Bruxelles-Roma, 25 giugno 2020
Il 24 giugno, l’Ufficio del Procuratore Speciale del Kosovo (SPO) ha rilasciato un comunicato stampa in cui dichiarava di aver presentato 10 capi d’accusa presso le Camere Speciali del Kosovo (KSC) contro il presidente della Repubblica del Kosovo, Hashim Thaçi, e il presidente del Partito Democratico del Kosovo, Kadri Veseli, tra gli altri con una serie di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui assassinio, sparizione forzata di persone, persecuzione e tortura, circa due mesi prima. Il KSC è un organo giudiziario istituito, con l’incoraggiamento del Consiglio d’Europa, dal Parlamento del Kosovo in risposta al cosiddetto “Rapporto Marty”, che espone nei dettagli le accuse di trattamento disumano e di scomparsa di persone, di traffico illecito di organi umani e di altri crimini che sarebbero stati commessi da membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo tra il 1998 e il 2000.
Le accuse presso il KSC sono soggette a conferma da parte di un giudice, che esamina le accuse mosse dall’SPO e decide se ogni accusa è confermata o respinta. Secondo il regolamento interno del KSC, questo processo è di solito riservato e l’accusa viene resa pubblica solo dopo la conferma dell’autorità giudiziaria. Esiste un’eccezione, in quanto il procuratore specializzato “può rendere pubblico un atto d’accusa se ritenuto necessario ai fini di un’indagine o di un’azione penale”.
Le accuse contro il Presidente Thaçi e il Kadri Vaseli non sono un atto d’accusa, in quanto devono ancora essere confermate da un giudice, quindi normalmente sarebbero riservate. Il comunicato stampa della SPO afferma di rendere pubbliche le accuse perché, secondo loro, il presidente Thaçi e il signor Vaseli stanno cercando di “ostacolare e minare” il lavoro del KSC, compreso il rovesciamento della legge che istituisce il KSC e altre azioni non specificate.
Il governo del Kosovo ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che “nessuno dovrebbe essere considerato colpevole senza una decisione definitiva della Corte”, esortando i suoi cittadini a mantenere la calma. La dichiarazione prende inoltre atto della convinzione del governo che “la guerra del popolo del Kosovo e dell’Esercito di liberazione del Kosovo era giusta e per la sua libertà”.
Le reazioni al comunicato stampa della SPO sono state diverse, così come gli atteggiamenti nei confronti della KSC stessa. Alcuni hanno parlato del diritto delle vittime a un risarcimento e del fatto che gli atti delineati nel ‘Rapporto Marty’ e denunciati dalla SPO esigono una responsabilità. Alcuni hanno messo in dubbio che questo possa essere un altro “morso alla ciliegia”, poiché il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia non è stato in grado di perseguire con successo gli ex comandanti dell’UCK. Altri considerano il KSC in generale come un tentativo di minare il Kosovo stesso dando la caccia agli eroi dell’UCK che hanno combattuto per il Kosovo negli anni ’90 e ne hanno assicurato la liberazione.
Soprattutto su quest’ultimo punto, non è chiaro come le accuse non ancora provate contro due ex leader dell’UCK possano contribuire a migliorare la reputazione stessa del UCK, soprattutto in Kosovo. Questo sarà un caso importante da seguire nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per vedere cosa deciderà il giudice – vale a dire se l’SPO ha presentato materiale sufficiente a dimostrare il fondato sospetto che il presidente Thaçi e Kadri Vaseli abbiano commesso i crimini accusati contro di loro. Il modo in cui il KSC gestirà la questione sarà una cartina tornasole per come viene percepita in Kosovo, in Serbia e nella regione e getterà le basi per stabilire se alla fine sarà considerata un tribunale che ha agito in modo equo, non politico e indipendente. Guardate questo spazio.
Per maggiori informazioni, contattare Alison Smith, Direttore del Programma sulla Giustizia Internazionale (asmith@npwj.org) oppure Nicola Giovannini, Press & Public Affairs Coordinator (ngiovannini@npwj.org org).