Basta parlare di differimento: lasciate che per il Kenya prevalga lo stato di diritto

Bruxelles, 15 Novembre 2013

 

Il 15 novembre 2013, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto la richiesta di rinviare i casi contro il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, e il vicepresidente William Ruto, presso la Corte Penale Internazionale (CPI). La proposta è stata sottoposta al Consiglio di Sicurezza in seguito al vertice straordinario dell’Unione Africana tenutosi nel mese di ottobre 2013, durante il quale, tra le altre questioni, è stato deciso che gli Stati africani dovrebbero cercare di ottenere un differimento facendo ricorso all’art. 16 dello Statuto di Roma.
 
“L’Unione Africana e gli Stati africani parte dello Statuto, hanno seguito correttamente la procedura prevista dalla lettera dell’articolo 16 per ottenere la sospensione dei casi contro il presidente Kenyatta e il vicepresidente Ruto”, ha dichiarato in seguito alla decisione odierna del Consiglio di Sicurezza, Alison Smith, Direttore del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale di NPSG.
 
“È stato, ed è tuttora, essenziale che le preoccupazioni politiche del Kenya e degli altri Stati africani vengano prese in seria considerazione e affrontate in seno al Consiglio di Sicurezza. Nonostante NPSG non sia a favore di questo rinvio, sosteniamo fortemente il processo in base all’art. 16, il quale assicura che le questioni politiche relative alla CPI siano trattate in una sede politica, quale il Consiglio di Sicurezza.
 
“In questo caso specifico, siamo però preoccupati e delusi dal fatto che il Kenya e i sostenitori della risoluzione abbiano approfittato della disponibilità del Consiglio di Sicurezza di dare tutta la dovuta considerazione alle loro preoccupazioni, spingendo per un voto che ha creato divisioni inutili, poiché era chiaro che non vi fossero i numeri per far approvare tale proposta. In un momento in cui l’UA e l’ONU hanno bisogno di lavorare insieme con una visione comune per la pace e la sicurezza in Africa, incoraggiare a votare su una questione pur sapendo che avrebbero fallito, non ha servito altro scopo se non quello di fomentare divisioni che entrambe le istituzioni difficilmente si possono permettere. L’unico risultato che appare chiaramente dalla giornata di oggi è dimostrare – e così facendo, intensificare – le divergenze tra i membri del Consiglio di Sicurezza.
 
“Nonostante ciò, la questione è stata affrontata e una decisione è stata presa: non ci sarà il rinvio. Ci auguriamo vivamente che i sostenitori dell’impunità per le violenze che sono seguite alle elezioni in Kenya non vogliano riaprire la discussione su tale questione, a maggior ragione in seno dell’imminente Assemblea degli Stati Parte (ASP) della CPI che si terrà la prossima settimana a L’Aja. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è l’unico organo che può, a determinate condizioni, legittimamente sospendere i procedimenti giudiziari della Corte. L’ASP non è la sede in cui si possono discutere i singoli casi, per cui non aiuterebbe né l’imputato, né la Corte, il tentativo di coinvolgere l’Assemblea nella questione del rinvio, che è già stata affrontata e poi sepolta dal Consiglio di Sicurezza.
 
“Pensiamo sia molto importante che si capisca che non si tratta di una divisione “sull’Africa”. Non è una di quelle situazioni in cui gli Stati si dichiarano “a favore o contro” l’Africa. Questa questione riguarda l’impunità e le accuse specifiche in merito alla responsabilità penale individuale di due leader. Siamo lieti che attraverso le astensioni, la maggioranza del Consiglio di Sicurezza ha riconosciuto come questa non sia una questione politica ma di natura giudiziaria, e come tale, da dover essere decisa dalla Corte.
 
“La cosa migliore che può succedere per la pace e la sicurezza in Kenya e in Africa è che la giustizia faccia il suo corso e che il presidente Kenyatta e il vicepresidente Ruto sfruttino la flessibilità concessagli dalla Corte al fine di continuare a svolgere le loro funzioni istituzionali mentre i processi contro di loro continuano. Esortiamo il Kenya e i suoi leader a proseguire a collaborare in questo processo, poiché il miglior modo per sostenere il Kenya e l’Africa nel suo insieme è di garantire che lo stato di diritto valga per chiunque, capi di stato compresi.
 
“Questo sarebbe il lascito più grande che il presidente e il vicepresidente possono dare al loro paese, qualunque sia il verdetto della Corte riguardo ai loro procedimenti.”

 
Per maggiori informazioni, contattare Alison Smith all'indirizzo email asmith@npwj.org o al numero +32-2-548-3912 o Nicola Giovannini a ngiovannini@npwj.org o +32-2-548-3915.