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novembre 2014
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

MGF / Non c'è Pace Senza Giustizia: cresce all'ONU il fronte anti-mutilazioni genitali femminili
 

Non c'è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale salutano la decisione della Terza Commissione ONU sulle questioni sociali, culturali e umanitarie, di adottare all'unanimità e con 125 co-sponsorizzazioni, la Risoluzione di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (MGF). L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si era schierata per la prima volta contro questa pratica tradizionale il 20 dicembre del 2012, a seguito di una lunga campagna condotta dalla coalizione di Ong africane ed europee BanFGM, costituita su iniziativa di Non c'è Pace Senza Giustizia.
 
Il dato incoraggiante è l'ampliamento del fronte dei paesi che hanno promosso la Risoluzione: 21 in più rispetto al 2012. Non si tratta solo di un riconoscimento del lavoro delle attiviste sul campo, ma di una crescita di consenso che segna un chiaro impegno politico degli Stati nell'agire a tutti i livelli perché il dispositivo della Risoluzione, che riguarda la messa al bando della pratica in quanto violazione dei diritti umani di donne e bambine, venga applicato su scala mondiale.
 
Strumenti normativi e applicazione efficace della legge sono fattori cruciali assieme all'informazione e alla prevenzione. Auspichiamo che questa ulteriore presa di posizione  della comunità internazionale serva da stimolo sia per gli Stati ancora sprovvisti di strumenti cogenti di contrasto che per quelli già dotati di misure ad hoc.
 
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Dichiarazione congiunta: Le elezioni in Bahrein non possono essere usate per coprire le violazioni dei diritti umani
 

Il 22 novembre 2014 i cittadini del Bahrein sono stati chiamati a votare alle elezioni legislative e comunali. Le elezioni erano le prime ad avere luogo da quando, a febbraio e marzo 2011, il popolo del Bahrein ha affollato le strade e le piazze del Regno, chiedendo maggiore apertura nel processo politico e riforme genuine per ampliare lo spazio delle libertà e dei diritti riservati ai cittadini del Bahrein.
 
Da allora, il governo del Bahrein ha represso violentemente ogni tentativo di denunciare la situazione relativa ai diritti umani nel paese ed ha impedito ogni tentativo di stabilire un dialogo politico significativo ed inclusivo con le opposizioni. Protestanti pacifici, difensori dei diritti umani e sostenitori della democrazia continuano a fronteggiare detenzioni extra-giudiziarie, arresti, maltrattamenti e tortura nei centri di detenzione. Di conseguenza, la principale coalizione di parte dell’opposizione ha preso la decisione di non partecipare a questa tornata elettorale, che non puo’ essere considerata né inclusiva, né un segnale di riforma politica.
 
In una dichiarazione congiunta, promossa da Non c'è Pace Senza Giustizia ed il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, alla vigilia delle elezioni legislative in Bahrein, oltre 25 associazioni della società civile internazionale e bahreinita hanno esortato la comunità internazionale di cogliere questa opportunità per condannare pubblicamente le violazioni dei diritti umani e chiedere il rilascio immediato ed incondizionato dei difensori dei diritti umani e tutti coloro aribitrariamente detenuti per aver esercitato il proprio diritto di espressione e di associazione pacifica. La comunita’ internazionale dovrebbe inoltre rifiutarsi di essere soddisfatta da un processo elettorale ristretto e fare invece pressione per un dialogo reale ed inclusivo con l’opposizione per raggiungere il consenso nazionale su un serio programma di riforme.
 
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Approffitiamo del 25mo anniversario della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia per promettere risultati migliori nei prossimi 25 anni e oltre
 

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (CDI), adottata 25 anni fa, è stata un documento realmente rivoluzionario. Non tanto perché disciplina i diritti umani dei bambini in un unico documento e neanche per essere diventata successivamente lo strumento per i diritti umani maggiormente ratificato nel mondo. La vera innovazione – che continua tutt’oggi ad essere un fondamento nella concettualizzazione dei diritti dell’infanzia – è la concezione del bambino come possessore di diritti, non come mero oggetto di protezione.
 
Ciò ha segnato in diversi modi un punto di svolta nel modo in cui i bambini sono visti nel contesto sociale o comunitario. Il concetto del bambino come possessore di diritti, inoltre, sta dando forma a discussioni e sviluppi riguardo l’attuazione della giustizia internazionale e degli sforzi per l’attribuzione delle responsabilità.
 
La Corte Speciale per la Sierra Leone, per esempio, si è concentrata sulle esperienze dei bambini in tutte le sue imputazioni e decisioni. Anche diverse commissioni per la verità e altri meccanismi non giudiziari si sono focalizzati sulle violazioni contro i bambini, pubblicando versioni dei loro rapporti adatte ai bambini. Similmente la Corte Penale Internazionale (CPI) si è concentrata su di loro, anche se attraverso le lenti di casi specifici e limitati ai bambini soldato. Tuttavia, il Procuratore della CPI, subito dopo essere entrata in carica nel 2012, ha indicato che sotto la sua direzione l’attenzione verterà su tutti i bambini toccati dai conflitti armati, inclusi i bambini coinvolti in molti modi diversi nelle forze armate.
 
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*  Alison Smith è Consigliere Legale e direttore del Programam di Giustizia Penale Internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia

 Eventi

Libia: NPSG organizza un seminario sulle caratteristiche comuni e le differenze tra i processi di giustizia di transizione in Libia e Tunisia
 

Il 19 e 20 novembre Non c’è Pace Senza Giustizia, con il supporto del Centro di Transizione alla Democrazia Kawakibi (KADEM), ha organizzato a Tunisi un seminario dal titolo “Legge sulla giustizia di transizione e i suoi meccanismi”. Nel corso della conferenza si sono riuniti esponenti di ONG tunisine e libiche, attivisti nel campo dei diritti umani, esperti di giustizia di transizione, ma anche associazioni internazionali e rappresentanti di agenzie ONU e sedi diplomatiche con base in Tunisia.
 
Lo scopo è stato quello di favorire un dialogo proficuo tra sostenitori della democrazia tunisini e libici, per condividere esperienze e paragonare i diversi modi in cui i processi di giustizia di transizione si sono sviluppati nei due paesi. L’esperienza positiva della Tunisia e la lezione imparata dalla società civile di questo paese può essere un fattore determinante per lo sviluppo di una strategia politica concreta a sostegno delle legittime aspirazioni dei libici verso sicurezza, dignità e democrazia.
 
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“XX anniversario di Non c’è Pace Senza Giustizia: sfide e opportunità per la Corte Penale Internazionale”
 

Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario di Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG), organizzazione fondata nel 1994 con il mandato avviare una campagna per l’istituzione della Corte Penale Internazionale (CPI), primo essenziale segmento di giustizia penale internazionale. NPSG ha intesoe celebrare il costante impegno nella lotta all’impunità attraverso una conferenza “XX anniversario di Non c’è Pace Senza Giustizia:  sfide e opportunità per la Corte Penale Internazionale”, che si è tenuta presso il Senato della Reppublica, a Roma, il 13 novembre 2014 (9:00 - 18:00).
 
La conferenza aveva come scopo di fare un bilancio dei primi dieci anni di attività della Corte Penale Internazionale, delle sfide e delle opportunità che la Corte si trova ad affrontare nell'esercizio del suo mandato, in particolare rispetto alla cooperazione da parte degli Stati e alla complementarità con le giurisdizioni nazionali.
 
I lavori sono stati aperti dal Presidente del Senato Pietro Grasso e da Emma Bonino, fondatrice di Non c'è Pace Senza Giustizia, e hanno visto la partecipazione di diverse personalità tra le quali James Kirkpatrick Stewart, vice-Procuratore della Corte Penale Internazionale; Sidiki Kaba, Ministro della Giustizia, Senegal, prossimo Presidente dell’ASP; Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri, Italia; Athaliah Lesiba Molokomme, Attorney-General del Botswana; Binta Mansaray, Cancelliere, Corte Residuale Speciale per la Sierra Leone.
 
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