CPI/Darfur: lasciamo che la giustizia faccia il suo corso

Bruxelles-Roma, 1 agosto 2008

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha adottato ieri a New York la risoluzione 1828 (2008) rinnovando così il mandato della missione di pace congiunta delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana nel Darfur (UNAMID). Il testo della risoluzione contiene anche un riferimento alla richiesta dell’Unione Africana di prorogare le indagini della Corte Penale Internazionale nei confronti del Presidente Sudanese Omar Al-Bashir, contro il quale il Procuratore Luis Moreno Ocampo ha formalmente richiesto un mandato di arresto il 14 luglio 2008, con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Darfur. L’efficacia della missione di pace, che un anno fa ha preso il posto della missione dell’Unione Africana, è stata messa a dura prova dalla mancanza di personale, equipaggiamento e logistica.
 
Dichiarazione di Sergio Stanzani e Gianfranco Dell’Alba, Presidente e Segretario Generale di Non C’è Pace Senza Giustizia:
 
“Non C’è Pace Senza Giustizia è soddisfatta che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non abbia richiesto alla Corte Penale di rimandare alcun provvedimento intrapreso nel processo contro il Presidente Al-Bashir. Siamo comunque preoccupati che tale questione abbia costituito un punto focale contro l’adozione della Risoluzione per estendere il mandato UNAMID. La protezione della popolazione civile non può essere ostaggio del desiderio del Presidente Sudanese di evitare la Giustizia. Purtroppo questo è esattamente ciò cui abbiamo dovuto assistere negli ultimi giorni a New York.
 
“Ci preoccupa il linguaggio usato dal Consiglio di Sicurezza, che pur non richiamandosi alla possibile attivazione dell’articolo 16 dello Statuto di Roma (che da al Consiglio di Sicurezza la prerogativa di sospendere un procedimento per dodici mesi) lascia comunque intendere una possibilità di proroga dell’azione della Corte Penale Internazionale, mettendo a repentaglio il ruolo della giustizia. Tuttavia, costituisce un fatto positivo la decisione degli Stati Uniti di astenersi dal votare la Risoluzione, ritenendo che l’inclusione di ogni riferimento alla proroga dell’azione della Corte Penale possa mandare un messaggio sbagliato al Presidente Al-Bashir e ostacolare gli sforzi di portare lui e gli altri imputati sudanesi di fronte alla giustizia. Ci auguriamo che gli Stati Uniti mantengano questa posizione forte a favore dell’indipendenza della Corte Penale Internazionale di fronte al Consiglio di Sicurezza e ci rivolgiamo agli altri membri del Consiglio di sicurezza affinché agiscano con la stessa fermezza nel dare supporto alla Corte Penale Internazionale e alla battaglia per mettere fine all’impunità.
 
“È illogico che il Consiglio di Sicurezza affidi la situazione in Darfur alla Corte Penale Internazionale per poi legarle le mani quando il Procuratore agisce in un modo che viene considerato politicamente non opportuno. L’ironia sta nel fatto che tale discussione ha avuto luogo presso il Consiglio di Sicurezza proprio nel giorno in cui Radovan Karaszic appariva finalmente per la prima volta di fronte al Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia all’Aia. La stessa discussione sulla pace e la giustizia e sul possibile atto di accusa contro il Presidente Al-Bashir si è accesa quando Karadzic venne accusato per la prima volta tredici anni fa; la giustizia ci ha dimostrato di essere stata parte integrante della pace per quanto riguarda la ex-Jugoslavia.
 
“Inoltre risulta poco chiaro il perché la comunità internazionale abbia costantemente fallito negli ultimi dodici mesi nell’investire lì dove era necessario e permettere così all’UNAMID di proteggere uomini, donne e bambini nel Darfur. Chiediamo agli stati membri delle Nazioni Unite di adempiere ai propri obblighi come previsto dalla Risoluzione 1796 del Consiglio di Sicurezza, e fornendo all’UNAMID tutto l’aiuto economico e operativo necessario.
 
“Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, senza che giungano interferenze dal Consiglio Di Sicurezza che indirizzò la Corte Penale proprio verso il cammino che ha oggi intrapreso. Lasciamo che la giustizia sia al servizio degli uomini , delle donne e dei bambini del Darfur.”
 
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