Il Ciad dovrebbe difendere la giustizia invece di garantire l’impunità al Ministro della Difesa del Sudan

Bruxelles-Roma, 25 aprile 2013

 
Il Ministro della Difesa Nazionale del Sudan, Abdel-Rahim Mohammed Hussein, secondo quanto riportato, dovrebbe arrivare oggi nella Repubblica del Ciad per prendere parte ad una conferenza di due giorni, che si terrà nella capitale N’Djamena, per valutare l’impatto della gestione congiunta del confine tra Ciad e Sudan. Il Ministro Hussein è soggetto ad un mandato di arresto da parte della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione civile in Darfur. Il Ciad è uno Stato Parte dello Statuto di Roma della CPI e, come tale, ha l'obbligo di arrestare chiunque sia soggetto ad un mandato di arresto emesso dalla Corte. Il Ciad ha, in precedenza, consentito al Presidente sudanese Omar al-Bashir, che è anch’egli soggetto ad un mandato di arresto da parte della CPI per crimini commessi in Darfur, di visitare il paese varie volte, garantendogli la totale impunità, minando significativamente la credibilità del paese e il suo impegno a favore delle vittime delle atrocità commesse in Darfur ed in tutto il mondo.
 

Dichiarazione di Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:

“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) chiedono al governo del Ciad di ottemperare ai suoi obblighi di Stato Membro della CPI e di arrestare il Ministro della Difesa sudanese Abdel-Rahim Mohammed Hussein nel preciso istante in cui entrasse sul suo territorio. In violazione dei suoi obblighi internazionali, il Ciad ha già consentito al Presidente del Sudan, Omar al-Bashir, di visitare più volte il paese, garantendogli la totale impunità. Il Ciad deve coscientemente ed immediatamente interrompere la sua ospitalità verso i fuggitivi dalla Corte e ripristinare la credibilità del suo impegno per la giustizia e l’attribuzione delle responsabilità. Ospitare il Ministro Hussein e nascondere nuovamente sotto il tappeto il mandato di arresto emesso dalla CPI contro di lui, è un ulteriore insulto per le vittime dei crimini per i quali è ritenuto, insieme al Presidente al-Bashir uno dei maggiori responsabili.

“Proprio la storia del Sudan dimostra che la concessione di impunità per gravi crimini favorisce solo una loro protrazione. L’azione penale verso tutti coloro che sono stati oggetto di mandati di arresto in Sudan è indispensabile, in quanto risponde anche agli interessi essenziali di vittime. Tutti gli Stati ed in particolare gli Stati Parte della CPI devono inviare un segnale forte e coerente a tal fine, anche rifiutando di ospitare presunti criminali di guerra nei loro territori.

“La popolazione civile del Darfur continua ad essere presa di mira dalle forze governative, con violenze sessuali e di genere diffuse, crimini contro i difensori dei diritti umani, membri della società civile e leader di comunità. Il popolo del Sudan e del Darfur meritano la possibilità di una pace duratura che, in cambio, richiede con forza giustizia imparziale ed efficace. Esortiamo il Ciad a prendere posizione a favore delle vittime in Darfur, e non a favore dei maggiori responsabili di queste atrocità.
 

Per ulteriori informazioni si prega di contattare Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org o +32 (0)2 548-3915.