“Non c’è Pace Senza Giustizia deplora profondamente la scelta del Burundi di ritirarsi dallo Statuto di Roma sul Tribunale Penale Internazionale, scelta che entra in vigore in data odierna. Nel percorrere questo passo indietro senza precedenti, l’attuale governo del Burundi chiaramente e tristemente dimostra il suo intento politico di negare giustizia alle vittime di atrocità, proteggendo i loro presunti aguzzini da ogni tipo di responsabilità.
“Gli obblighi legali sostenuti dal Burundi durante la sua sottoscrizione dello Statuto di Roma continuano ad essere applicati nonostante il paese non sia più membro del consesso degli stati membri del Tribunale Penale Internazionale. Il Burundi è ancora legato alle decisioni del tribunale, ai mandati di arresto e ad ogni altro tipo di misure restrittive implementate durante il periodo in cui il Burundi ha preso parte e poi si è ritirato dall’organizzazione.
Allo stesso modo, nonostante il suo ritiro, la Corte continua ad avere giurisdizione sugli eventi occorsi in Burundi fino alla data dell’abbandono, eventi attualmente soggetti ad un’indagine preliminare da parte del Procuratore del tribunale per verificare eventuali e serie violazioni del diritto internazionale portate avanti nel paese dal 2015.
“Permane comunque un fatto, indifferentemente dal fatto che il Burundi faccia o meno parte degli Stati Membri del Tribunale Penale Internazionale e che abbia l’obbligo o meno di collaborare con il Tribunale. Il Burundi ha l’obbligo, dettato dal Diritto Internazionale, di fronteggiare efficacemente e di porre fine alle sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani. Esortiamo le autorità in Burundi a prendersi carico di questi impegni e di assicurare trasparenza e compensazioni per le vittime a livello nazionale.
“Guardiamo al giorno in cui il Burundi prenderà nuovamente parte al consesso delle nazione che ritengono che la forza non è la soluzione; che l’impunità per i crimini internazionali è una minaccia ed un affronto all’umanità tutta, che richiede quindi una risposta legale globale quando i sistemi giuridici locali non hanno le capacità o l’intenzione di fronteggiarli adeguatamente; e che chiunque si faccia carico della responsabilità maggiore per tali atrocità debba essere considerato responsabile per i propri crimini, senza tener conto delle sue qualifiche ufficiali o dello status diplomatico.
“Allo stesso tempo, sollecitiamo tutti gli Stati Membri ad utilizzare l’opportunità data dall’imminente Assemblea degli Stati Membri per rimarcare, ancora una volta e senza esitazioni, la loro aderenza all’integrità ed ai principi alla base dello Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale ed il loro assoluto impegno ad assicurare giustizia e risarcimenti alle vittime dei peggiori crimini del mondo, ovunque essi avvengano”.
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