Oggi ricorre il 200° giorno della protesta del prigioniero di coscienza barheinita, il dottor Abduljalil di al-Singace. Dal 21 marzo, il dottor al-Singace ha smesso di mangiare per protestare contro il trattamento dei detenuti presso la Central Jau Prison.
Noi – le Ong che hanno sottoscritto – chiediamo il rilascio immediato ed incondizionato del dottor al-Singace ed il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti in Bahrain. Esprimiamo la nostra solidarietà nei confronti della protesta in corso del dottor al-Singace e chiediamo al Regno Unito ed a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, agli Stati Uniti ed alle Nazioni Unite di porre in risalto il suo caso ed i casi di tutti i prigionieri di coscienza, insieme al Bahrain, sia pubblicamente che privatamente.
Il dottor al-Singace è un ex professore di Ingegneria presso l’Università del Bahrain, un accademico ed un blogger. E’ un membro del Draper Hills 2007 presso il Centro per la democrazia e lo sviluppo dello stato di diritto della Stanford University. Si è battuto a lungo per porre fine alla tortura ed affinchè venissero proposte riforme politiche, scrivendo all’interno del suo blog Al-Faseela su questi ed altri argomenti. I providers del servizio internet bahreinita continuano a vietare l’accesso al blog ed in molteplici occasioni il dottor al-Singace è stato vittima di detenzioni arbitrarie e torture. A giugno 2011 un tribunale militare ha condannato il dottor al-Singace all’ergastolo insieme ad altri leader di spicco della protesta, conosciuti come il ‘Bahrain 13’. Viene considerato un prigioniero di coscienza.
L’attuale protesta del dottor al-Singace è cominciata in seguito alla risposta violenta del Ministero degli Interni rispetto ad una rivolta che ha avuto luogo nella Central Jau Prison il 10 marzo 2015. Anche se solo una minoranza di detenuti aveva preso parte alla rivolta, la polizia aveva punito collettivamente tutti i detenuti, sottoponendoli a pestaggi ed ad altri atti umilianti e degradanti; privandoli del sonno e del cibo; e negando loro l’accesso a strutture igienico-sanitarie. Il dottor al-Singace contesta il trattamento umiliante e la detenzione arbitraria a cui le autorità carcerarie sottopongono lui e gli altri prigionieri di coscienza. Inoltre, il dottor al-Singace respinge il fatto di essere etichettato quale criminale, così come è stato candannato nel 2011 dal governo per motivi riguardanti il suo pacifico esercizio della libertà di parola e di associazione.
Da quando il dottor al-Singace ha iniziato la sua protesta, la comunità internazionale ha espresso la sua preoccupazione per il trattamento dei detenuti all’interno del carcere più grande del Bahrain ed in particolare per la condizione del dottor al-Singace. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha sollevato nel mese di giugno la questione della tortura nelle carceri del Bahrain. A luglio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul Bahrein, con la quale viene chiesto il rilascio incondizionato dei prigionieri di coscienza, e viene nominato il dottor al-Singace. Gli Stati Uniti ad agosto hanno offerto chiarimenti in merito alle loro preoccupazioni riguardo il dottor al-Singace. Anche il Regno Unito ha espresso le sue preoccupazioni per il Bahrain.
A giugno 2015 le organizzazioni internazionali hanno lanciato una campagna sui social media in supporto al dottor al-Singace – #singacehungerstrike – insieme alla University College Union. Da allora, le organizzazioni hanno anche organizzato proteste davanti l’Ambasciata bahreinita di Londra e davanti al Ministero britannico per gli Affari Esteri. Il 27 agosto, il 160° giorno di protesta del dottor al-Singace, 41 organizzazioni internazionali hanno emesso un appello urgente per la liberazione del dottor al-Singace.
Per più di sei mesi, il dottor al-Singace è vissuto con acqua, fluidi e flebo per il sostentamento. Attualmente è sepolto presso la clinica della prigione. Le autorità penitenziarie sembrano aver finalmente iniziato a prendere atto dell’attenzione internazionale che il suo caso sta attirando, come quando il dottor al-Singace aveva di recente ricevuto il trattamento per un infortunio al naso subìto nel 2011 mentre veniva torturato. Aveva aspettato quattro anni per ricevere tale trattamento. Ha anche subìto un danno al suo orecchio a causa delle torture, ma per questo non ha ricevuto cure mediche adeguate.
Secondo la famiglia del dottor al-Singace, le autorità carcerarie lo avrebbero trasferito per le cure in un ospedale civile solo se avesse accettato di indossare una divisa da prigioniero, che ha rifiutato di fare per il fatto che è un prigioniero di coscienza e non un criminale. Fin dall’inizio della sua protesta, il dottor al-Singace ha perso 20 chili. E’ spesso stordito e perde capelli. Sopravvive grazie a bevande nutrizionali, sali minerali, glucosio, acqua e flebo, e la sua famiglia afferma che è “sull’orlo del collasso”.
Nella clinica della prigione, al dottor al-Singace non viene consentito di lasciare l’edificio ed è effettivamente tenuto in isolamento. Anche se il personale della clinica si prende cura di lui, non gli è permesso di interagire con altri detenuti e le tempistiche per ricevere le visite sono irregolari. Le autorità hanno ora revocato il divieto non ufficiale secondo cui il dottor Al-Singace non poteva ricevere documenti e non poteva leggere, ma l’accesso resta ancora limitato: il personale del carcere gli ha fornito una penna, ma non gli ha ancora fornito della carta. Il governo ha anche negato al dottor al-Singace la possibilità di ricevere giornali inviategli dalla campagna per la libertà di stampa “English Pen”, nonostante la promessa che glielo avrebbero permesso. Non ha accesso diretto a televisione, radio o mezzi stampa.
Chiediamo il rilascio immediato del dottor Abduljalil di al-Singace, e chiediamo alla comunità internazionale di porre in evidenza il suo caso insieme al Bahrain.
Firmatari:
- Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB)
- ARTICLE 19
- Bahrain Centre for Human Rights (BCHR)
- Bahrain Institute of Rights and Democracy (BIRD)
- Canadian Journalists for Free Expression (CJFE)
- Committee to Protect Journalists (CPJ)
- English Pen
- European –Bahraini Organisation for Human Rights (EBOHR)
- Gulf Centre for Human Rights (GCHR)
- Index on Censorship
- International Federation for Human Rights (FIDH)
- Lawyer’s Rights Watch Canada (LRWC)
- Non c’è Pace Senza Giustizia / No Peace Without Justice (NPSG / NPWJ)
- PEN Canada
- PEN International
- Reporters Without Borders (RSF)
- Scholars at Risk Network (SAR)
- Sentinel Human Rights Defenders
- The Arabic Network for Human Rights Information (ANHRI)
- The European Centre for Democracy and Human Rights (ECDHR)
- Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
- Scarica l’appello congiunto (in inglese)