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marzo 2013
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Siria: Dawlaty e NPSG convocano una riunione tra esperti per discutere la giustizia di transizione
 

Gli attivisti siriani giocano un ruolo fondamentale nel garantire che il futuro della Siria sia definito da istituzioni che abbraccino i principi di democrazia e pluralismo, che offrano riparazioni e attribuzione delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani e che promuovino la riconciliazione. L’organizzazione siriana per i diritti umani Dawlaty insieme a Non c’è Pace Senza Giustzia sono impegnati in un programma di formazione per gruppi della società civile siriana attivisti nell’ambito dei diritti umani per promuovere la cultura della responsabilità che racchiude i principi di giustizia di transizione che possono aiutare a ripristinare la fiducia nelle istituzioni, offrire riparazioni e promuovere i concetti di pluralismo e stato di diritto.


Come parte del programma di formazione, Dawlaty ha organizzato una riunione tra esperti per affrontare le tematiche di giustizia di transizione e attribuzione delle responsabilità in collaborazione con Non c’è Pace Senza Giustizia e con il supporto della Fondazione Heinrich Böll il 22 e il 23 Marzo 2013 a Bruxelles. L’obiettivo dell’incontro era quello di mettere insieme le competenze per contribuire alla creazione di esperti specifici sulla Siria e materiali per la formazione della società civile siriana sulle tematiche di attribuzione delle responsabilità e giustizia di transizione. Tra i partecipanti c'erano esperti negli ambiti dei diritti umani, di giustizia di transizione e di attribuzione delle responsabilità, con conoscenze non sono solo accademiche bensì da esperienze in prima persona, avendo vissuto e partecipato in prima persona a processi di attribuzione delle responsabilità in molti paesi (in particolare nei loro paesi di origine), in cui massicce violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario hanno minacciato la sicurezza delle persone e minato lo stato di diritto.

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I giovani della Libia fanno sentire la loro voce sulla Giustizia di Transizione
 

Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) e l'Unione della Gioventù Libica, in collaborazione con l'Ambasciata dei Paesi Bassi in Libia, hanno concluso con successo un evento di due giorni di formazione sulla giustizia di transizione dal titolo "Giustizia di Transizione: La Voce della Gioventù Libica" il 16-17 marzo 2013 a Tripoli. L'evento, che costituisce l'ultima parte del programma in corso di NPSG sulla giustizia di transizione in Libia "Sostenere la transizione democratica della Libia attraverso la giustizia e la responsabilità", ha visto la partecipazione sia di libici, rapresentati di tutte le diverse comunità della Libia che esperti di giustizia di transizione. Esperti internazionali provenienti da Argentina, Kosovo, Italia e rappresentanti della missione delle Nazioni Unite in Libia, insieme con le varie organizzazioni per i diritti umani in Libia, hanno fornito una panoramica del lavoro sulla giustizia di transizione che è già in corso in Libia.

I giovani della Libia hanno giocato un ruolo centrale nella rivoluzione vittoriosa del loro paese, e stanno ora mostrando la stessa determinazione a costituire una parte importante del suo futuro democratico. La giustizia di transizione è un passo fondamentale per garantire questo futuro democratico e eventi come questo continueranno a garantire che le voci dei giovani della Libia continuino ad essere ascoltate nel processo di sviluppo nel loro paese.

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Iraq: 25mo Anniversario del massacro di Halabja. NPSG ricorda le vittime del genocidio della Campagna Anfal in Iraq
 

Mentre il mondo ricorda la tragica eredità di Halabja, Non c'è Pace Senza Giustizia è onorata di unirsi alle vittime di questo terribile massacro che faceva parte di una grande campagna progettata dal regime Ba'athi per sterminare sistematicamente i curdi dall’Iraq. Riteniamo che il primo passo per un risarcimento delle vittime e dei sopravvissuti debba passare attraverso l’accettazione e il riconoscimento che la loro sofferenza non è il risultato di una calamità naturale, ma di una politica deliberata per conquistare e mantenere il potere attraverso attacchi diffusi e sistematici contro una popolazione civile da parte del precedente regime.
 
Nel 2008 il Consiglio Presidenziale Iracheno ha approvato la Risoluzione 26 ratificando una risoluzione parlamentare che condanna le operazioni Anfal attuate dalle forze irachene durante l’assolutismo di Saddam Hussein come un atto di genocidio contro il popolo curdo, seguita da una delibera analoga da parte del Supremo Tribunale Penale iracheno nel 2010. Cinque anni dopo, il movimento per riconoscere le esazioni perpetrate contro i curdi iracheni, quali ad esempio il genocidio, si è finalmente affermato sulla scena internazionale. Diversi paesi, tra cui il Canada, la Norvegia, la Svezia e il Regno Unito, hanno già iniziato a sostenere l'iniziativa attraverso i loro parlamenti.
 
Facciamo appello a tutti gli Stati, ma anche all'Unione Europea e alle Nazioni Unite, ad adottare misure simili per integrare e rafforzare questi segnali importanti di riconoscimento politico. Lo dobbiamo alle vittime e ai sopravvissuti e lo dobbiamo al futuro del Kurdistan, così che questi eventi e le responsabilità siano formalmente, giuridicamente e universalmente riconosciuti in modo che una storia condivisa del passato possa essere un forte scudo contro la ripetizione di tali atrocità, e in modo che alla frase troppo spesso usata "mai più" si possa dare un significato concreto.

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*Niccolò Figà-Talamanca è Segretario Generale di Non c'è Pace Senza Giustizia

CSW: NPSG richiede la piena implementazione della Risoluzione dell’ONU per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili
 

 

In occasione della 57ma sessione della Commissione sullo Stato delle Donne (Commission on Status of Women - CSW), che si è tenuta New York dal 4 al 15 marzo 2013, il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNNT) e Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) hanno depositato una dichiarazione scritta che sottolinea l’importanza del passo storico rappresentato dalla Risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (A/RES/67/146), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2012.
 
Una delegazione di NPSG e la Coalizione Ban FGM  ha preso parte ai lavori della 57ma sessione della Commissione per far avanzare ulteriormente la causa per la Risoluzione dell’Assemblea Generale la cui piena e completa implementazione, com’è stato sottolineato nella dichiarazione finale della Riunione di Alto Livello tenutasi a Roma il 4 e 5 febbraio 2013, richiede un impegno politico di tutti i paesi del mondo, partendo da quelli in cui le MGF vengono praticate.

La maggior parte dei paesi del mondo non ha una legislazione che protegga le donne e le bambine dalle MGF; dove le leggi sono state promulgate, spesso manca la volontà politica di farle rispettare. È quindi importante assicurare che la Risoluzione realizzi tutte le sue potenzialità come strumento concreto nella lotta contro le MGF e che rafforzi realmente la volontà di eliminare le MGF una volta per tutte.

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Risoluzione dell’Assemblea Generale (A/RES/67/146) adottata il 20 Decembre 2012: IngleseFrancese

 Eventi

Tunisia: l’Accademia per la Giustizia di Transizione potenzia le capacità di advocacy delle vittime
 

 

Il 16 marzo 2013, l’Associazione di Giustizia e Riabilitazione, il Al Kawakibi Democracy Transition Centre (KADEM) e Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) hanno concluso ad El Kaf, Tunisia, un corso di formazione per le vittime ed i rappresentanti di associazioni delle vittime. L’attività, che è durata tre giorni e si è tenuta all’interno dell’Accademia per la Giustizia di Transizione, ha riunito un gruppo di persone appartenenti a diverse divisioni amministrative e città del paese, incluse El Kef, Kairouan, Jendouba, Nabeul, Sidi Bouzid e Tunisi.
 
Le vittime e le loro famiglie hanno subito sofferenze dirette a causa delle violazioni che la giustizia di transizione mira ad affrontare e rappresentano, inoltre, gli stakeholders più rilevanti nell’ambito di qualsiasi processo di giustizia di transizione. Tuttavia, le vittime sono state storicamente poco coinvolte durante la progettazione dei programmi di giustizia di transizione e di riabilitazione e quindi spesso tale meccanismi non hanno raggiunto le aspettative previste. Per far sì che le vittime ottengano un ruolo attivo nel processo di sviluppo della giustizia di transizione, è necessario rafforzare le loro capacità di perorare la loro causa con tutti gli altri stakeholders affinché questi ultimi abbiano nella loro agenda tali bisogni e sul tavolo negoziale vi siano anche opinioni e preoccupazioni delle vittime stesse.

Il corso di formazione si è incentrato in particolare sul miglioramento delle conoscenze delle vittime e dei loro rappresentanti di tematiche riguardanti la giustizia di transizione e le loro capacità di patrocinio nei confronti di governi e di altri attori. I partecipanti hanno concluso che la costituzione di forme di organizzazione autonoma come reti e coalizioni riuscirebbero a massimizzare l’impatto di iniziative individuali, aumentando la loro efficacia. Ciò conferma anche le conclusioni raggiunte dalle vittime durante la consultazione tenuta da KADEM e NPSG nel corso di Dicembre 2012. Questi passi sono da considerarsi come molto importanti per l’ottenimento, da parte delle vittime, del diritto di partecipazione alle decisioni e ai processi che hanno un impatto diretto sulle loro vite.

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Ulteriori informazioni sul Progetto "Sostenere la transizione democratica in Tunisia attraverso la giustizia di transizione"

Giornata internazionale della donna: NPSG contribuisce all’Evento su “Pratiche Tradizionali Nefaste – Violenza contro le Donne e le Bambine”
 

L’8 marzo 2013, Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ha contribuito all’evento dal titolo “Pratiche Tradizionali Nefaste – Violenza contro le Donne e le Bambine”, ospitato dalla Rappresentanza Permanente della Germania presso le Nazioni Unite e da Forward Germany, in occasione della giornata internazionale della donna.
 
L’incontro, organizzato a margine della 57ma sessione della Commissione sullo Stato delle Donne, è stato finalizzato alla discussione di misure e strategie che devono essere implementate al fine di affrontare e portare a termine le pratiche tradizionali nefaste, come le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati, che costituiscono una violazione dei diritti umani commessa contro milioni di donne e bambine.
 
Alvilda Jablonko, Coordinatrice del Programma MGF di NPSG, sottolinea il significato della recente Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 67/146 adottata il 20 dicembre 2012 e volta a bandire universalmente le mutilazioni genitali femminili. La Risoluzione, adottata al culmine di un’intensa campagna di sensibilizzazione durata vari anni e promossa da un’ampia coalizione di ONG e attivisti per i diritti umani tra i quali anche NPSG, chiama tutti gli stati ad affrontare e prevenire questa violazione dei diritti umani attraverso “tutte le misure necessarie, comprese l’adozione e l’applicazione di legislazioni per bandire le MGF e proteggere le donne e le ragazze da questa forma di violenza, e per porre fine all’impunità”.

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