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marzo 2014
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

Insieme #withSyria: Possa il 2014 portare la fine della sofferenza
 

Il 15 marzo 2014 segna il terzo anniversario della crisi siriana, tre anni di insuccessi da parte del mondo nel fermare l’atroce sofferenza. Il 15 marzo 2014 segna il terzo anniversario da quando il popolo siriano ha fatto appello ad una maggiore libertà politica ed economica e ad un maggiore rispetto dei loro diritti umani. Invece di rispondere a questa richiesta con riforme, sono state adoperate una forza e un’oppressione brutale; ordinari cittadini sono stati uccisi dal loro stesso governo.
 
Non c’è Pace Senza Giustizia, Kirkayak Sanat Merkezi e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito commemorano questo terzo anniversario insieme al popolo siriano, sperando che questo sia l’ultimo anno, in cui la Siria continuerà a soffrire la repressione e la violenza degli anni precedenti.
 
Cogliamo quest’opportunità per appoggiare i nostri colleghi siriani nel sottolineare come è iniziata questa rivoluzione e quali sono i principi fondamentali che la sostengono, principi comuni a persone di tutto il mondo. Cogliamo quest’opportunità per rendere omaggio alle persone in Siria che, nonostante questi tre anni di violenza che hanno distrutto il paese, non hanno rinunciato a chiedere libertà, giustizia e democrazia. È semmai la comunità internazionale ad aver rinunciato al suo obbligo di proteggere il popolo siriano – prevenendo imprigionamenti, torture, stupri e omicidi che sono avvenuti regolarmente durante questi tre anni. La comunità internazionale deve fare di più e meglio nel 2014, così che il prossimo anno, questo giorno possa essere un giorno di festa e non di lutto.
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Giornata Internazionale della Donna: NPSG e SWN fanno omaggio al coraggio delle donne Siriane
 

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Non c’è Pace senza Giustizia e il Network delle Donne Siriane (Syrian Women’s Network) hanno tenuto una conferenza stampa a Gaziantrep, Turchia, intitolata: “8 Marzo 2014 per le Donne Siriane: libere dalla violenza, libere di costruire la democrazia”.
 
Dall’inizio della rivolta siriana, donne e bambini sono stati le principali vittime della crescente violenza. Nel Marzo 2011, le torture e uccisioni di diversi studenti universitari, che avevano scritto graffiti contro il governo, nella città di Daara, hanno scatenato la rivolta. Da allora, donne e bambini hanno sopportato il peso degli abusi e delle violazioni dei diritti umani, commessi in Siria, includendo stupro e altre violenze sessuali, evacuazione forzata, fame e blocchi all’interno delle città.
 
Lo scopo di questo evento era dare un tributo concreto al coraggio delle donne siriane e al loro ruolo significativo all’interno del movimento non-violento per una Siria libera, democratica ed inclusiva e mandare inoltre un messaggio di supporto e gratitudine per le donne siriane che lavorano nei diversi settori - umanitario, civile, politico – per porre fine alla brutale guerra e portare pace, attribuzione delle responsabilità e rinconciliazione nel Paese. È di cruciale importanza che coloro che hanno sofferto di più dal marzo 2011 vengano ascoltati e che le opinioni delle donne vengano riconosciute come fondamentali fattori per il futuro della Siria, dal momento che dovranno subire ulteriori repressioni venendo messe a tacere e segregate, in conseguenza alle dinamiche della guerra.
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Il Premio NPWJ per i Diritti Umani conferito a chi e' in prima linea contro i matrimoni precoci e forzati, al detenuto Francesco Morelli e alle donne siriane per il loro straordinario coraggio
 

Il 3 marzo 2014, si è tenuta la cerimonia di consegna del Premio No Peace Without Justice per i Diritti Umani, nella splendida cornice della Sala Zuccari al Senato della Repubblica, alla presenza del Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, ex Ministro degli Esteri Emma Bonino ed ex Ministro e della Giustizia Annamaria Cancellieri. Lo scopo del premio NPWJ per i Diritti Umani è incoraggiare e sostenere il lavoro di tutte quelle donne e uomini che si battono ovunque nel mondo per l'affermazione dello Stato di diritto, precondizione per l'esistenza stessa dei diritti fondamentali della persona.
 
La Giuria che ha selezionato i vincitori era composta da personalità italiane ed internazionali, incluso il Procuratore della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda; il Presidente del partito ghanese Convention People’s Party, Samia Nkrumah; il Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato Luigi Manconi; la Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini; e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi.
 
Ad aggiudicarsi il Premio, per la sezione internazionale, Qamar Naseem, rappresentante di Blue Veins, una organizzazione con sede a Peshawar, in Pakistan, che lavora sulla prevenzione dei matrimoni precoci e forzati nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa  e nelle aree tribali; e, per la sezione italiana, Francesco Morelli, detenuto in "articolo 21" che ha trascorso in carcere 12 anni e si è molto speso per far conoscere la vera realtà delle carceri italiane e delle pessime condizioni di vita di chi vi è detenuto. Un Premio Speciale è stato conferito alle donne siriane, per il coraggio dimostrato scendendo in piazza contro il regime di Assad e aver poi affrontato la violenza della guerra. Il premio è stato ritirato da Suhair Atassi, che fa parte della Coalizione Nazionale Siriana e ha trascorso un periodo in carcere durante le dimostrazioni del 2011, e Oula Ramadan, attivista per i diritti umani e componente del comitato di coordinamento della Syrian Women Initiative for Peace and Democracy.
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 Eventi

Siria: NPSG organizza corso di formazione per i formatori sulle violenze sessuali e di genere
 

“Spesso le donne hanno paura di parlare. Pensano che saranno marginalizzate dalla propria comunità e che quindi non avranno più fonti di reddito”. Queste sono le parole di un dottore del Dummar, un sobborgo di Damasco, secondo quanto riportato da irinnews.org, il notizario dell’Ufficio per gli Affari Umanitari dell’ONU. “Le donne pensano alle loro famiglie e ai loro bambini e decidono che è meglio soffrire in silenzio”.
 
Rompere il silenzio e facilitare l’inizio delle investigazioni per casi di violenza sessuale e di genere era uno dei principali scopi del corso di formazione per formatori sul tema della violenza sessuale e di genere, tenutosi a Gaziantep, Turchia, tra il 10 e 13 marzo 2014. Il corso di formazione è stato organizzato da Non c’è Pace Senza Giustizia in collaborazione con il Centro d’Arte Kirkayak (Kirkayak Art Center) e con l’Unità di Coordinamento dell’Assistenza (Assistance Coordination Unit), e con il supporto dei Ministeri degli Esteri italiano e britannico (Foreign Commonwealth Office).
 
La violenza sessuale e di genere continua ad essere un crimine non adeguatamente riportato, ma comunque devastante sia in tempi di pace sia di guerra. Una delle più importanti attività che la comunità internazionale può svolgere per fermare questo crimine è aiutare e supportare le attività di monitoraggio e documentazione degli attivisti Siriani e delle ONG, che lavorano in Siria e nei paesi confinanti. Inoltre è fondamentale costruire un sistema di attribuzione della responsasibilità, in modo che i colpevoli siano sottoposti alla giustizia e che le esperienze delle donne e dei bambini non vengano dimenticate una volta terminato il conflitto.
 
Oltre a questo scopo ampio e di lungo termine, il corso di formazione aveva due specifici obbiettivi: in primo luogo quello di formare delle capacità e aumentare la conoscenza e le competenze dei partecipanti, in quanto difensori dei diritti umani su temi in relazione alla violenza sessuale e di genere. In secondo luogo, il corso voleva permettere ai partecipanti di duplicare questi corsi di formazione all’interno delle loro comunità in Siria, in modo da sensibilizzare coloro che vivono la violenza e la violazione dei diritti umani nella quotidiana tragedia causata dalla guerra.
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CSW: NPSG organizza un evento di alto livello per promuovere l’implementazione della risoluzione ONU che bandisce universalmente le Mutilazioni Genitali Femminili
 

In occasione della 58ma sessione della Commissione sulla Condizione della Donna, si è tenuto un evento parallelo di alto livello, l’11 marzo 2014, per elaborare delle misure volte ad incentivare l’implementazione della risoluzione (A/RES/67/146) per un bando universale delle Mutilazioni Genitali Femminili, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (AGNU) il 20 dicembre 2012.
 
L’incontro, intitolato “Bando universale delle MGF: agendo in base alla risoluzione 67/146’’, è stato organizzato da Non c’è Pace Senza Giustizia in collaborazione con il Centro Africano di Genere della Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni Unite ed il Comitato per le Pratiche Tradizionali dannose per la salute della Donna e dei Bambini, sotto l’alto patronato di S.E. Chantal CompaorePremière Dame del Burkina Faso, e con il supporto della Cooperazione Italiana.
 
Come esplicitamente richiamato nella risoluzione, la comunità internazionale insieme ai singoli stati dovrebbero attivarsi in maniera effettiva per affrontare e prevenire questa violazione dei diritti umani con “tutte le misure necessarie, incluso promulgare e rinforzare la legislazione per proibire le MGF e per tutelare donne e bambine da questa forma di violenza, e per porre fine all’impunità”. L’incontro ha dato un’opportunità importante per discutere strategie e misure per assicurare la completa ed immediata osservanza dei suoi principi e condizioni, e la sua trasposizione in leggi nazionali effettive e programmi di azione nazionali e regionali.
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