Siria: Dawlaty e NPSG presentano un rapporto a sostegno di giustizia di transizione e accountability

Bruxelles-Roma, 31 luglio 2013


 
La violenza non può essere considerata come una via legittima per ottenere potere e influenza politica. In tal senso, il ciclo d'impunità che sta devastando la Siria deve terminare. Gli attivisti per i diritti umani in Siria possono giocare un ruolo chiave nell'assicurare che il futuro del paese sia regolato da istituzioni fedeli ai principi della democrazia e del pluralismo, capaci di offrire riparazione e attribuzione delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani, promuovendo in tal modo la riconciliazione.
 
Nel quadro del loro comune impegno a sostegno dei gruppi siriani della società civile, degli attivisti dei diritti umani e della democrazia in favore della cultura della responsabilità, l'organizzazione siriana dei diritti umani Dawlaty e Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) presentano un rapporto dedicato alla “Giustizia di Transizione in Siria”. Il rapporto intende aumentare l'attenzione pubblica sulla giustizia di transizione, necessaria per favorire la transizione delle autorità siriane verso i principi di democrazia, stato di diritto e pluralismo, verso la riparazione e l'attribuzione delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani, promuovendo la riconciliazione ed i valori civici. La pubblicazione è stata realizzata, tra gli altri, con un sostegno finanziario del Ministero degli Esteri Tedesco (AA) e la Heinrich Böll Stiftung (HBS) MENA – Beirut.
 
La rivoluzione in Siria è cominciata nel febbraio del 2011, quando i contestatori sono scesi in strada domandando la fine degli abusi di potere e dell'oppressione politica che hanno governato la loro società per decenni. Le forze di sicurezza dello Stato hanno risposto con violenza, intimidazioni e arresti. Nei mesi successivi, migliaia di persone hanno continuato a manifestare nelle piazze di numerose città e gli scontri sono diventati sempre più violenti, aumentando di giorno in giorno i rischi per i civili. Da luglio 2013, la Siria vive una rivoluzione violenta e sempre più complessa da analizzare. Oggi si registrano almeno 70,000 vittime, con decine di migliaia di feriti, e numerosi ribelli dispersi o rinchiusi nei centri di detenzione, dove la tortura e gli abusi sono ormai routine. Tale violenza ha spinto milioni di siriani ad abbandonare le loro case e le loro comunità: si calcola infatti che 1,3 milioni di siriani siano stati costretti a rifugiarsi nei paesi vicini, con altri milioni di sfollati all'interno del paese stesso.

In un tale contesto, il rapporto affronta una questione imprescindibile per una pace sostenibile: la giustizia di transizione. Una pace stabile e sostenibile in Siria, governata dallo Stato di diritto, richiede una giustizia completa e un processo di attribuzione delle responsabilità allo scopo di sconfiggere la cultura di impunità che ha permesso violazioni incontrastate per anni. I siriani sono ben consapevoli del costo dell'impunità: la memoria e l'impatto delle stragi e dei violenti scontri politici negli anni settanta e ottanta si fanno ancora sentire. Vi è adesso una crescente determinazione nell'affrontare la storia di questa impunità, nell'affermare con forza che la pace e la stabilità future non dovranno essere messe mai a rischio. 

La giustizia di transizione è lo strumento attraverso cui la Siria può chiudere i conti con il proprio passato, favorendo e ripristinando la dignità delle vittime, fornendo una base per la riforma delle strutture politiche e il ripristino dello stato di diritto, garantendo una base per iniziative di riconciliazione. La giustizia di transizione non è l'unico strumento di cui la Siria avrà bisogno per chiudere con il suo passato e raggiungere la pace e la stabilità, ma è forse il più importante per il raggiungimento di questi obiettivi.
 

  • Scarica il rapporto in inglese o arabo.
  • Visita la pagina speciale dedicata al progetto di NPSG “supporting Syrian civil society role on transitional justice and accountability issues”.
     

Per maggiori informazioni contatta Gianluca Eramo, coordinatore del programma MENA all'indirizzo geramo@npwj.org o Nicola Giovannini all'indirizzo ngiovannini@npwj.org o al +32-2-548-3915.