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settembre 2014
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie

CPI/Bonino: "Prossima elezione del ministro della giustizia senegalese alla presidenza dell'Assemblea degli Stati Parte e' un'eccellente notizia"
 

"La scelta del Bureau dell'Assemblea degli Stati Parte (ASP) della Corte Penale Internazionale di sostenere il Ministro della Giustizia senegalese, Sidiki Kaba, come candidato unanime alla presidenza dell'Assemblea è un'eccellente notizia.
 
"Il Ministro Kaba è da lungo tempo un fervente sostenitore della lotta all'impunità e la sua chiara visione del ruolo del diritto penale internazionale nel garantire giustizia per le vittime e promuovere la pace, sarà un solido sostegno per il lavoro dell'Assemblea nei prossimi anni. Al di là della sua dedizione, competenza ed esperienza, la sua elezione sarebbe di cruciale importanza anche sul piano simbolico alla luce del decennale impegno del Senegal, primo Stato Parte della Corte Penale Internazionale.
 
"Attendiamo pertanto con impazienza la sua elezione da parte dell'Assemblea che si riunirà il prossimo dicembre, e di iniziare un lavoro comune durante il suo mandato su tutti quegli obiettivi che ci accomunano, a partire da una Corte Penale solida, indipendente, efficace e dotata di adeguate risorse. Oggi - come negli anni a venire - il lavoro che la Corte deve affrontare è di notevole entità. Il Ministro Kaba, in qualità di Presidente dell'ASP, avrà l'opportunità e gli strumenti per incarnare una solida leadership in rappresentanza degli Stati Parte nella lotta all'impunità e nel garantire solidarietà alle vittime di crimini".
 
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* Emma Bonino, Fondatrice di Non c'è Pace Senza Giustizia

Bahrein: NPSG supporta la campagna per liberare Maryam Al-Khawaja e tutti i prigionieri di coscienza
 

In occasione della 27ma Sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, Non c’è Pace Senza Giustizia ha supportato il lancio della campagna per liberare i prigionieri di coscienza del Bahrein, che si è tenuto il 16 settembre 2014 durante un evento parallelo organizzato dalla Rete delle ONG Arabe per lo Sviluppo, dall’Osservatorio del Bahrein per i Diritti Umani (Bahrain Human Rights Observatory – BHRO), dall’organizzazione Americani per la Democrazia e i Diritti Umani in Bahrein (Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain – ADHRB) e dall’Istituto per i Diritti e la Democrazia del Bahrein.
 
L’incontro ha fornito l’occasione per evidenziare la situazione dei diritti umani in Bahrein, che continua a peggiorare. Tre anni dopo la violenta reazione alle manifestazioni di cittadini che chiedevano riforme politiche, e nonostante i ripetuti impegni presi di fronte al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il regime in Bahrein ha fallito nel portare a termine ogni serio e concreto piano di riforma, per non parlare delle riforme in sè. Peggio ancora, continua a reprimere ogni dissenso pacifico e nega quotidianamente alla maggioranza dei Bahreniti i loro diritti fondamentali. Attivisti della società civile e difensori dei diritti umani, anche minorenni, sono ancora regolarmente soggetti a persecuzioni, detenzione e incarcerazione arbitrarie, maltrattamenti e processi ingiusti e motivati da ragioni politiche per aver partecipato a dimostrazioni pacifiche o aver criticato ufficiali.
 
In una lettera congiunta della società civile promossa da CIVICUS e rilasciata il 18 settembre 2014, 155 organizzazioni provenienti da più di 60 paesi (compresa Non c’è Pace Senza Giustizia ed il Partito Radicale) hanno chiesto il rilascio immediato e senza condizioni di Maryam al-Khawaja e il riconoscimento della richiesta legittima di vedere rispettati i propri diritti democratici del popolo del Bahrein. Una transizione realmente democratica in Bahrein sarà raggiunta solo se tutti coloro che sono impegnati in un dialogo pacifico e non violento saranno liberi di contribuire pienamente al processo politico.
 
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Tunisia: NPSG e il NRPTT condannano il trattamento molesto riportato dalla attivista per i diritti umani Héla Boujneh
 

“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito condannano il numero crescente di abusi di potere della polizia tunisina, in particolare nei confronti di attivisti per i diritti umani e di giovani. Gli ultimi fatti riportati riguardo l’arresto della giovane attivista tunisina per i diritti umani ed esperta legale Héla Boujneh e le seguenti intimidazioni e abusi ai quali è stata sottoposta sono un esempio vergognoso di questa pratica sempre più estesa.
 
"Questi incidenti risvegliano oscuri ricordi dei tempi del regime del ex-Presidente Ben Ali e sono un esplicito rifiuto ai principi su cui la nuova Tunisia è stata fondata. Héla Boujneh è una giovane donna di talento che lotta per ancorare il futuro del proprio paese ai valori democratici, allo stato di diritto ed al rispetto per i diritti umani e dovrebbe essere elogiata per la sua dedizione e per i suoi atti.
 
"Ci appelliamo alle autorità tunisine per assicurare che a Héla Boujneh sia garantito un giusto processo e ci auguriamo che tutte le accuse contro di lei siano ritirate. Le autorità tunisine dovrebbero anche assicurarsi che le accuse di qualsivoglia forma di maltrattemento o abuso della polizia tunisina, sia in prigione che fuori, siano dovutamente e indipendentemente investigate così che gli eventuali responsabili ne siano chiamati a rispondere.”
 
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 Eventi

ONU/ Ginevra: NPSG e NRPTT organizzano un evento parallelo su “Giustizia di transizione e accountability in Libia”
 

Durante la 27esima sessione del Consiglio per I Diritti Umani delle Nazioni Unite, Non C’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, hanno organizzato un evento parallelo dal titolo “Libia: giustizia di transizione e attribuzione di responsabilità come misure necessarie per fermare la crisi politica e umanitaria”, che si è tenuto mercoledì 17 settembre 2014 al Palazzo delle Nazioni.
 
A partire da maggio 2014, la Libia ha attraversato un periodo turbolento, caratterizzato da scoppi di violenza tra gruppi armati che hanno portato a un deteriorarsi della situazione umanitaria, nonché a un’ulteriore radicalizzazione dello spettro politico. Quel che succederà nei prossimi mesi in Libia definirà il futuro politico e la stabilità di lungo termine del Paese; il modo in cui l’attuale crisi politica e umanitaria viene gestita avrà pesanti conseguenze sullo sviluppo di istituzioni politico-sociali e sulla loro capacità di mettere in primo piano i diritti dei libici.
 
Così come è stato sottolineato nel corso del dibattito, è di vitale importanza che le iniziative legate alla giustizia di transizione continuino a essere (e a essere percepite come) rilevanti nell’ambito del dibattito politico in Libia, e che l’attenzione riservata a queste iniziative non venga messa in ombra dagli interessi militari e di sicurezza. Assicurarsi che meccanismi di giustizia di transizione rimangano al centro del dialogo in Libia è uno dei mezzi principali attraverso cui la comunità internazionale può affiancare le autorità libiche nel processo di costruzione di quelle stituzioni statali, come il sistema giudiziario, che possono garantire uguaglianza davanti alla legge, accountability e responsabilità personale per tutti i cittadini. Questi sono elementi fondamentali senza i quali non è possibile creare un regime democratico, stabile e pacifico.
 
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ONU / Ginevra: NPSG e il PRNTT organizzano un evento parallelo su bambini e ragazzi nel contesto del conflitto siriano
 

In occasione della 27ma Sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNTT), insieme ai partners siriani, hanno organizzato un evento parallelo su bambini e ragazzi nel contesto del conflitto siriano, tenutosi il 16 settembre 2014 presso il Palais des Nations. L’incontro è stato co-sponsorizzato dai governi di Italia, Belgio, Francia, Liechtenstein e Qatar.

Lo scopo di questo evento parallelo era quello di sottolineare l’impatto del conflitto su bambini e ragazzi e ad assicurare l’attribuzione della responsabilità per i crimini commessi contro di loro. Nel suo primo rapporto sulla situazione dei bambini e sul conflitto armato nella Repubblica Araba Siriana, il Segretario Generale dell’ ONU riferisce “incalcolabili uccisioni e mutilazioni di bambini” e numerose violazioni dei diritti dei bambini. Da novembre 2011, la Commissione Internazionale Indipendente di Inchiesta dell’ONU ha documentato esempi di esecuzioni sommarie, sparizioni forzate, tortura, stupri e altre violenze sessuali e di genere, evacuazioni forzate, carestie e assedi in città – crimini che hanno un impatto smisurato sui bambini e i ragazzi.

Garantire l’attribuzione della responsabilità per i crimini e assicurare la partecipazione dei bambini e dei ragazzi rappresentano l’unico modo per aiutare a spezzare il clima di impunità che sta devastando la Siria. L’attribuzione della responsabilità deve diventare la colonna portante di ogni sforzo internazionale verso la Siria per garantire giustizia al popolo siriano, assicurare che i bambini di oggi possano crescere in un ambiente sicuro e protetto e prevenire sequenze di violenza nelle future generazioni.
 
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