La Prima Camera Penale della Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso oggi una sentenza di 14 anni di detenzione contro Thomas Lubanga Dyilo, fondatore e primo comandante in capo delle Forze Patriottiche per la Liberazione del Congo (FPLC) e fondatore dell’Unione Patrioti Congolesi, nel primo processo storico della Corte. Il 14 marzo 2012, è stato ritenuto colpevole, avendo commesso crimini di guerra arruolando e coscrivendo bambini sotto i 15 anni di età nelle fila del FPLC e facendoli partecipare attivamente nelle ostilità per il periodo da settembre 2002 ad agosto 2003.
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) accolgono con favore la sentenza di oggi della Corte Penale Internazionale (CPI) come un provvedimento fondamentale per la difesa dei diritti dell’infanzia, essendo la prima volta che il crimine di guerra di arruolamento, coscrizione o impiego di bambini soldato nel partecipare attivamente alle ostilità è stato giudicato dalla CPI.
“Questa decisione manda un monito inequivocabile a tutti coloro i quali continuano a coscrivere, reclutare o usare bambini in conflitti armati, o a chiunque stia pensando di fare ciò: ripensarci, o mettere la propria libertà a rischio. I tempi in cui questo crimine è stato sorvolato stanno rapidamente finendo e tutti dovrebbero considerare la sentenza di oggi un segnale in questo senso.
“Invochiamo tutti gli stati che non lo hanno ancora fatto a ratificare e implementare il secondo Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo, che aprirà la strada verso l’innalzamento a 18 anni della soglia massima d’età per il reato di arruolamento, coscrizione o uso di fanciulli. Questo sarebbe il modo migliore per amplificare il significato della sentenza di oggi e rendere il maggior omaggio alle vittime, non solo di Lubanga ma in tutto il mondo.
“Tuttavia, ci rammarichiamo che, a causa della natura limitata delle accuse contro Thomas Lubanga Dyilo, la condanna non rappresenta adeguatamente la natura o la portata dei crimini commessi dai gruppi armati sotto il suo comando, in particolare in relazione alle violenze basate su differenze di genere. Come sottolineato precedentemente, questo è il risultato di strategie investigative usate dall’Ufficio del Procuratore, fondate sull’idea sbagliata che la CPI non necessiti di una adeguata presenza sul campo e possa condurre il suo lavoro da L’Aja. Al fine di evitare discrepanze simili in futuro, gli inquirenti della corte, dovrebbero impiegare sufficiente tempo sul campo, anche attraverso l’impegno costante con i difensori dei diritti umani in loco.
“È ora essenziale che la CPI si incarichi di sensibilizzare adeguatamente le vittime e le comunità interessate per spiegare la sentenza e quali sono i passi successivi, compresi i procedimenti di risarcimento che si prevede i giudici della CPI ordinino presto. Maggiore partecipazione delle vittime è anche un modo importante per la Corte di svolgere la maggior parte del suo ruolo: dare un senso di giustizia e attribuzione delle responsabilità alle vittime dei reati che indaga e persegue.”
Per ulteriori informazioni, contattare Alison Smith su asmith@npwj.org o +32-2-548-3912, o Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org o +32-2-548-3915.