Il 30 giugno si e’ tenuta, via teleconferenza a causa della pandemia di COVID-19, la quarta Conferenza di Bruxelles dedicata al conflitto che da nove anni si combatte in Siria. Alla riunione hanno partecipato 84 delegazioni in rappresentanza di 57 Stati, 10 organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie nonché’ 17 Agenzie delle Nazioni Unite. Sin dal 2017 la Conferenza di Bruxelles, convocata sotto l’egida dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, rappresenta l’annuale riunione della comunità internazionale sulla Siria in cui si cerca di fare il punto sull’evoluzione politica e diplomatica del conflitto.
Il comunicato finale della Conferenza ribadisce ulteriormente come la questione della giustizia e dell’accountability, elementi fondamentali del programma Siria di Non c’è pace senza giustizia, sono un elemento centrale per assicurare una pace stabile e duratura al martoriato paese mediorientale. Tuttavia, questi appelli rischiano di rimanere lettera morta se, soprattutto a livello del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i Paesi Membri dell’UE non sapranno difendere e rafforzare i pochi meccanismi internazionali ancora attivi per la lotta contro l’impunità e il perseguimento dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Siria sin dal 2011.
Sebbene dall’inizio del 2020 il livello di violenza del conflitto in corso in Siria sia diminuito, la situazione continua a rimanere volatile ed estremamente grave. Le campagne di bombardamenti aerei condotte negli ultimi anni da parte dell’aviazione russa, a sostegno dell’esercito di Bashar Al-Assad, hanno completamente distrutto il tessuto socio-sanitario in Siria, con sistematici bombardamenti di campi di raccolta profughi, ospedali e centri di accoglienza; lasciando la popolazione civile estremamente esposta non solo al rischio di essere coinvolta nelle operazioni militari ma, dall’inizio di quest’anno, anche senza alcuna protezione efficace contro il rischio di un’esplosione del COVID-19 in Siria.
Il conflitto in Siria, nella mancanza da parte delle comunità internazionale, di trovare una soluzione politica alla crisi, si è trasformato in una guerra tra potenze regionali in cui Russia e Turchia giocano una difficile partita non solo per il controllo del paese ma ormai per l’influenza sul Mediterraneo orientale.
Sin dal 2011, Non c’è pace senza giustizia lavora a fianco di organizzazioni della società civile e attivisti dei diritti umani in Siria per promuove i princìpi della giustizia di transizione in Siria e promuovere la diffusione di una cultura di rispetto dei diritti umani e di lotta all’impunità in Siria.
Per maggiori informazioni, contattare Gianluca Eramo, Direttore del Programma per la Democrazia nella Regione del Medio Oriente e Nord Africa (Email: geramo@npwj.org).