pace, Jemal Samba Beylil, membro dell’ufficio Riadh, Abdallahi Abou Diop, membro dell’ufficio Riadh e Mariem Mint Cheikh Dieng, una delle principali figure femminili nella lotta contro la schiavitù in Mauritania. La Conferenza ha inoltre goduto del contributo di Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace senza Giustizia.
 
L’evento si è tenuto con lo scopo di accrescere la consapevolezza sul tema della schiavitù e discutere dell’arresto di 13 membri di IRA Mauritania in occasione di una protesta organizzata il 29 giugno 2016 contro l’espropriazione forzata di alcune famiglie da una baraccopoli nel quartiere di Ksarn a Nouakchoutt, capitale della Mauritana.
 
Secondo la testimonianza del Presidente di IRA Mauritania e dei membri del movimento, l’arresto è avvenuto a due settimane dalla dimostrazione. Jemal Samba Beylil è stato arrestato nel suo negozio, mentre i suoi colleghi, Abdallahi Abou Diop e Khatri Rahel Mbareck, sono stati arrestati dalla polizia; alcuni testimoni l’hanno descritta come “una di quelle scene che si vedono nei film d’azione”.
 
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Lancio pubblico del rapporto “L'Iraq al bivio: il futuro delle minoranze dopo ISIS”
 

L'Iraq al bivio: il futuro delle minoranze dopo ISIS” (Crossroads: The Future of Iraq’s Minorities after ISIS) documenta come, nonostante possa sembrare che le forze dell’ISIS siano state respinte da molte aree che fino a poco tempo fa erano sotto il loro controllo, il futuro delle minoranze in Iraq è ben lungi dall’essere assicurato. Tra rivendicazioni incrociate sul possesso delle terre, la proliferazione di milizie armate a gravi abusi dei diritti umani perpetrati da tutti i belligeranti, le minoranze etniche e religiose, decimate dai terroristi già prima della caduta di Mosul, gli indizi sembrano suggerire che le persecuzioni e le discriminazioni continueranno anche dopo la sconfitta dell’ISIS.
 
Il rapporto, inoltre, avanza 63 raccomandazioni specifiche al governo dell’Iraq, al Governo Regionale del Kurdistan e alla comunità internazionale che possono affrontare la crescente e atroce crisi umanitaria e iniziare a fornire aiuto alle vittime, processare i responsabili dei crimini e costruire un quadro politico sostenibile in modo che le famiglie possano riprendere la loro vita in pace.
 
Il rapporto è una pubblicazione congiunta elaborata dall’Institute of International Law and Human Rights (IILHR), Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), Minority Rights Group International (MRG)  e l'Unrepresented Nations and Peoples Organisation (UNPO).
 
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