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marzo 2012
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Coalizione BanFGM: la Decisione del CSW è un importante passo avanti nella campagna per l'adozione di una risoluzione dell'Assemblea Generale dell’ONU per un bando universale delle MGF
 

Tra i risultati più significativi della 56ma sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne dell’ONU (CSW), che si è conclusa ieri, vi è anche la Decisione che richiede ufficialmente che il tema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) sia preso in considerazione dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel corso della prossima 67ma sessione, come parte dell'ordine del giorno relativo al tema “Avanzamento delle donne”. La Decisione del CSW è il risultato della forte leadership e determinazione che il Gruppo Africano ha esercitato sull’ONU per richiamare l'attenzione internazionale sul tema delle MGF, e segue la Campagna per una Messa al Bando Universale delle MGF promossa dalla coalizione in continua espansione, formata da Non C'è Pace Senza Giustizia (NPSG), il Comitato Inter-Africano sulle Pratiche Tradizionali che affiggono la salute di Donne e Bambini (IAC), Euronet-FGM e le ONG LaPalabre, Manifesto99 e d Equality Now.

Oltre alla storica Decisione adottata dai Capi di Stato africani nel corso della riunione dell'Unione Africana che si è svolta a Malabo nella Guinea Equatoriale, nel luglio 2011, la Decisione del CSW rappresenta un passo cruciale nella Campagna internazionale per favorire una leadership globale nella lotta contro le MGF, in quanto violazione sconcertante e su larga scala dei diritti fondamentali di donne e bambine. E' giunto il momento per tutti gli Stati di assumersi la responsabilità e dare ascolto alle voci di innumerevoli gruppi a difesa dei diritti umani, associazioni femminili e sostenitori che combattono una battaglia giornaliera per affrontare e porre fine a questa dolorosa pratica.

Non c'è Pace Senza Giustizia, insieme agli altri membri della Coalizione BanFGM, confidano che l'Assemblea Generale dell’ONU adotti entro la fine di quest'anno, nel corso della sua 67ma sessione, una Risoluzione che metta al bando le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo, che dimostrerebbe il forte impegno della comunità internazionale nella protezione dei diritti umani, ed in particolare di quelli di donne e bambine.

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Caso Lubanga: la prima sentenza della CPI rappresenta una decisione cruciale per la tutela dei diritti dei bambini
 

Il 14 marzo 2012, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso la sua prima sentenza contro Thomas Lubanga Dylo, fondatore ed ex Comandante in Capo delle Forze Patriottiche per la Liberazione del Congo (FPLC) e fondatore dell'Unione Patriottica Congolese. Lubanga è stato riconosciuto colpevole del crimine di guerra consistente nell'aver reclutato ed impiegato bambini di età inferiore ai 15 anni nei ranghi delle FPLC e di averli usati per la partecipazione attiva nelle ostilità nel periodo da settembre 2002 ad agosto 2003.

La prima sentenza della Corte Penale Internazionale (CPI) rappresenta una pietra miliare della sua recente storia così come una decisione cruciale nel riconoscimento dei diritti dell'infanzia, dal momento che questa è stata la prima storica occasione in cui il crimine di guerra, di arruolamento e impiego di bambini soldato per la partecipazione attiva in un conflitto armato, è stato oggetto di un processo davanti alla CPI. Questa decisione contribuisce ad inviare un messaggio deterrente ed inequivocabile a tutti coloro che ancora arruolano e sfruttano bambini soldato in conflitti armati, o che pensano ancora di poterlo fare. Questo processo potrebbe consolidare la volontà politica degli Stati di ratificare ed attuare il Secondo Protocollo Opzionale della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo, che potrebbe a sua volta preparare il terreno perché la soglia massima di età per l'arruolamento e l'impiego dei bambini sia innalzata a 18 anni. Da lodare il fatto che la Corte abbia assicurato un ruolo centrale alle vittime nel processo. Incoraggiare la partecipazione delle vittime nei procedimenti è, per la Corte, anche un importante mezzo per soddisfare quello che è un aspetto fondamentale del suo ruolo, ovvero trasmettere un senso di giustizia e attribuzione delle responsabilità alle vittime dei crimini che essa indaga e persegue.

Tuttavia, come puntualizzato dalla Prima Camera Penale della CPI, possono essere espresse delle preoccupazioni legittime riguardo la strategia investigativa impiegata dall’ufficio del Procuratore, basata sull'erronea convinzione che la Corte non abbia bisogno di una presenza sul campo e che possa condurre il proprio lavoro da L'Aja. Il numero molto limitato di accuse a carico di Thomas Lubanga Dyilo e, soprattutto, il fatto che l'accusa non abbia rappresentato adeguatamente la natura e l'ampiezza dei crimini realmente commessi dai gruppi armati sotto il suo comando, in particolare violenze di genere, sono ulteriori conseguenze dell'illusoria convinzione che la Corte possa svolgere il proprio lavoro senza un'adeguata presenza sul campo. Come osservato correttamente dal Collegio Giudicante, questo ha comportato un'abdicazione di fatto della responsabilità investigativa a favore di altri, nonché una perdita di tempo, risorse e credibilità, che si sarebbero potute evitare se gli investigatori della Corte avessero speso sufficiente tempo sul campo, stabilendo anche un rapporto stabile con difensori di diritti umani sul terreno.

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Il bando universale delle mutilazioni genitali femminili è un obiettivo a portata di mano
 

L' 8 marzo il mondo ha celebrato la Giornata Internazionale della Donna, ricordando le conquiste che le donne hanno raggiunto nel corso della storia ed in tutto il mondo. I partner della Coalizione BanFGM hanno colto questa appropriata occasione per ricordare, attraverso una op-ed firmato da Niccolò Figà-Talamanca, Khady Koïta e Demba Traoré* e pubblicato sui quotidiani Le Soir (Belgio), Slate Afrique, Afrique Echos, e The Daily Monitor (Uganda), che,in tutto il mondo, milioni di donne e ragazze convivono ancora con la minaccia o le conseguenze di dannose pratiche tradizionali che violano il loro fondamentale diritto all'integrità psicofisica. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono tra le più diffuse e sistematiche di queste violazioni, e troppo spesso restano impunite dietro il pretesto del rispetto per le diverse norme culturali.

Nonostante i cambiamenti positivi raggiunti negli ultimi anni, restano ancora molte sfide ad ostacolare uno sforzo coordinato in grado di liberare il mondo da questa diffusa ed evidente violazione dei diritti umani, che richiede di essere affrontata attraverso una forte leadership globale se davvero vogliamo relegarla, una volta per tutte, ai libri di storia, ai quali solo può appartenere.Per rispondere a questa sfida, una coalizione in constante espansione composta da Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), il Comitato Interafricano contro le Pratiche Tradizionali nefaste per la salute di donne e bambini (CIAF), la rete Euronet-FGM, nonché le ONG La Palabre e Manifesto99, hanno fatto convergere i loro sforzi in una campagna internazionalevolta a promuovere l'adozione, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di una Risoluzione che vieti le MGF a livello universale ed in maniera esplicita.

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*Niccolò Figà-Talamanca è Segretario Generale di Non c'è Pace Senza Giustizia (www.npwj.org/it)

 Khady Koïta è Presidente della ONG senegalese “La Palabre” (www.la-palabre.org)

 Demba Traoré è Avvocato ed ex-Parlamentare del Mali, nonché neo-eletto Segretario Generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (www.radicalparty.org)

 Eventi

Incontro con l'Imam Cissè sulla Campagna BanFGM
 

Il 16 marzo 2012 Non C'è Pace Senza Giustizia ha organizzato un incontro con l'Imam Cissè, fondatore dell'associazione Fondation Djigui la Grande Esperance, che ha sede ad Abidjan, Costa d'Avorio, e attivista influente e molto rispettato che lavora instancabilmente per sensibilizzare tutte le fasce della società ivoriana ed eliminare finalmente le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF). Egli ha fatto parte della delegazione della Coalizione BanFGM che ha partecipato alla 56ma sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne delle Nazioni Unite (Conference on Status of Women – CSW), tenutasi a New York, per sostenere l'adozione da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU di una risoluzione che metta universalmente al bando le MGF.

Nel corso della discussione l'Imam ha sottolineato che le MGF sono una violazione dei diritti umani che ha origine unicamente da costumi e tradizioni locali, e non dalla religione. Anche se in Costa d'Avorio questa pratica è stata legalmente bandita sin dal 2008, l'instabilità politica ha proibito l'effettiva attuazione della legge, con la conseguenza che gli autori rimangono impuniti e la pratica delle MGF resta ancora enormemente diffusa. Nonostante ciò, i risultati dei suoi sforzi, e con lui di tutti i volontari che fanno parte della Fondazione, sono stati rilevanti: la creazione di una rete che unisce leader locali e religiosi impegnati per l'abolizione delle MGF; la fine del tabù che in passato circondava l'attività di lotta alle mutilazioni; l'educazione, tramite l'inserimento del tema delle MGF nei curricula della Facoltà di Medicina della Costa d'Avorio; ed infine la mobilitazione dei media, compresa l'istituzione di una radio della Fondazione che trasmette 24 ore su 24, per mostrare al pubblico la realtà ingiusta ed illegale che sta dietro alle MGF.

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Tunisia / Accademia di Giustizia Transitoria: Training dei Membri dell'Assemblea Costituente e del Ministero, per supportare la costruzione di un futuro basato su meccanismi di accountability
 

Dal 12 al 13 marzo 2012, Al-Kawakibi Democracy Transition Center (KADEM) in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia e Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (GIZ) ha organizzato un training di due giorni sulla giustizia di transizione, nell'ambito dell'Accademia di Giustizia Transitoria.

Il corso era indirizzato a membri dell'Assemblea Costituente e del Ministero di Diritti Umani e Giustizia Transitoria, che discuteranno a breve un disegno di legge sulla giustizia di transizione e su come includere questo tema nella Costituzione. Il training ha offerto l’occasione di evidenziare i bisogni e le opportunità emergenti nel contesto tunisino. Si è inoltre focalizzato sulle lezioni apprese e gli esempi di best practice, forniti da altri paesi e rilevanti per il caso specifico della Tunisia.

Il 6 marzo 2012, è stato organizzato a Tunisi (Tunisia) un Seminario di una giornata sul tema della giustizia transitoria, nell’ambito dell’Accademia di Giustizia Transitoria. Il Seminario ha coinvolto 50 partecipanti, inclusi giudici e membri delle Commissioni Nazionali d'Inchiesta su Abusi, Appropriazione Indebita e Corruzione, membri dei Ministeri della Giustizia, Diritti Umani e Giustizia Transitoria e della Polizia, professionisti legali, notai, accademici, rappresentanti dei media e della società civile.

Tali iniziative, ma anche tutti gli eventi organizzati nell'ambito dell'Accademia, sono pensati per rafforzare la conoscenza, nei principali stakeholders e attori della giustizia transitoria, tramite una maggiore sensibilizzazione su tale argomento ed il rafforzamento delle capacità di advocacy politica degli attori chiave, e del loro ruolo dinamico nel supporto ai processi di giustizia transitoria. Tale iniziativa congiunta contribuirà a favorire un ampio coinvolgimento di politici e decision-maker e a dare maggiore slancio per l'istituzione di una Commissione Nazionale sulla Giustizia di Transizione che affronti le violazioni avvenute durante il precedente regime autoritario.

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Conclusione positiva della Conferenza su “Giustizia Transitoria in Tunisia: per un Processo Partecipativo e Consultivo
 

Dal 7 al 9 marzo 2012, una Conferenza su “Giustizia Transitoria: per un processo partecipativo e consultivo”, organizzata dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), il Centro Internazionale per la Giustizia Transitoria, l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani e Al Kawakibi Democracy Transition Center (KADEM), in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), si è tenuta a Tunisi, Tunisia.

La Conferenza, a cui hanno partecipato circa 160 persone, era destinata a contribuire alle consultazioni con il pubblico in Tunisia in materia di giustizia transitoria, con il supporto di know-how straniero. Nel corso della Conferenza, attenzione particolare è stata dedicata anche alla necessità di mettere in atto un'energica strategia di comunicazione ed una campagna di outreach per coinvolgere anche le vittime e la popolazione nel tessuto del processo di giustizia transitoria in Tunisia.

Il Ministro tunisino per la Giustizia Transitoria e i Diritti Umani, S.E. Samir Dilou, ha inaugurato la Conferenza annunciando che ad aprile lancerà un dialogo nazionale per consultare la popolazione tunisina in merito alle proprie opinioni ed aspettative sulla giustizia transitoria. Come sottolineato da Mohsen Marzouk, Presidente di KADEM, la consultazione nazionale dovrebbe coinvolgere tutti gli stakeholder, di tutte le regioni del paese, incluse le aree più marginalizzate. La relazione finale, adottata per consensus, costituisce una valida base per proseguire le consultazioni nel Paese così da identificare gli obiettivi ed i diversi meccanismi e misure che meglio si adattano alle specifiche esigenze di accountabilty della Tunisia.

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