NPSG ed UNPO convocano una tavola rotonda con Biram Dah Abeid sulla lotta contro schiavitù e discriminazione in Mauritania

Bruxelles, 4 dicembre 2012


 
Il 4 dicembre 2012, su iniziativa di Unrepresented Nations and Peoples Organisation (UNPO), Non c’è Pace Senza Giustizia ha organizzato una tavola rotonda con Biram Dah Abeid, fondatore e presidente di “Initiative pour la Résurgence du Mouvement Abolitionniste en Mauritanie – IRA” (Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista in Mauritania). Questo evento si è tenuto all’interno dei cosidetti “Brown Bag Lunch”, una serie di conferenze e seminari mensili con eminenti personalità ed esperti dei diritti umani e delle tematiche politiche legate alle attività di NPSG.
 
Da molti anni Dah Abeid, la cui organizzazione è membro di UNPO, lotta contro la schiavitù e per i diritti degli Haratin. Infatti, pur essendo in Mauritania la minoranza più numerosa, sono il gruppo più politicamente ed economicamente emarginato a causa dei secoli di schiavitù da parte del gruppo dominante arabo-berbero. Il 29 Aprile 2012, Abeid ed altri attivisti dell’IRA sono stati arrestati, detenuti e condotti davanti ad un magistrato con l’accusa di “minaccia alla sicurezza dello stato”per aver dato fuoco ad alcuni testi islamici. La loro detenzione si è conclusa con il loro rilascio 3 mesi fa, il 4 settembre 2012.
 

Biram ha aperto l’incontro ricordando questo periodo di difficoltà appena concluso ed ha colto l’occasione per ringraziare tutte le persone che lo hanno sostenuto durante la sua detenzione, in particolare coloro che gli hanno permesso di avere accesso alle informazioni, una fonte di energia e di aiuto importante nel farlo uscire di prigione.

 
 
 
 

In seguito, Abeid ha esposto la situazione peculiare del sistema giuridico della Mauritania, per spiegare le ragioni e il contesto del suo gesto, considerato da molti “blasfemo”. Le fonti principali della costituzione mauritana sono infatti la Sharia, nonché una serie di testi religiosi scritti tra il IX e XV secolo. Dal momento che giustificano l’esistenza della schiavitù, non soltanto dal punto di vista legale ma anche culturale, questi testi antichi sono una delle ragioni principali della sua perpetrazione in Mauritania. Dunque il suo atto, anche se scioccante e provocatorio, è stato voluto per attirare l’attenzione su ciò che questi testi dicono e non, come riportato da alcuni media ufficiali, per vilipendere la religione e l’Islam. L’IRA, infatti, vuole promuovere e comunicare il lato universale ed umanitario dell’Islam e del Corano, basato sulla libertà, l’eguaglianza e la fratellanza. Per questo motivo l’IRA sta preparando per marzo 2013 diversi giorni di discussioni e colloqui che coinvolgeranno attori nazionali ed internazionali.
 
Alla fine del suo discorso, Abeid ha sottolineato la situazione assolutamente sui generis del suo paese anche a livello internazionale riguardo i diritti umani in generale e la schiavitù in particolare. Anche se la Mauritania dichiara ufficialmente il suo impegno contro la schiavitù, firmando accordi internazionali e promulgando leggi nazionali per limitare tale pratica e punire i suoi perpetratori, la realtà è completamente diversa: la schiavitù, non solo è molto comune e tollerata in tutto il paese, ma è anche sostenuta e promossa dalle élite e dal governo.