Missione di Shaharzad Akbar in Italia: «Dall’Afghanistan all’Ucraina, non siate indifferenti»

13 Mar, 2022 | Comunicati Stampa

7-13 marzo 2022

Su iniziativa di Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) – per la tappa milanese con il sostegno di ItaliaStatoDiDiritto (ISDD) – Shaharzad Akbar, Presidente uscente della Commissione Indipendente Afghana per i Diritti Umani, nella settimana 7 – 13 marzo, si è resa protagonista di una serie di incontri istituzionali, di appuntamenti accademici e di interviste che l’hanno portata a Roma, Milano e Venezia. Akbar, attualmente in esilio, è stata vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale per la Pace e la Protezione dei Civili e Senior Advisor del Presidente dell’Afghanistan per il Consiglio dello Sviluppo del paese. Obiettivo del tour di Akbar è stato quello di sensibilizzare decisori politici e opinione pubblica riguardo quella che è, con le sue parole, “l’apartheid di genere” che bambine e donne afghane sono costrette a vivere da quando nell’agosto dello scorso anno, dopo il ritiro delle truppe americane, i talebani governano il paese.

Durante gli incontri e le numerose interviste sono stati in molti a chiedere a Shaharazad cosa le provocasse vedere le immagini della guerra in Ucraina, questa la sua risposta «Assistere l’invasione dell’Ucraina è stato molto traumatico. Non solo per me, ma per tutta la comunità afghana al di fuori del Paese. Abbiamo vissuto con la guerra per così tanti anni. Sappiamo bene quanto possa essere distruttiva e dolorosa per le persone […] Penso ci siano molte cose che una persona può fare per aiutare e lo stiamo vedendo anche in questi giorni con la crisi ucraina. Quando Kabul è caduta, il primo soccorso è arrivato dalle persone comuni che si sono organizzate per mandare cibo, offrire assistenza. È poi fondamentale continuare ad attirare l’attenzione su ciò che sta accadendo: parlarne, leggere storie dal Paese, informarsi, offrire aiuto e supporto ai profughi. La paura degli afghani è che la loro storia sia dimenticata, che siano lasciati soli sotto la tirannia dei talebani».

 

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