Consultazione Afro-Araba sugli Strumenti Legislativi per la prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili

Sotto l'alto patrocinio di MRS. SUZANNE MUBARAK - Cairo, 21-23 Giugno 2003


 
L'obiettivo della consultazione di esperti è stato quello di definire i contenuti legali e le strategie per sviluppare una normativa più efficace per prevenire le mutilazioni genitali femminili. Esso é stato organizzato in collaborazione con la Egyptian Society for the Prevention of Harmful Practices (ESPHP), Egypt’s National Commission for Childhood and Maternity (NCCM) e sotto l'alto patrocinio della First Lady, Mrs. Suzanne Mubarak. Il discorso di apertura dellasignora Mubarak ha inaugurato la conferanza, alla presenza di un centinaio di partecipanti provenienti da 28 paesi africani e arabi, dove si praticano le MGF. Tra i partecipanti anche giuristi ed esperti internazionali, rappresentanti delle Nazioni Unite, e rappresentanti di una miriade di organizzazioni africane impegnate a combattere le pratiche tradizionali dannose per le donne, ragazzi e ragazze. Alcune presentazioni sono state svolte da Mohammed Sayed Tantawy, lo sceicco di Al Azhar e massima Autorità islamica in Egitto, e il Vescovo Moussa, un rappresentante di Sua Santità Papa Shenouda III, Patriarca della Chiesa copta. Ciascuno, rispettivamente, ha sottolineato come la pratica della mutilazione genitale femminile non sia prevista né abbia alcun fondamento nell'Islam o nel Cristianesimo.
 
Durante la conferenza, la consulenza tecnica è stata fornita dal CRR Center for Reproductive Rights (USA), e da RAINBO, Research Action and Information for the Bodily Integrity of Women, (UK). I consulenti tecnici hanno presentato un confronto tra le varie leggi e iniziative politiche adottate. Tra i documenti, un articolo di Laura Katzive del CRR: “Using Legislation to Promote Women’s Rights: Considerations in Drafting and Implementing Legislation to Prevent FG” e uno di Nahid Toubia di RAINBO: “Legislation as a Tool for Behavioral Change”, che ha valutato possibili impatti della legge e gli esempi già esistenti relativi ai paesi dove la legislazione esiste già. A seguito della discussione, sono stati presentati tre casi di studio: dal Kenya, l'avvocato Ken W. Wafula ha salvato un numero di minorenni dalle MGF utilizzando gli ordini di protezione del diritto civile; dal Mali, con le organizzazioni non governative che si battono per sconfiggere la resistenza in Parlamento a una proposta di legge contro le MGF; e dal Burkina Faso, attraverso una valutazione dei primi anni di applicazione della legge del 1996 contro le MGF. Infine, poiché le mutilazioni genitali femminili preoccupa in maniera crescente i paesi occidentali e di migrazione, é stato invitato Fareda Banda, ricercatore presso University of London School of Oriental and African Studies e Africani, per discutere di come la legislazione può essere usata per prevenire le MGF in Europa. Il suo paper, intitolato “Legal Tools for the Prevention of FGM: a Perspective from Europe”, mette a confronto gli approcci diversi di Francia e Gran Bretagna, analizzando la risoluzione europea contro le MGF, ed esaminando la possibilità di concedere asilo politico a quelle donne e ragazze che lasciano il proprio Paese per sfuggire alle MGF.
 
AIDOS ha contribuito alla discussione con la presentazione di un documento da Tamar Pitch, “La legge giusta: il trattamento delle mutilazioni genitali femminili”, in cui si sono analizzati gli obiettivi, effetti e limiti della azione penale. Le discussioni si sono svolte in due gruppi di lavoro. Nel primo, presieduto da Nahid Toubia (RAINBO) e Kathy Hall-Martinez (CRR), si é discusso su "Opportunità e finalità della legge come strumento per promuovere il cambiamento sociale". L'altro, guidato da Laura Katzive (CRR) e Mona El-Tobgui (ESPHP), ha discusso su "Elementi di l'approccio giuridico alla MGF". Al termine delle sessioni di discussione, ogni gruppo ha preparato un documento finale. Un comitato ristretto di organizzatori, consulenti tecnici e rappresentanti del NCCM ha anche preparato un progetto di risoluzione definitiva, approvato in seduta plenaria il 23 giugno.

"La Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili" incoraggia tutti i governi ad approvare leggi volte alla progressiva eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, elencando 17 raccomandazioni per garantire che tali leggi diventano strumenti di prevenzione reale. I gruppi di discussione hanno inoltre concluso che il diritto può essere uno strumento importante e utile per le donne che vogliono proteggere le proprie figlie dalle mutilazioni genitali femminili, e per ridurre la pressione della famiglia e della comunità verso il singolo. Tuttavia, entrambi i gruppi hanno riconosciuto che la legge da sola é insufficiente, ma che essa deve essere parte di un programma più ampio per l'empowerment delle donne e per la tutela dei diritti umani, cosi come definiti nei principali trattati, convenzioni internazionali e nei programmi di azione della Conferenza del Cairo su Popolazione e Sviluppo, e a quella di Pechino sulle donne.
 
I partecipanti hanno concluso che il diritto deve essere accompagnato da mirate campagne di informazione pubblica volte a legittimare la legge all'interno delle comunità in modo che essa sia riconosciuta, compresa e utilizzata come strumento per la tutela dei minori. Il ruolo dei mass media, del sistema giudiziario, del sistema socio-sanitario, della società civile organizzata, e delle scuole é quindi da ritenersi indispensabile per ri-plasmare il comportamento individuale e sociale alla radice delle mutilazioni genitali femminili, e per costruire un nuovo contesto sociale in cui la legge può essere applicata con successo. Infine c'è stato un forte richiamo per l'investimento di risorse adeguate, sia a livello nazionale che internazionale, per garantire l'attuazione di programmi di prevenzione tali da coinvolgere diversi segmenti della società. "La Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili" è stata ulteriormente rafforzata con il supporto di rappresentanti di alto livello istituzionale dei paesi africani partecipanti. Tra loro Mariam Lamizana, Ministro per l'azione sociale e la solidarietà nazionale, Burkina Faso; Gifti Abassaiya, Ministro per le Donne, Etiopia; Linah Jebji Kilimo, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo Locale, Kenya; Edna Adan Ismail, ministro degli Affari esteri, in Somaliland; Memunatu Koroma M., Vice Ministro del Welfare, degli affari di genere e per bambini, Sierra Leone.
A queste personalità influenti si aggiunge la partecipazione di Jaap Doek, presidente della commissione delle Nazioni Unite per bambini, e Halima Warzazi, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle pratiche tradizionali. Hanno partecipato anche i rappresentanti delle principali agenzie delle Nazioni Unite coinvolti nella questione (UNIFEM, UNICEF, OMS, UNFPA, UNDP), la Commissione europea, l'Ufficio italiano dei Development Corporation, la Banca mondiale e USAID. Pochi giorni dopo l'adozione della "Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili", é stato approvato dall'Unione Africana il Protocollo della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, relativo ai diritti delle donne in Africa. Il protocollo diventerà esecutivo dopo la sua ratifica da parte di 15 paesi, e rafforzerà ulteriormente il quadro internazionale della prevenzione delle MGF, così come auspicato nella Dichiarazione del Cairo. Infine la Conferenza di esperti è stata l'occasione per riproporre l' Appello internaionale contro le mutilazioni genitali femminili, lanciato da AIDOS e NPSG a Bruxelles il 12 dicembre 2002, e già firmato da numerose personalità internazionali e migliaia di persone in tutto il mondo.