CPI: La decisione sul caso Gheddafi non contribuirà all’istituzione della giustizia in Libia

Bruxelles-Roma-New York, 21 maggio 2014

 
Oggi, la Camera d’Appello della Corte Penale Internazionale (CPI) ha respinto l’appello della Libia contro una decisione del 2013 sull’ammissione del caso contro Saif al-Islam dinanzi la CPI, ricordando l’obbligo della Libia di consegnare il sospettato alla Corte. Il Sig. Gheddafi è accusato dalla CPI di crimini contro l’umanità (omicidio e persecuzione) commessi presumibilmente in Libia dal 15 al 28 Febbraio 2011. Il 1 maggio 2012, sulle basi del principio fondante della CPI sulla complementarietà, la Libia ha contestato l’ammissibilità dei casi dinanzi la Corte rivendicando una competenza primaria su Gheddafi, che al momento è soggetto a procedimenti nazionali. Il 31 maggio 2013, la Prima Camera Preliminare ha respinto la contestazione della Libia ed ha ordinato il suo trasferimento a l’Aja. Il governo della Libia ha impugnato la decisione il 7 Giugno 2013.
 
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale e Direttore del Programma Giustizia Penale Internazionale di Non c'è Pace Senza Giustizia: 
 
"Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) sono rammaricati per la decisione odierna della Camera d'Appello della CPI sul procedimento del caso di Saif al-Islam Gheddafi a L'Aja, invece che in Libia. Questa sentenza, che raggiunge la Libia in un momento molto delicato per la sua transizione verso la democrazia, rischia di aggravare ulteriormente la crisi in corso e dare un altro colpo alla fiducia del popolo libico riguardo la capacità del loro Stato di amministrare la giustizia su crimini di diritto internazionale commessi sul suo territorio dai suoi cittadini. Inoltre, essa va contro le aspirazioni dei libici di vedere i presunti colpevoli processati in Libia e di fronte alla giustizia nello stesso luogo in cui sono stati commessi i crimini.
 
"Senza sottovalutare le gravi sfide che il sistema giudiziario libico deve affrontare e le gravi preoccupazioni di sicurezza della crisi attuale, dobbiamo ricordare che la Libia rimane positivamente desiderosa di indagare e perseguire coloro che presumibilmente detengono le maggiori responsabilità per i gravi crimini commessi durante la rivoluzione. Le preoccupazioni legittime legate alla capacità delle autorità giudiziarie del paese per condurre i processi con equità, imparzialità e rigoroso rispetto delle norme sul giusto processo, sarebbe affrontato in modo più appropriato fornendo assistenza per consentire alle autorità di rispettare queste regole secondo i più elevati standard internazionali. La comunità internazionale dovrebbe fornire supporto tecnico alle autorità locali e la società civile, incluso meccanismi di monitoraggio come la Libyan Trial Monitoring Network, fondata nel mese di agosto 2013 con il sostegno di NPSG, che sta monitorando da vicino gli atti del processo di Gheddafi a Tripoli. Ciò potrebbe avere un ruolo unico e significativo nel sostenere le riforme giudiziarie e migliorare l'equità, l'efficacia e la trasparenza del sistema giudiziario libico.
 
"Dovremmo anche ricordarci che Gheddafi è solo una delle migliaia di persone che vengono formalmente o informalmente detenuti in condizioni pessime dalla fine della rivoluzione e sono ancora in attesa di essere processati. Il processo Gheddafi davanti alla Corte libica, caso n. 177-2014, coinvolge 37 persone, tra cui Abdullah Al-Senussi e altri ex alti dirigenti del regime di Muammar Gheddafi. Perché è stato stabilito dalla Corte penale internazionale che Saif al-Islam Gheddafi venga trasferito a l'Aja è una domanda che gli osservatori libici sollevano ripetutamente a Tripoli. Queste persone meritano una risposta chiara dalla Corte Penale Internazionale, la quale può essere fornita dalla Corte solo coinvolgendo la popolazione attraverso una campagna di sensibilizzazione seria e ben sviluppata in Libia.
 
“Dopo decadi di dittatura ed illegalità, noi guardiamo la Libia volendo dimostrare la sua abilità di rompere con il retaggio di impunità ed abusi che hanno caratterizzato il regime di Muammar Gheddafi con un nuovo rispetto per lo stato di diritto e per adempiere alle promesse di giustizia e di supporto alle vittime ed alle loro famiglie. La Libia ha bisogno di assistenza per raggiungere le sue aspirazioni di vivere secondo principi ed ideali per cui è stata combattuta la rivoluzione. Se la CPI vuole contribuire con successo a questo processo, deve fare di meglio rispetto la sentenza di oggi.”
 
 
NPSG in Libia 
NPSG lavora alla transizione libica dall'inizio del 2011, con una presenza sul terreno sin da ottobre 2011. Ha una presenza permanente a Tripoli dal marzo 2012 e lavora per creare una rete di attori libici al fine di coinvolgere diversi settori della società libica per la giustizia di transizione. Il lavoro in Libia combina il fornire informazioni sulla giustizia transitoria (in collaborazione sia con le istituzioni che in partenariato con la società civile), includendo anche la sensibilizzazione e la documentazione, con la ricerca e l'analisi delle aspettative e delle percezioni pubbliche. NPSG sta collaborando con una vasta gamma di organizzazioni della società civile di tutto il paese, incluse sia quelle più affermate che quelle emergenti. Ha lo scopo di aiutare a costruire e rafforzare la capacità degli attori libici , comprese le ONG, accademici, avvocati e media, le autorità pubbliche e gli opinion leader, a fare la loro nel prendersi carico della responsabilità, i diritti umani e lo stato di diritto nella transizione democratica e nella ricostruzione post conflitto del loro paese. Sul versante istituzionale, NPSG sta lavorando con il Ministero della Giustizia, e il suo Istituto Superiore di Formazione della Magistratura nel fornire formazione e competenze per giudici e pubblici ministeri che sono stati incaricati dell'enorme compito di avere a che fare con coloro che sono sospettati di aver commesso o diretto atrocità durante il conflitto, e durante il precedente regime. NPSG ha anche istituito un programma di monitoraggio dei processi, che è gestito in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Tripoli ed aspira a promuovere la trasparenza e l’attribuzione della responsabilità all'interno del settore libico.
 
 
Documentazione: 

 
Per ulteriori informazioni contattare Alison Smith all’indirizzo asmith@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3912 oppure Nicola Giovanniniall’indirizzo ngiovannini@npwj.org o +32-(0)2-548-3915.