La Seconda Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale (CPI) ha deciso di processare William Samoei Ruto, Joshua Arap Sang, Uhuru Muigai Kenyatta e Francis Kirimi Muthaura, ovvero quattro dei sei individui inizialmente accusati di crimini contro l’umanità, commessi presumibilmente nei mesi che seguirono le elezioni in Kenya durante il mese di dicembre 2007. Fra le accuse confermate vi sono omicidio, deportazione e trasferimento forzato, persecuzione, stupro e violenze sessuali e altri atti inumani. La Seconda Camera Preliminare ha determinato che le prove contro gli indagati Henry Kiprono Kosgey e Mohammed Hussein sono insufficienti per sostenere le accuse, e quindi non si procederà per questi due casi.
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) accolgono la decisione della Seconda Camera Preliminare di confermare le accuse nei confronti di quattro individui per i crimini commessi durante le violenze post-elettorali in Kenya, che causarono un migliaio di vittime e costrinsero alla fuga centinaia di migliaia di persone. La decisione di cominciare i processi nei confronti di quattro dei sei individui viene è un grandioso passo verso il raggiungimento della giustizia per i Kenyoti. In Kenya l’impunità per la violenza a fini politici è stata la regola per troppo a lungo e la decisione della CPI dimostra che questi crimini contro l’umanità non possono mai restare impuniti.
“Questa decisione è particolarmente significativa alla luce del coinvolgimento politico e dell’influenza di due degli individui contro i quali sono state mosse le accuse – Uhuru Kenyatta e William Ruto – che sono candidati per le elezioni presidenziali del 2012. L’inizio dei processi contro questi due politici dimostra all’intera comunità internazionale come nessuno sia immune alla giustizia, indipendentemente dal nome, dall’affiliazione politica o dal potere esercitato. Dimostra inoltre che il tempo in cui la violenza veniva ripagata con potere politico è ormai terminato.
“NPSG e il PRNTT sollecitano i quattro accusati ed il Governo del Kenya, a continuare a cooperare con la CPI ed a prendere tutte le misure possibili al fine di garantire la pronta e regolare prosecuzione dei processi. Se in un primo momento il Governo del Kenya si è opposto ad un coinvolgimento della CPI nelle investigazioni dei sei individui ed ha rifiutato di arrestare il Presidente Sudanese al-Bashir, sul quale pende un mandato d’arresto della CPI, quest’ultima decisione permette al Governo di avere una seconda opportunità per dimostrare la sua ferma opposizione alla perpetrazione di crimini contro l’umanità motivate da ragioni politiche ed il suo impegno verso il fine ultimo della giustizia.
“Con l’inizio di una nuova fase del procedimento giudiziario, esortiamo inoltre la CPI ad assicurare che le preoccupazioni delle vittime e di coloro affetti dai crimini confermati con la decisione odierna vengano ascoltate ed affrontate. È importante ricordare come le vittime non abbiano solamente il diritto alla giustizia, ma anche alla riparazione e all’assistenza. Il lavoro di sensibilizzazione sul campo, deve quindi essere amplificato al fine di rispondere a tutti i bisogni fondamentali delle vittime e delle comunità in Kenya che hanno subito i crimini commessi durante le violenze post-elettorali, con un’attenzione particolare a donne e bambini.
“NPSG e il PRNTT riconoscono che con l’archiviazione dei casi nei confronti di Henry Kiprono Kosgey e Mohammed Hussein Ali, qualcuno potrebbe sentirsi tradito. Ciononostante, raccomandiamo ai Kenyoti di accettare pacificamente questa decisione, ricordando in particolare che la CPI è una corte indipendente e imparziale e che giustizia verrà in ogni caso garantita – attraverso istituzioni internazionali o nazionali.
“A tal proposito NPSG e il PRNTT rilevano che il perseguimento della giustizia non può essere garantita solamente dalla CPI, la quale si concentra in particolare sui maggiori responsabili. Il Kenya ha il dovere verso i propri cittadini – tra i quali anche centinaia di migliaia di vittime – di attribuire le responsabilità e di prevenire l’impunità per ogni livello di colpevolezza. Fino a questo momento, nessun processo volto ad attribuire responsabilità penali per le violenze commesse nel 2007 è stato svolto in Kena. NPSG e il PRNTT sollecitano quindi la Magistratura Kenyota ad intraprendere rapidamente indagini e procedimenti giudiziari, troppo a lungo ritardati, di tutti i responsabili per le violenze post-elettorali in Kenya.”
Per ulteriori informazioni, si prega di contattare Alison Smith all’indirizzo email asmith@npwj.org o al numero di telefono +32-(0)2-548-3912 oppure Nicola Giovannini all’indirizzo ngiovannini@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3915.