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novembre 2012
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

I leader della società civile bahreinita si incontrano a L’Aja e chiedono supporto internazionale per fermare la repressione e promuovere il rispetto dei diritti umani in Bahrein
 

Il 19 novembre 2012, una delegazione della società civile bahreinita e di organizzazioni per i diritti umani si è riunita a L’Aja per incontrare i rappresentanti degli Stati e della società civile internazionale. Lo scopo dell’incontro è quello di puntare i riflettori sul peggioramento della situazione dei diritti umani in Bahrein.
 
Per l’occasione, Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato una conferenza stampa “Quale attribuzione di responsabilità per le atrocità e le persecuzioni in Bahrein?” nel contesto dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale (CPI) il giorno 20 novembre al World Forum de L'aja. I leader delle organizzazioni per i diritti umani e dell'opposizione del Bahrein hanno portato le loro testimonianze circa esperienze personali di violazioni, incluse la detenzione e maltrattamenti durante la custodia, hanno condiviso le speranze per una futura società democratica e hanno promosso l’implementazione delle raccomandazioni della Commissione d’Inchiesta Indipendente del Bahrein (BICI – Bahrain Indepentent Commission of Inquiry) e della Revisione Periodica Universale (UPR – Universal Periodic Review).
 
Ad un anno dalla pubblicazione del rapporto BICI, ci sono ancora 1800 persone prigioniere di coscienza, circa 80 delle quali con un’età inferiore ai 18 anni. Inoltre, più di 100 persone, delle 2535 che erano state licenziate illegalmente, non sono ancora state reinserite e la maggioranza di coloro i quali sono stati re-integrati lo sono stati con condizioni contrattuali peggiori e/o ad un livello inferiore. Sono stati anche costretti a firmare documenti in cui dichiarano di non partecipare mai più a nessuna attività politica. Inoltre, non c'è stata ancora alcuna attribuzione delle responsabilità, né a livello nazionale né internazionale, soprattutto per quelle identificate dal rapporto BICI.
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11ma ASP della CPI: NPSG chiede un più forte sistema di giustizia penale internazionale, attraverso sensibilizzazione ed intensificazione della presenza sul campo della CPI
 

 

Dal 14 al 22 novembre 2012, l'Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale (CPI) si è riunita a L'Aja per la sua undicesima sessione annuale. Una delegazione dell’associazione radicale Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), guidata dal Segretario Generale Niccolò Figà-Talamanca, ha partecipato ai lavori ed ha anche organizzato vari eventi paralleli per sostenere una strategia di completamento onnicomprensiva per la CPI così come per gli sforzi a favore di una giustizia transitoria nella regione MENA, insieme a partner ed attivisti dei diritti umani di Libia, Tunisia, Bahrein e Siria. 

NPSG ha approfittato di questa occasione per perorare l'impentazione di politiche chiave al fine di aumentare la capacità della CPI per assicurare un lascito positivo e duraturo, attraverso la restaurazione dello stato di diritto e la costruzione di una pace sostenibile, nei paesi in cui essa ha operato.

Se, da un lato, gli Stati Parte e la comunità internazionale hanno un ruolo fondamentale nel garantire che la CPI non diventi inefficace, dall’altro la Corte deve anche migliorare i propri metodi di lavoro. Ampliare il numero di uffici sul campo e migliorare la collaborazione con gli attivisti dei diritti umani e le comunità colpite nei diversi Paesi consentirebbe innegabilmente alla stessa CPI di superare i propri limiti ed errori, e rispondere in un modo che sia adeguato alla natura o alla misura dei crimini commessi. Anche fornire fin dall'inizio una maggiore sensibilizzazione alle popolazioni interessate, incoraggiando la partecipazione delle vittime sin dall'inizio,  costituisce un altro mezzo importante per svolgere il ruolo più importante del mandato della Corte, ovvero dare un senso di giustizia condivisa e di attribuzione delle responsabilità ai suoi costituenti principali, vale a dire le vittime dei crimini su cui indaga e che persegue. 

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CPI: coinvolgere le vittime è essenziale affinché la giustizia conti
 

Gli Stati Parte della Corte Penale Internazionale (CPI) si riuniranno fino alla prossima settimana per l’undicesima sessione della loro Assemblea annuale, durante la quale discuteranno una serie di questioni relative alle funzioni non strettamente giudiziarie della Corte, compreso il suo bilancio.

 Il panorama sulla giustizia internazionale è molto cambiato da quando l'Assemblea si riunì la prima volta nel 202. Ciò che non è cambiato è la necessità per corti e tribunali internazionali di coinvolgere le persone colpite dai crimini su cui tali organi giuridici indagano e di cui perseguono i responsabili. In qualunque modo lo si voglia concepire – che sia dal punto di vista pratico o ideologico – il lavoro di sensibilizzazione è essenziale per garantire la diffusione di informazioni corrette tra le vittime e le comunità colpite, ed ottenere un loro riscontro. Come mostrato da una recente indagine sull'impatto e l'eredità lasciata dalla Corte Speciale per la Sierra Leone, in Sierra Leone e in Liberia, condotto dalla ONG internazionale Non c'è Pace Senza Giustizia, la ragione principale per la quale la Corte Speciale ebbe un vero impatto è duplice: in primo luogo, per il suo innovativo programma sensibilizzazione, a seguito del quale oltre il 90% delle persone in Sierra Leone e in Liberia aveva sentito parlare della Corte e il 65% era interessato ai suoi lavori; in secondo luogo, per la visione della Corte come un'istituzione che fosse sensibile ai bisogni e alle aspettative delle persone colpite dai crimini su cui stava indagando e compiendo processi.

È auspicabile che nella riunione a L'Aia dei 121 Stati Parte della CPI vengano prese in considerazione queste esperienze e buone prassi, e decisioni a sostegno del lavoro di sensibilizzazione che permetterà alla Corte di soddisfare aspettative e bisogni di milioni di persone che attendono giustizia e riparazione.

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Binta Mansaray è cancelliere del Tribunale speciale per la Sierra Leone e ex capo della sua unità di Sensibilizzazione, Alison Smith è Consigliere Legale di NPSG. 
 

Clicca qui Per leggere l'articolo pubblicato su Slate Afrique (in Francese)

Tribunale per i Crimini Internazionali del Bangladesh: la giustizia conti attraverso l’equo processo
 

Le enormi atrocità commesse durante i nove mesi di conflitto nel 1971, dal quale il Bangladesh è emerso come Stato indipendente, ancora tormentano il Bangladesh e gli sforzi per portare giustizia sono essenziali per permette al paese di andare avanti senza il pesante fardello dell’impunità. Il Tribunale del Bangladesh per i Crimini Internazionali (ICT), che ha iniziato il suo operato nel Marzo 2010, ha la missione epocale di chiudere questo traumatico capitolo e fornire riconoscimento e riparazione alle centinaia di migliaia di vittime e sopravvissuti. L’obbligo e la responsabilità del ICT sono, tuttavia, non solo punire coloro la cui colpevolezza è stata provata oltre ogni ragionevole dubbio, ma anche fornire un equo processo che sia spiegato alle vittime e alla popolazione del Bangladesh, affinché essi possano comprendere e seguire i processi e avvertire il compimento della giustizia. Il Bangladesh deve anche escludere immediatamente e categoricamente la pena di morte per tutti gli imputati presso la ICT ed assicurare che i processi vengano condotti in modo equo e trasparente. Questo significa applicare in pieno tutte le garanzie processuali, inclusa la protezione dei testimoni della difesa, potenziali testimoni e consulenti da minacce ed intimidazioni; piena applicazione della presunzione di innocenza; e tutti le altre garanzie processuali, secondo i massimi standar internazionale.

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* Niccolò Figà-Talamanca è Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia, Nicola Giovannini è presidente di “Droit au Droit” (Diritto al Diritto)

Leggi l'Op Ed pubblicato su Eurasia Review

 Eventi

11ma ASP della CPI: NPSG organizza un evento parallelo dal titolo “Il Tribunale per i Crimini Internazionali del Bangladesh”
 

In occasione della undicesima sessione dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale (CPI) a L’Aja, Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato un evento parallelo  su “Il Tribunale per i crimini internazionale del Bangladesh”, il 21 novembre 2012 al World Forum de L'aja.

Il Tribunale per i Crimini Internazionali del Bangladesh (ICT) è stato creato dal governo del Bangladesh per indagare e processare gli individui accusati di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e crimini contro la pace commessi durante la Guerra di Liberazione del Bangladesh nel 1971, dalla quale il Bangladesh è emerso come Stato indipendente. L’istituzione del tribunale, il 25 marzo 2010, ha come obiettivo di porre fine alla cultura dell’impunità, che esiste da più di quarant’anni, riguardo le massicce atrocità commesse , le perdite di vite e le sofferenze umane inflitte durante i nove mesi di conflitto.

Lo scopo dell’incontro era discutere le attuali sfide che il tribunale si trova ad affrontare nel portare a termine il proprio mandato attraverso un processo giudiziario indipendente, equo ed imparziale. Tra i relatori: Advasiful Islam, Procuratore del Tribunale per i crimini internazionali del Bangladesh; Schona Jolly, del Comitato degli Avvocati per i Diritti Umani di Inghilterra e Galles; Ashmed Ziauddin, Professore di Diritto Penale Internazionale; Toby Cadman, del Collegio difensivo.

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11ma ASP della CPI: NPSG organizza l’evento parallelo dal titolo “Attribuzione delle responsabilità e Giustizia di Transizione in Medio Oriente e Nord Africa”
 

In occasione della undicesima sessione dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale (CPI) a L’Aja, Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato un evento parallelo dal titolo “Attribuzione delle responsabilità e Giustizia di Transizione in Medio Oriente e Nord Africa” il 19 novembre 2012 al World Forum a L'Aja.

Lo scopo di questo evento era quello di discutere le esperienze di giustizia transitoria e di attribuzione delle responsabilità in Bahrein, Libia, Siria e Tunisia, le aspettative e le visioni della gente su questi temi, e come la comunità internazionale e la Corte Penale Internazionale possano supportare l’attribuzione delle responsabilità e la giustizia in Medio Oriente e Nord Africa.

I relatori comprendono Ahmad Nader Nadery (Afghanistan), Capo Missione del progetto in Libia di NPSG; Mohsen Marzouk (Tunisia), rinomato difensore della democrazia tunisino e membro fondatore di Al Kawakibi Democracy Transition Centre; Alaa Baayo (Libia), responsabile esecutivo del progetto Voce delle Donne Libiche; Mustafa Haid (Siria), fondatore e direttore di Dawlaty; Khalil Ebraim Al-Marzooq (Bahrein), assistente del segretario generale per gli affari politici presso Al-Wefaq National Islamic Societye primo Vice-Presidente dimissionario del Parlamento bahreinita.

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11ma ASP della CPI: NPSG organizza un evento parallelo dal titolo “Sviluppare una Strategia di completamento onnicomprensiva per la CPI”
 

In occasione della undicesima sessione dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale (CPI) a L’Aja, Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato un evento parallelo dal titolo “Sviluppare una Strategia di completamento onnicomprensiva per la CPI”, in collaborazione con il Regno Unito, che si è tenuta il 17 novembre 2012 al World Forum a L'Aja.

Lo scopo dell’incontro era discutere sulla necessità per la CPI di sviluppare una strategia di completamento delle singole situazioni e casi, come un elemento cruciale nel miglioramento della propria efficienza, efficacia ed abilità nel portare a termine il proprio mandato. La CPI è una istituzione permanente, ma dalla prospettiva di ciascuna situazione, il suo coinvolgimento è transitorio; esso inizia quando la giurisdizione della CPI è attivata, procede attraverso un esame preliminare, investigazioni, processi e ricorsi in appello, ma allo stesso tempo deve finire quando la sua missione è conclusa. Dunque, come nel caso dei tribunali ad hoc, per ciascuna situazione la CPI ha bisogno di una strategia di completamento che parta da obiettivi specifici e da punti di riferimento mirati a portare a termine il suo mandato ed imposti i  passi necessari a concludere e completare il proprio lavoro.

Tra i relatori: Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia; Giudice Ekaterina Trendafilova, Divisione preliminare della Corte Penale Internazionale; Fidelma Donlon, Vice-Capo della Cancelleria (Registrar) della Corte Speciale per la Sierra Leone; Gabrielle McIntyre, Capo dello Staff del Presidente e Legacy Officer ad interim del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia; Alpha Sesay, Legal Officer-Giustizia Internazionale, Open Society Justice Initiative; Silvana Arbia, Capo della Cancelleria (Registrar) della Corte Penale Internazionale.

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Giustizia di Transizione: NPSG espande nel sud della Libia il suo lavoro con la società civile
 

Il 16 e 17 novembre, Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato un incontro strategico regionale assieme ai rappresentanti dei gruppi della società civile dalla città di Sabha nel sud della Libia per un seminario di due giorni. I partecipanti rappresentavano 10 organizzazioni differenti provenienti da Sabha, il cui lavoro si  focalizza su una vasta gamma di temi, compresi donne, giovani, bambini e  gruppi culturali ed accademici.

L’incontro è stato un’occasione per espandere la gamma di organizzazioni che si occupano di questioni riguardanti la giustizia di transizione verso il sud del paese e per includere le organizzazioni della società civile nel lavoro sulla giustizia di transizione condotto da NPSG in Libia. Amel Ouahchi, giudice e portavoce generale della Commissione Nazionale d’Inchiesta Tunisina sugli abusi commessi durante gli eventi recenti, ha partecipato all’incontro in qualità di formatrice e moderatrice. L’incontro è stato diviso in tre sessioni e si è concluso con una sessione strategica, nella quale i partecipanti hanno espresso la loro intenzione di continuare a collaborare al lavoro sulla Giustizia di transizione ed hanno sottolineato la necessità di includere un maggior numero di organizzazioni provenienti da altre città.

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