Siria/Conferenza Ginevra II: NPSG indirizza una lettera aperta ai Rappresentanti Permanenti presso le Nazioni Unite

Bruxelles, 7 febbraio 2014

 

Lettera aperta ai Rappresentanti Permanenti presso le Nazioni Unite dei paesi e delle organizzazioni internazionali che hanno partecipato alla cerimonia di apertura della Conferenza di pace Ginevra II a Montreux il 22 gennaio 2014.
 

Eccellenza,
 
Scrivo la presente alla vigilia della ripresa dei negoziati di Ginevra II per sollevare alcuni punti che crediamo essere di fondamentale importanza per il successo dei negoziati e per il miglioramento della situazione per il popolo siriano. Non c’è Pace Senza Giustizia ha lavorato alla situazione siriana sin dall’inizio del conflitto e ha stabilito un team a Gaziantep, in Turchia, che collabora con attivisti siriani della società civile e con le istituzioni dell’opposizione su una serie di problematiche riguardanti i diritti umani e l’attribuzione delle responsabilità. Le nostre osservazioni si basano principalmente su questa esperienza, insieme ad anni di lavoro sulla risoluzione di situazioni di conflitto e post-conflitto in tutto il mondo.
 
Finora, anche se i negoziati di Ginevra non hanno ancora dato i risultati sperati, hanno perlomeno spinto le parti siriane a riconoscere che il loro popolo sta soffrendo. Ciò che è ancora più importante, con le parole del Rappresentante Speciale dell’Onu Brahimi, le parti hanno raggiunto una visione comune sul fatto “che la situazione umanitaria della popolazione debba essere affrontata rapidamente, sulla base della necessità, ovunque essa esista nel paese”. Questi sono importanti sviluppi che sono essenziali per l’inizio della fine della crisi.
 
Tuttavia, l’emergenza della popolazione siriana resta enorme e continua a peggiorare ad un ritmo allarmante. Secondo le stime dell’OCHA, circa 9,3 milioni di persone hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, inclusi 6,5 milioni che sono sfollate internamente. Nel suo primo rapporto sulla situazione dei bambini e dei conflitti armati nella Repubblica Araba Siriana (S/2014/3), pubblicato pochi giorni fa, il Segretario Generale delle Nazioni Unite riporta gli “innumerevoli omicidi e mutilazioni su bambini” e le molteplici violazioni dei diritti dei minori. Dal novembre 2011, la Commissione Internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha documentato uno schema di esecuzioni sommarie, sparizioni forzate, torture, stupri ed altre violenze sessuali e di genere, deportazioni, politiche deliberate di riduzione alla fame e blocchi nelle città. Le diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, le decisioni importanti del Consiglio per i Diritti Umani, e il Comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 hanno posto una forte enfasi sull’accertamento delle responsabilità e hanno reso evidente che non ci dovrebbe essere impunità per i crimini più gravi secondo il diritto internazionale. Nonostante tutto questo, siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria e a un fallimento politico che vanno affrontati con prontezza e con decisione.
 
Quello che sta succedendo in Siria si caratterizza come un disastro dal punto di vista umanitario e dei diritti umani. Il legame tra la situazione umanitaria e i diritti umani è evidente: le persone hanno diritto al nutrimento, alle cure mediche e alla sicurezza. Hanno anche il diritto di esprimere le loro opinioni, vivere le loro vite ed eleggere liberamente i loro rappresentanti. Ciononostante, il popolo siriano non gode di nessuno di questi diritti. Inoltre, come molto spesso accade, sono i cittadini che devono sopportare il peso del conflitto, in particolar modo le donne e i bambini.
 
Il governo siriano ha la responsabilità principale per la protezione dei civili e per facilitarne l’assistenza, così come ce l’ha l’opposizione siriana nelle aree sotto il suo controllo. Questo è un principio fondamentale del diritto internazionale, riaffermato anche in diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Queste ultime chiedono che l’aiuto raggiunga coloro che ne hanno bisogno e invitano le parti a rispettare i loro obblighi derivanti dal diritto internazionale. Coloro che non riescono a proteggere i civili e a facilitare la loro assistenza violano il diritto internazionale umanitario e dovrebbero essere ritenuti responsabili per le loro azioni. L’incapacità di adempiere a tali obblighi è di per sé un fallimento politico della comunità internazionale.
 
La mancanza di attenzione sulla responsabilità per ciò che sta accadendo in Siria – sia per crimini di diritto internazionale che per il mancato adempimento degli obblighi legali internazionali così come prescritto dal diritto internazionale e dal Consiglio di sicurezza dell’ONU – crea una situazione in cui l’impunità, di fatto, è la norma. L’impunità genera ancora più violazioni se le persone la considerano come un modo facile per raggiungere i propri obiettivi. Da tempo immemorabile, come in molte situazioni nel mondo, le conseguenze non ricadono su coloro che infrangono la legge, ma su coloro che tale legge dovrebbe proteggere, vale a dire la popolazione civile siriana ed in particolare coloro che vivono in aree dove gli aiuti stentano ad arrivare.
 
La comunità internazionale, compreso il Rappresentante Speciale dell’ONU, Brahimi, può fare molto di più per contribuire a risolvere la situazione. Ginevra, dove riprenderanno i negoziati il 10 febbraio, deve essere il luogo in cui i due binari, politico e umanitario, finalmente vengono considerati come strettamente connessi. La conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e il fornire l’accesso umanitario alla popolazione affamata dovrebbero essere la base e il punto di partenza per i negoziati, altrimenti, in caso di inosservanza, le conseguenze saranno negative. Il comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 già elencava l’accesso umanitario immediato e completo verso tutte le aree colpite dai combattimenti come un passo fondamentale per la piena attuazione delle sue disposizioni. Inoltre, come il Consiglio ha sottolineato nella dichiarazione presidenziale del 2 ottobre, “la situazione umanitaria continuerà a peggiorare in assenza di una soluzione politica alla crisi”.
 
In qualità di partecipante alla Conferenza di Montreux, il Suo paese si è impegnato a rispettare il Comunicato di Ginevra del 2012. Siamo certi che possa giocare un ruolo importante per contribuire a raggiungere i risultati dichiarati dalla conferenza e nell’aiutare il popolo siriano a godere dei suoi diritti civili, politici, sociali, economici e culturali. A tal fine, siamo lieti di condividere alcuni suggerimenti specifici che potrebbero facilitare un contributo per garantire che il nuovo round di negoziati produca risultati concreti e misurabili e aiuterà ad alleviare la catastrofe umanitaria in corso in Siria.
 
Raccomandiamo pertanto che i negoziati della prossima settimana si concentrino su tre priorità principali, che sono tra quelle proposte il 3 febbraio 2014 dal Gruppo di Alto Livello sulle Sfide Umanitarie in Siria e che possono avviare l’attuazione del comunicato di Ginevra, e in particolare sono:
 

Priorità numero uno: tutte le parti dovrebbero adottare una dichiarazione d’intenti per rispettare gli obblighi fondamentali derivanti dal diritto internazionale umanitario e i principi fondamentali dell’assistenza umanitaria. Confermando il loro impegno e la loro volontà di rispettare il diritto internazionale, le diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Comunicato di Ginevra e la Dichiarazione Presidenziale del 2 ottobre, i negoziati rafforzeranno il concetto che i due binari, quello politico e quello umanitario, non possono essere disgiunti e che la immane sofferenza imposta sulla popolazione siriana deve cessare.
 
Priorità numero due: Tutte le parti dovrebbero concordare immediatamente le modalità per l’ingresso senza ostacoli di un’adeguata assistenza umanitaria in tutte le zone assediate, tra cui le più urgenti sono la città vecchia di Homs, Nubl e Zahra, Mohadamya, Yarmouk, Ghuta orientale, Darayya e Al-Janubiah. Un accordo a livello nazionale sui diritti fondamentali di tutti i cittadini siriani – a prescindere dalla loro ubicazione geografica, dalla religione e dal sesso – contribuirà a evitare che le decisioni siano prese sulla base di strategie militari e politiche delle parti in conflitto e a promuovere il fatto che queste vengano prese solamente sulla base delle necessità dei civili.
 
Priorità numero tre: Tutte le parti in causa dovrebbero anche concordare su una smilitarizzazione piena ed immediata delle scuole e degli ospedali. Esempi di tali strutture includono gli ospedali di Al-Nabk e Al-Basel nelle zone rurali di Damasco e la zona dedicata all’assistenza sanitaria di Aleppo. Garantire che servizi pubblici primari, quali l’istruzione e la sanità siano difesi e restaurati è una richiesta primaria del comunicato di Ginevra e una decisione rapida in merito alla loro smilitarizzazione, rappresenterà un ulteriore passo in avanti per entrambe le parti nell’impegno per giungere ad una soluzione politica rispettosa dei bisogni e dei desideri del popolo siriano.

 
Lunedì 10 febbraio, i negoziati riprenderanno, così come il briefing programmato in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 13 febbraio in merito alla situazione umanitaria in Siria promosso da S.E. Valerie Amos, e questi saranno momenti cruciali per porre fine alla sofferenza della popolazione siriana e per fornire loro nuove speranze. Siamo certi che la Sua delegazione riuscirà a favorire e supportare i negoziati affinché abbiano successo per raggiungere una soluzione politica alla guerra. Siamo pronti a sostenerla in ogni modo che possa ritenere utile,

Voglia gradire l’espressione della nostra più alta considerazione,
 
Niccolò Figà-Talamanca

Segretario Generale
Non c'è Pace Senza Giustizia

 
 
Progetto di NPSG in Siria sulla Giustizia e sull’Attribuzione delle Responsabilità
Il progetto di NPSG è volto a ridurre le aspettative e le ricompense per l’impunità e alla costruzione di una cultura di attribuzione delle responsabilità. Lo scopo è quello di dotare i cittadini degli strumenti per richiedere giustizia e attribuire le responsabilità per le violazioni che si svolgono quotidianamente da due anni e mezzo e, allo stesso tempo, di fare in modo che la magistratura e i legali sappiano rispondere a questa domanda. Cardine del progetto è una serie di eventi di sensibilizzazione e di formazione, che si stanno tenendo a Gaziantep, in Turchia, vicino al confine siriano, con la partecipazione di giudici siriani, avvocati e attivisti della società civile provenienti dalla Siria che possono portare le competenze e - cosa forse ancora più importante - le aspirazioni di giustizia ai loro concittadini e sul posto di lavoro. L’obiettivo di lungo periodo di questo progetto è quello di promuovere la democrazia e la tutela dei diritti umani attraverso l’incorporazione della giustizia e dei meccanismi di attribuzione delle responsabilità nel processo decisionale in merito alla risoluzione dei conflitti e alla stabilità, allo sviluppo, e alla pianificazione della ricostruzione in Siria. L’obiettivo strategico del progetto è di sostenere la società civile siriana nel giocare un ruolo attivo nelle questioni relative alla giustizia e alla responsabilità, comprese la difesa dei diritti umani e la documentazione delle loro violazioni, che include la ricezione, la raccolta, il raffronto, l’elaborazione e l’archiviazione delle informazioni, della documentazione e del materiale raccolto e quello di analizzarlo allo scopo di stabilire ciò che è accaduto e ricostruire i processi decisionali che hanno portato alle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani in Siria dal marzo 2011.