Bruxelles, 15 Gennaio 2018
La Francia è stata sottoposta alla terza Revisione Periodica Universale questa mattina al Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra. Tra le questioni sollevate, si è discusso della risposta francese al genocidio, in particolare per ciò che riguarda il perseguimento dei presunti responsabili del genocidio ruandese residenti sul suolo francese e la declassificazione di documenti relativi al ruolo della Francia nel genocidio del 1994.
“Uno dei grandi ostacoli alla lotta contro l’impunità è l’assenza di procedimenti giudiziari per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio da parte degli Stati che ospitano tali sospettati all’interno del proprio territorio”, ha detto Niccolò Figá-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia. “Ancora più importante, come evidenziato durante la nostra tavola rotonda del 14 dicembre sul tema “Il dovere di onorare le vittime prevenendo e punendo il genocidio”, tale atteggiamento non solo impedisce l’accertamento della responsabilità e le possibilità di ricevere un risarcimento, ma limita anche il perdono e la riconciliazione”.
“Pertanto, accogliamo con favore le dichiarazioni di stamattina da parte della Francia sul loro impegno a indagare e perseguire il crimine di genocidio presumibilmente commesso da persone che rientrano nella loro giurisdizione. Chiediamo inoltre alle autorità francesi di intensificare i loro sforzi in questo senso e accelerare il perseguimento dei presunti resonsabili che vivono in Francia” una raccomandazione fatta da diversi Stati durante questo ciclo della Revisione Periodica Universale.
Durante la sessione di revisione, alcuni Stati – in particolare il Rwanda, il Mozambico e la Guyana – hanno chiesto al governo francese di declassificare i documenti relativi al genocidio ruandese, in particolare quelli relativi al ruolo dei funzionari francesi prima, durante e dopo il genocidio del 1994. “Indubbiamente, l’accertamento della verità è un passo essenziale verso l’affermazione della giustizia e l’ottenimento di un risarcimento”, ha continuato il dott. Figá-Talamanca.
“Siamo stati rincuorati dalla decisione francese di declassificare i documenti relativi al genocidio e al lavoro che hanno svolto e stanno svolgendo in questo senso. Senza ciò, la verità potrebbe non essere mai pienamente accertata. L’accesso a documenti come questi facilita l’affermazione della giustizia e permette il risarcimento per le vittime. Contribuisce inoltre all’identificazione di questioni che potrebbero rafforzare strategie di prevenzione e aiutare i governi a rispondere in modo più efficace ad atti di genocidio potenziale o reale in futuro”, ha concluso.
Per ulteriori informazioni, contattare Nicola Giovannini: ngiovannini@npwj.org