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luglio 2017
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Giornata della Giustizia Penale Internazionale: NPSG chiede un maggiore impegno nella lotta contro l’impunità
 

Lo scorso anno è stato particolarmente arduo sia per la giustizia internazionale che per la Corte Penale Internazionale essendo stato teatro di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidi, iniziati e continuati ad essere perpetrati in numerosi paesi e colpendo le popolazioni più vulnerabili del mondo. In particolare, durante la seconda meta del 2016, tre stati membri dello Statuto di Roma hanno formalmente dichiarato la loro intenzione di recedere dallo Statuto della Corte e, contemporaneamente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha continuato a rimanere arenato nello sviluppo di una concreta contro misura ai crimini commessi in Siria, nonostante i tremendi eventi che stavano accadendo ad Aleppo.
 
Queste due situazioni sono anche diventate occasioni che hanno portato la comunità internazionale a mobilitarsi per chiedere giustizia e schierarsi dalla parte delle vittime. Durante l’annuale Assemblea  degli Stati membri della Corte Penale Internazionale, nel Novembre del 2016, gli Stati membri hanno colto l’occasione per ribadire il loro forte supporto per la CPI e, in generale, per la giustizia internazionale, dichiarando che non permetterebbero che i principi sui cui lo Statuto di Roma si fonda siano sacrificati a causa dell’ostruzionismo politico. 
 
Il mese successivo ha visto l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, guidata dal Liechtenstein, iniziare ad agire in Siria laddove il Consiglio di Sicurezza ONU era stato incapace di farlo e creando il cosiddetto Meccanismo Internazionale, Imparziale e Indipendente (IIIM o Meccanismo) per supportare le investigazioni e la prosecuzione dei crimini commessi in Siria. Nonostante sia un piccolo passo, questa è stata la prima azione concreta presa dall’intera comunità internazionale per iniziare il percorso verso l’identificazione dei crimini commessi in Siria e le relative riparazioni per le vittime.
 
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Bahrein: NPWJ condanna con forza il processo farsa e la pena detentiva contro Nabeel Rajab
 

Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) condanna con forza la decisione della Sezione Penale del  Tribunale di primo grado del Bahrein per aver condannato Nabeel Rajab, in contumacia, a due anni di reclusione per le interviste che ha condotto tra il 2015 e 2016. Esprimiamo la nostra immutata solidarietà e supporto per Rajab, che ha ininterrottamente portato avanti proteste pacifiche e combattuto per un sistema politico in Bahrain che sia giusto e democratico.
 
La scioccante decisione di ieri non è altro che un altro esempio dell’implacabile determinazione delle autorità del Bahrain a criminalizzare la libertà di parola e silenzio e a soffocare ogni pacifico dissenso attraverso un abuso di processi e, infine, usando impropriamente il potere giudiziale e dei poteri della polizia. Gli atti allegati alle accuse contro Rajab non solo non sono riconducibili a alcun illecito penale secondo il diritto internazionale dei diritti umani, ma sono anche una minaccia al pacifico godimento della libertà di espressione, diritto protetto a livello internazionale, e, più in generale, alla promozione e la protezione dei diritti umani.
 
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CPI / Sudafrica: la Corte conferma l’inadempimento dell'obbligo di arrestare il presidente Al Bashir
 

« Siamo lieti che con la decisione presa oggi, la CPI abbia risolto la faccenda » ha dichiarato Alison SmithDirettrice del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia. « Per noi, è sempre stato ovvio che il Sud Africa stesse violando l’ obbligo di arrestare il Presidente al-Bashir e di consegnarlo alla CPI affinchè fosse processato. Non c’è mai stato un conflitto di leggi: lo Statuto di Roma, il diritto internazionale consuetudinario ed anche il diritto nazionale del Sud Africa sono chiari sul fatto che l’immunità dei Capi di Stato, non si applica ai crimini  di diritto internazionale, specialmente quando i mandati di arresto sono rilasciati dalla Corte dell’Aia. »
 
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 Eventi

Conferenza “Tortura: mettere a tacere gli attivisti anti-schiavitù di IRA Mauritania”
 

Il 29 giugno 2017, IRA Mauritania ha organizzato un dibattito al centro Rosocha a Bruxelles dal titolo “Tortura: mettere a tacere gli attivisiti anti-schiavitù di IRA Mauritania”.  All’evento, hanno partecipato diversi rappresentanti di IRA Mauritania, tra cui Biram Dah Abeid, Presidente di IRA-Mauritania, nonchè Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace senza Giustizia.
 
L’evento si è tenuto con lo scopo di accrescere la consapevolezza sul tema della schiavitù e discutere dell’arresto di 13 membri di IRA Mauritania in occasione di una protesta organizzata il 29 giugno 2016 contro l’espropriazione forzata di alcune famiglie da una baraccopoli nel quartiere di Ksarn a Nouakchoutt, capitale della Mauritana.
 
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Conferenza “Ninive dopo l'ISIS: la risposta europea”
 

La conferenza “Ninive dopo l'ISIS: la risposta europea”, organizata il 6 giugno al Parlamento europeo per discutere la situazione post-ISIS in Iraq è terminata con un generale consenso su un ampio apparato di misure e azioni per far tornare gli sfollati nelle loro case e iniziare la ricostruzione. Tenendo presente che l’imminente caduta di Mosul non significa “Game Over” per le Istituzioni Europee e gli stati membri, la conferenza ha sviluppato sette priorità principali per l’Europa e le autorità irachene per la fase “post-ISIS” del conflitto in Iraq. 
 
La conferenza è stata ospitata dai Membri del Parlamento Europeo Ana Gomes e Elmar Brok e organizzata in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), l’Institute for International Law and Human Rights (ILHIR), la Konrad-Adenauer-Stiftung, l’Organizzazione dei Popoli e delle Nazioni non Rappresentati (UNPO) e Minority Rights Group International (MRG). L'evento ha riunito alti rappresentanti del Governo Iracheno, della regione autonoma del Kurdistan iracheno, delle Nazioni Unite, delle Istituzioni Europee, parlamentari europei e iracheni, e rappresentanti della società civile irachena.
 
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