Costituzione tunisina: una pietra miliare per il paese della rivoluzione dei gelsomini

27 Gen, 2014 | Comunicati Stampa

Greta Barbone*, Bruxelles-Roma, 27 gennaio 2014

Ieri sera, l’Assemblea Nazionale Costituente tunisina ha adottato una nuova Costituzione. Si tratta di una pietra miliare per la Tunisia e per la storia della regione araba, che rafforza le voci di coloro che stanno agendo per sostenere la democrazia in altri paesi della regione. L’ultimo mese di trattative è stato frenetico, sia dentro che fuori l’Assemblea Costituente. Mentre i leader politici si concentravano sulla ricerca di un accordo su ciascuna delle numerose questioni rilevanti attraverso votazioni sul nuovo testo, i tunisini hanno seguito da vicino tale processo, facendo sentire le proprie voci attraverso manifestazioni e scioperi per chiedere il riconoscimento dei diritti umani nella lorocarta fondamentale.

Il processo costituzionale, che inizialmente doveva essere concluso entro il 23 ottobre 2012, è durato più a lungo di quanto ci si aspettasse. Le trattative hanno assistito ad alcuni momenti critici della storia tunisina, i quali hanno avuto una profonda influenza sulla stesura della costituzione stessa. L’escalation di violenza politica è culminato nell’assassinio di Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, rispettivamente nei mesi di febbraio e luglio 2013, inducendo grandi manifestazioni contro il governo e creando due crisi politiche profonde che hanno immobilizzato tutto il paese, inclusa la redazione della Costituzione. Tuttavia, i membri del Governo, l’opposizione e l’Assemblea Costituente sono stati in grado di superare la situazione di stallo e di trovare un accordo sul modo di procedere, che, di per sé, dimostra le notevoli risorse dei tunisini.

La violenza ed i disordini politici della Tunisia post-rivoluzionaria hanno avuto diverse ripercussioni sulla vita sociale e politica del paese, inclusi l’unione ed il rafforzamento delle voci dell’opposizione. Questo ha a sua volta avuto un impatto importante sul testo costituzionale che, riflettendo la profonda diversità culturale tunisina, è risultato in una complessa articolazione dei valori della società stessa. Le ultime settimane di stesura del testo costituzionale, nonostante apparissero come un rallentamento nel processo di scrittura della Costituzione, sono state essenziali per consentire ai membri dell’Assemblea Costituzionale di trovare modi per rafforzare la protezione dei diritti umani.

Nelle scorse settimane, molti hanno giustamente elogiato la bozza emersa dai colloqui costituzionali come una dei più avanzati nel mondo arabo, in particolare per quanto riguarda il fatto che ha respinto la sharia come fonte di diritto. Inoltre, la Costituzione tunisina riconosce diritti e libertà più di altri testi costituzionali nella regione; tuttavia, mentre molti diritti umani universali sono ora sanciti nel nuovo testo, per certi aspetti, un certo numero di queste disposizioni mostrano chiaramente che si è trattato di un difficile compromesso. Un certo numero di articoli contiene ancora delle restrizioni eccessive e la clausola generale che consente limitazioni ai diritti e alle libertà rischia che la sua applicazione non sia all’altezza degli standard internazionali sui diritti umani. Ad esempio, tale disposizione prevede che le limitazioni che potrebbero influenzare l’essenza dei diritti non possano essere imposte per legge , ma permettere limitazioni per “ragioni morali” (articolo 48). Questo riferimento alla morale può risultare troppo facilmente in una erosione di questi diritti proprio per i motivi che i difensori dei diritti umani hanno cercato di evitare ponendo il veto in riferimento alla Sharia come fonte di diritto.

È inoltre deplorevole che l’Assemblea Costituente non abbia colto l’occasione per elevare ad una disposizione costituzionale la “moratoria de facto” sulla pena di morte, che è in vigore dagli anni ’90, soprattutto sulla scia della decisione della Tunisia di votare la Risoluzione 67/176 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Moratoria sull’uso della pena di morte”, il 20 dicembre 2012.
Le disposizioni relative alla religione sono state al centro di un intenso dibattito all’interno e all’esterno dell’Assemblea Costituente. Nel testo attuale, mentre la Sharia non viene mai menzionata, l’Islam è dichiarato essere la religione di Stato (articolo 1), e lo Stato è espressamente riconosciuto come il guardiano della religione e protettore del sacro (articolo 6).

I diritti fondamentali delle donne sono stati anch’essi molto dibattuti. Il testo finale riconosce l’uguaglianza tra cittadini feemine e maschi in materia di diritti e doveri (art. 20) e sancisce l’impegno dello Stato per garantire la rappresentanza delle donne nelle assemblee elette (articolo 33). Questo è un successo lodevole e conquistato a fatica e da gruppi a sostegno dei diritti umani delle donne. Dal tempo di Bourguiba, le donne tunisine hanno goduto di maggiori diritti e libertà rispetto alle donne di altri paesi della regione. Tuttavia, il governo tunisino islamista post-rivoluzionario sembrava meno impegnato rispetto ai diritti fondamentali delle donne, che sembra tollerare un sempre più audace tentativo di imporre restrizioni alla loro libertà, tra cui ad esempio imponendo alle donne di indossare il velo contro la loro volontà o intimidandole per comportamenti considerati “immorali”. Da qui l’importanza di sancire questi diritti in modo inequivocabile come parte della Costituzione. Si spera pertanto che le politiche e le pratiche della nuova Tunisia rispecchieranno queste garanzie.

Come mostra questa breve analisi di alcuni articoli, il testo della Costituzione tunisina è il risultato di intensi negoziati per trovare un punto d’incontro per i molti punti di vista e opinioni diversi che convivono nella società tunisina. Il preambolo ed i 146 articoli che la compongono sono tra i più progressisti nella regione. La Corte Costituzionale, che sarà istituita per la prima volta nel paese, avrà un fondamentale ruolo e responsabilità nell’interpretare le sue disposizioni coerentemente e in un modo che gli ideali che hanno scatenato la rivoluzione dei gelsomini vengano sostenuti, mentre la Tunisia ricostruisce il proprio futuro. Come hanno fatto i parlamentari della Tunisia la scorsa notte, il mondo dovrebbe applaudire al paese che ha ispirato la primavera araba e che sta inoltre intraprendendo un percorso in cui dimostra fedeltà ai principi alla base di esso.

Greta Barbone è Senior Associate ed ex coordinatrice del Progetto di Non c’è Pace Senza Giustizia in Tunisia. Dal 2011al 2013 è stata distaccata a Tunisi da NPSG ad Al-Kawakibi Democracy Transition Center (KADEM). In questa veste, ha coordinato un progetto di 2 anni per sostenere la transizione tunisina verso la democrazia attraverso la giustizia di transizione, attuato congiuntamente da NPSG e KADEM ed ha anche lavorato per un impegno più ampio di NPSG nel paese.

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• Visita anche la sezione speciale sul lavoro di NPSG e KADEM a sostegno della giustizia di transizione in Tunisia