CPI – il caso Bemba: NPSG accoglie la condanna a 18 anni di prigione come un significativo passo in avanti per le vittime di violenza sessuale

Bruxelles-Roma, 21 giugno 2016


 
Oggi, la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso una sentenza di 18 anni di reclusione nei confronti di Jean-Pierre Bemba Gombo, presidente e comandante in capo del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), ed ex vice-presidente della RDC. Il 21 marzo 2016, in qualità di comandante militare, è stato dichiarato colpevole di due accuse di crimini contro l’umanità, tra cui omicidio e stupro, e tre capi di imputazione per crimini di guerra, tra cui omicidio, stupro e saccheggio. I crimini sono stati commessi dal Movimento per la Liberazione del Congo tra il 25 ottobre 2002 e il 15 marzo 2003 sul territorio della Repubblica Centrafricana. Il 19 giugno 2016, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, proclamata dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (A/RES/69/293), è stata osservata per la prima volta in tutto il mondo.
 

Dichiarazione di Alison Smith, consigliere legale di Non c'è Pace Senza Giustizia:
 
"Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNTT) accolgono la sentenza di oggi della Corte penale internazionale (CPI) come un notevole passo avanti verso il risarcimento delle vittime del conflitto brutale che ha avuto luogo nella Repubblica Centrafricana tra il 2002 e il 2003. Questa decisione rappresenta anche un punto di svolta nella lotta per porre fine ai reati di violenza sessuale nei conflitti, essendo la prima volta che lo stupro e la violenza sessuale sono stati giudicati presso la Corte penale internazionale come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
 
"Come risulta dalla natura delle accuse contro Bemba, i reati di violenza sessuale contro donne, uomini e bambini sono stati particolarmente brutali nella Repubblica Centrafricana, e utilizzati come strumento per terrorizzare la popolazione civile. E’ significativo che molte di queste vittime siano state rappresentate al processo contro Bemba: per quanto processi di questo tipo possano contribuire e contribuiscono effettivamente al ripristino dello stato di diritto e alla deterrenza a livello regionale, nazionale e internazionale, non dobbiamo mai dimenticare che essi rappresentano un’opportunità per la popolazione della Repubblica Centrafricana di vedere che giustizia è stata fatta, e che questa farà il suo corso.
 
"Riconosciamo anche che Bemba è il primo individuo ad essere accusato davanti alla Corte per responsabilità di comando, ai sensi dell'articolo 28 dello Statuto di Roma, per mancato intervento. Questa sentenza rivolge un messaggio inequivocabile ai comandanti militari, implicando che essi hanno l’obbligo di agire quando sospettano che dei crimini siano stati o stanno per essere commessi da truppe sotto il loro comando: in caso contrario, si assumeranno le proprie responsabilità penali.
 
"Due giorni fa, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sessuale nei conflitti è stata osservata per la prima volta in tutto il mondo. E’ stata l'occasione per ricordare che la pratica della violenza sessuale come strumento di guerra continua ad essere un crimine diffuso e devastante commesso in totale impunità in numerosi paesi colpiti da conflitti, dall'Afghanistan alla Repubblica Democratica del Congo, dalla Bosnia alla Siria, fino al Sudan. Accertamento delle responsabilità e risarcimento per tali violazioni dei diritti umani, sia quelle già commesse che quelle in corso, devono essere messe al primo posto se vogliamo che sussista qualche speranza di raggiungere una stabilità duratura, riconciliazione e pace nei paesi colpiti. Tutti dovrebbero considerare la sentenza di oggi come un campanello d'allarme in questo senso.
 
"Infine, incoraggiamo fortemente la CPI ad avviare programmi di assistenza adeguati e duraturi a sostegno delle vittime e delle comunità colpite nella Repubblica Centrafricana, volti a spiegare la sentenza e quali sono i passi successivi da intraprendere anche per un eventuale ricorso. Un altro step cruciale saranno le modalità relative alla concessione di un risarcimento alle vittime che hanno presentato domanda di partecipazione al processo Bemba; risarcimento che i giudici dovrebbero richiedere quanto prima. La maggiore partecipazione delle vittime è uno degli aspetti più importanti affinché la Corte possa svolgere al meglio il suo ruolo principale: accertare le responsabilità e diffondere un senso di giustizia nelle vittime dei crimini da essa indagati e perseguiti”. 

   
Per maggiori informazioni, contattare Alison Smith su asmith@npwj.org  o +32-2-548-3912  oppure Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org  oppure +32-2-548-3915.