Sudan/CPI: non c’e’ pace senza giustizia in Sudan

Roma, 14 luglio 2008

Pochi minuti fa il Procuratore della Corte Penale Internazionale Luis Moreno Ocampo ha reso pubblica alla stampa la notizia di avere richiesto un mandato di cattura nei confronti del Presidente in carica del Sudan Omar Al-Bashir, per genocidio, crimini du guerra e crimini contro l’umanità.

Si tratta della prima richiesta di incriminazione nei confronti di un Capo di Stato in carica da parte della Corte Penale Internazionale, ma soprattutto Al-Bashir è la prima persona che potrebbe essere accusata del più grave tra i crimini su cui la CPI ha la giurisdizione: il crimine di genocidio.
 
Dichiarazione di Sergio Stanzani e Gianfranco Dell’Alba, Presidente e Segretario Generale dell’associazione radicale Non c’è Pace Senza Giustizia.

“In queste ore sono apparse sulla stampa internazionale diverse dichiarazioni di preoccupazione per la possibile messa a repentaglio dei difficili negoziati di pace in Sudan a causa della richiesta di arresto del Presidente Al-Bashir. Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon esprime la propria preoccupazione perché si tratta della prima richiesta di incriminazione di un capo di Stato in carica da parte della CPI.

A queste preoccupazioni, che sono le stesse che hanno occupato le pagine dei giornali all’epoca delle incriminazioni di Slobodan Milosevic da parte del Tribunale Penale per la ex-Jugoslavia e di Charles Taylor da parte della Corte Speciale della Sierra Leone, Non c’è Pace Senza Giustizia risponde che la storia ci ha già insegnato che non può esistere una pace duratura se si prescinde dalla ricerca della verità e dall’attribuzione delle responsabilità per coloro che si sono macchiati di crimini gravissimi come quelli su cui la CPI ha giurisdizione.
 
Lo Statuto della  Corte Penale Internazionale è uno degli strumenti giuridici più avanzati e garantisti dei diritti delle vittime così come di quelli degli accusati: garantisce i diritti dell’accusa e quelli della difesa e non prevede la pena di morte, in nessun caso.
 
La comunità internazionale, ed in particolare l’Unione Europea e tutti gli Stati Parte della CPI (che oggi sono 106) dovranno sostenere il lavoro del Procuratore Ocampo e fare in modo che il Sudan cooperi con la Corte.

Per informazioni: 06-68803791, adentamaro@npwj.org